“A casa ci sono anche tanti bei momenti. Si scherza e si ride. Ascoltiamo dischi insieme, Enzo Jannacci, Mina, Frank Sinatra, i fratelli chitarristi Santo & Johnny. Più raramente vediamo qualcosa alla televisione, perché dopo Carosello si deve andare a letto. Negli anni ’80, quando ormai saremo all’università, se passiamo da casa ci capita di guardare insieme Drive In, che a papà piace. Ricordo anche alcuni viaggi, a Ravenna, in Grecia, in Messico. Oppure, da piccoli, ci porta di persona a scuola, un avvenimento. Quando ci dedica un po’ di tempo, facciamo una gita insieme. In alcune occasioni andiamo a Morimondo, dove lui va a caccia (…). Attorno ai 10 anni di età inizio a prendere coscienza delle difficoltà nei rapporti fra di noi. Non so se mio padre sia geloso dei momenti spensierati che vivo con mia madre ma sicuramente non gradisce la nostra vicinanza, e non fa nulla per nasconderlo. Anzi: la distanza tra noi è accentuata dal fatto che a Giorgina somiglio fisicamente. Gli ricordo la ‘traditrice’, per usare uno dei termini più gentili con cui si riferisce a lei. A me da parte sua manca l’affetto fisico, mai un abbraccio o una carezza. (…)”. (pp. 92 – 93).
