Nella sua introduzione alla Conferenza Il grande viaggio dell’ingegnere Albertini nei mari artici, tenutasi a Milano il 18 marzo 2025 presso il Museo Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” Paola Catapano, presidente dell’Associazione PolarQuest, ha sottolineato il filo rosso che lega l’eredità delle leggendarie spedizioni al Polo Nord, con particolare considerazione per quelle del dirigibile Italia (1928) e, appunto, di Albertini (1929) all’oggi.

Nel 2018, l’anno del 90° anniversario dell’impresa di Nobile con il dirigibile Italia, PolarQuest ha ripercorso la rotta seguita dal dirigibile, il primo tentativo di ricerca del relitto sommerso con il patrocino Società Geografica Italiana, allo stesso tempo eseguendo mirate e precise rilevazioni scientifiche senza precedenti, spedizione poi ripetuta nell’estate del 2021.

Com’è noto, l’avventura del dirigibile Italia fallì tragicamente, precipitando sul pack 10 uomini e portandone via altri 6 a bordo dell’involucro che riprese il volo e sparì alla vista. Gianni Albertini fu il primo, e forse l’ultimo, ad andare alla ricerca dei dispersi organizzando una spedizione estremamente rischiosa, estremamente coraggiosa ma ovviamente, come scrive lui stesso e come è noto a tutti quelli che partecipano a spedizioni scientifiche, non limitata all’aspetto “umano”: quando si va in posti del genere si deve fare scienza. “Qualsiasi sia l’obiettivo o il sogno, quello che si vuole cercare veramente nel nostro profondo, in realtà non si può andare in quelle zone senza fare scienza, senza fare ricerca perché sono zone oggi come allora estremamente selvagge, estremamente inesplorate, estremamente difficili, in particolare le zone polari. “

È vero: sono luoghi che conservano segreti e misteri inesplorati, e che più di altri parlano all’anima. Posso capire bene il ragionamento, perché lo scorso anno ho voluto visitare anch’io le Svalbard (da semplice turista), luoghi che sono stati così importanti nella vita del mio prozio Gianni Albertini, che aveva sposato Ida, la gemella di mia nonna materna Luisa Quintavalle. L’emozione che ho provato quando mi è stato comunicato che ci trovavamo nell’Albertinibutka, la Baia Albertini, situata all’estremo nord delle Svalbard, è indescrivibile; forse solo le mie fotografie, dove cerco sempre di mettere molto del mio sentimento nell’attimo fuggente di uno scatto, possono comunicarlo almeno in parte.

Gianni Albertini parla ancora oggi, parla di scienza e parla di uomini, parla di neve e ghiaccio e roccia e lande inesplorate della Terra e del cuore. Conoscerlo, pensarlo, studiarlo è e sarà per me un nuovo percorso.

 

Bibliografia:
G. CAPROTTI, Conferenza: il grande viaggio dell’ingegner Gianni Albertini nei mari artici, 02/03/2025.

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Spunto dal libro: "Le ossa dei Caprotti" Tra Garibaldi, la Cia ed Esselunga, il racconto ben documentato della famiglia che ha rivoluzionato per sempre le abitudini degli italiani.
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