Sopra : un camioncino Esselunga a casa passa davanti alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte, la sera della presentazione del mio libro, l’8 novembre 2023, a Milano. Quessta lettera, che mi è arrivata pochi giorni dopo l’evento mi ha fatto particolarmente piacere.
Gentilissimo Dr. Giuseppe Caprotti,
ho appena finito di leggere (tutto d’un fiato) “Le ossa dei Caprotti”. Mi ha toccato profondamente.
Lei non ha certo bisogno del mio apprezzamento, ma avverto ugualmente il desiderio di metterla a parte, a caldo, delle mie sensazioni, in virtù di una tacita condivisione di valori che mi sembra ci abbia accomunato, pur nella scarsa frequentazione reciproca.
Il libro offre molte chiavi di lettura e in tutto il testo si rivela di alto profilo; ma per chi, come me, ha dedicato ad Esselunga il meglio delle proprie energie e capacità professionali (sono entrato in azienda nel 1990 e ne sono uscito 5 anni fa), prevalgono il coinvolgimento emotivo e i molti riscontri con la memoria personale : vi riconosco con commozione persone, situazioni, dinamiche, meschinità e grandezze, vizi e virtù di uomini che hanno fatto molto, potendo forse fare anche molto di più.
Oggi a 72 anni, nel suo scritto, attraversato da un dolore autentico ed ogni pagina, colgo principalmente la cifra tutta umana dello sgomento di fronte alle occasioni perdute, al tempo che non ritorna.
Considero di essere sempre stato “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio” (me lo hanno, del resto, permesso il campo di attività e la sede di lavoro, entrambi defilati rispetto al core business aziendale) e tale desidero rimanere, ma di fronte alla sua potente opera di ricostruzione storica (personale, familiare, aziendale, del Paese) non posso esimermi dal darle atto di una grande lucidità, di onestà intellettuale e di coraggio (oltre che di non comuni doti letterarie).
E se permette, desidero anche esprimerle la mia totale solidarietà (per quello che vale) a fronte di una vicenda di sofferenze e mortificazioni indegne, ingiuste, ma soprattutto dannose per tutti. Mi sono spesso chiesto come sarebbe stato lavorare con lei: credo che mi sarebbe piaciuto.
La saluto molto cordialmente,
Vittorio, ex direttore dell’ufficio tecnico della sede fiorentina