Il “Blu di Prussia” è un pigmento dal colore intenso, pastoso, quasi austero, ma allo stesso tempo brillante. Nato per caso, si rivelò essere un colore di sintesi moderno ed economico, tanto da venire utilizzato dall’esercito prussiano per tingere le proprie uniformi (e questo gli diede il nome ancor oggi noto), e allo stesso scopo anche dall’esercito napoleonico, con nome ovviamente francesizzato (“Bleu National”).
Come per tutte le colorazioni, anche per la ricetta del “Bleu di Prussia” ci sono aggiustamenti e annotazioni, si usano coloranti e fissanti, come nel libriccino delle “Ricette dei colori della tintoria, annessa alla tessitura di cotone della ditta Bernardo Caprotti di G. in Ponte d’Albiate”. Risalente al primo decennio del XX secolo, accuratamente conservato negli uffici della ditta, sciorina ingredienti come il “prussiato giallo”, la denominazione antica dei cianuri metallici, che reagendo all’ossido ferrico generano il colore blu profondo e brillante, o il “campeggio”, una polvere colorante derivata dall’omonima pianta sudamericana che miscelata ai colori dal tono freddo ne ravviva i riflessi.
Ricetta complicata, attenzione infinita al particolare, sorveglianza sul prodotto finale che doveva assumere una determinata sfumatura di colore che fosse tipica della tessitura da cui era prodotto.
Forse per tutte queste caratteristiche, molto vicine alla sua natura, mio padre Bernardo era addirittura ossessionato dal “Blu di Prussia”. E spiega anche il primo logo da lui voluto per l’Esselunga, di colore blu profondo. Deve averci messo una quantità notevole di tempo prima di trovare la sfumatura che gli garbava, a quel “Blu di Prussia”. Anzi, “Bleu”, come nell’antico ricettario che di certo conosceva bene. Probabilmente il passaggio dal marchio Supermarket al logo blu venne supervisionato dall’Armando Testa, che aveva iniziato a lavorare con mio padre nel 1977.
Di quest’ “ossessione” mi raccontò Mauro Olgiati, artista di valore e collezionista di libri che gli regalano una gigantesca mappa del mondo per immagini, cui si ispira il suo talento. Mauro è stato il compagno e poi il secondo marito di mia zia Lu, dopo il divorzio da Guido Caprotti, il secondo fratello di papà. Alla fine degli anni ’90 si presentò l’occasione di collaborare con lui per Esselunga, dopo che mia sorella Violetta se ne fu andata.
Olgiati aveva già lavorato con Bernardo tempo prima, e aveva un’agenzia con la quale era sotto contratto con la Supermarkets italiani. Per Esselunga disegnò le confezioni per due prodotti a marchio privato: il sale e i pannolini per bambini.
Fonti inedite:
Archivio della Manifattura Caprotti, “Ricette dei colori della tintoria, annessa alla tessitura di cotone della ditta Bernardo Caprotti di G. in Ponte d’Albiate”, 1910 ca.,