Redatto l’11 febbraio 2023, aggiornato il 2 luglio 2024
Questo articolo ridiventa molto interessante con la futura apertura in Italia della catena russa di hard discount Mere.
Prendiamo la definizione di discount della Treccani :
〈diskàunt〉 s. ingl. [abbrev. della locuz. discount store, comp. di discount «sconto» e store «grande magazzino»] (pl. discounts 〈diskàunts〉), usato in ital. al masch. – Grande magazzino di vendita al dettaglio, a prezzi fortemente ridotti grazie a un limitato assortimento di prodotti non di marca e al contenimento delle spese di allestimento e del servizio. È detto anche hard discount, propriam. «sconto duro».
Poi ci sono i soft discount, come Aldi, Penny Market, Eurospin, MD e Lidl.
Soft perchè hanno nel loro assortimento le grandi marche di Barilla, Ferrero, Coca-Cola, L’Orèal, etc, come Lidl e Aldi. O hanno dei reparti di vendita assistita (con lavorazione e personale nel retro . Ad esempio Eurospin ha il banco carne e la gastronomia. E non è l’unica catena.
In teoria gli hard discount dovrebbero avere solo i loro marchi di fantasia e nessun reparto.
Le catene sopracitate, tedesche o italiane, hanno gli uni o gli altri.
Poi ci sono nuove catene , ormai presenti anche in Italia, come l’olandese Action.
A luglio 2022 scrivevo:
Scorrendo il quotidiano francese Le Monde sono rimasto affascinato da questa storia di marketing di successo : Moez – Alexandre Zouari è un self-made man della gd francese: è partito facendo il franchisee di un negozio Casino – e adesso, con un patrimonio stimato a 800 milioni di €. dirige 1500 punti di vendita, food e non food.
Il sig. Zouari vede grandi potenzialità nel non food perchè la gd francese l’ha “mollato”, lasciando spazio a catene discount di non alimentari, come Action ( presente anche in Italia. Nell’anno terminante a marzo 2023 il 40,1% dei francesi si è recato da Action negli ultimi 12 mesi (Nielsen IQ) ) e ad Amazon.
E’ quello che è successo anche in Italia.
Di seguito trovate l’evoluzione delle vendite di libri nella GDO dal 2019 al 2022: sono diminuite del 19,2% (fonte: AIE. C’è stato il Covid – vero – ma continuano a scendere).
Dal format di Action si possono trarre buoni spunti per definire il “discount perfetto”.
Il fatturato 2021 di Action in Europa è stato pari a 6,8 miliardi di €, con 68’000 dipendenti. Ma nel 2022 è cresciuto del 30%, a 8,9 miliardi di €, dando lavoro a 80’000 persone.
“Gli store Action occupano un’area di vendita che va dagli 800 al 1000 mq. e propongono circa 6000 referenze suddivise in 14 categorie…
La nostra forza è la semplicità. …
Non facciamo azioni di marketing e abbiamo un solo tipo di negozio uguale per tutti Paesi”
(Retail & Food, dicembre 2022)
Incrociando la definizione iniziale con lo scritto di “Retail& Food”, il discount “vero” ha questi punti di forza:
- prezzi bassi
- allestimento poco costoso, standardizzato
- no reparti del fresco (per i discount alimentari)
- no prodotti delle grandi marche (idem come sopra)
- no marketing
Sulla “semplicità” basta vedere cosa fà Aldi USA : i negozi hanno tutti la stessa metratura, con un’offerta simile (non uguale, perchè comunque Aldi ha delle offerte locali).
Sotto : gli scaffali di food, non propriamente salutistico, di Action.
questi sono i punti di forza dei “veri discount” perchè :
+ articoli
+ reparti
COSTI + alti
Voler “fare il supermercato”, come pretende di fare Lidl , in sostanza, non fà l’interesse del cliente. E mi riferisco alla convenienza. Personalmente poi, sono più affascinato dai discount “rimasti tali”, come quelli giapponesi, come i dollar stores americani o come Walmart, che da dei servizi unici, impensabili in Italia.
Un discount giapponese della catena Daiso.
Conclusione : quando vedo più tipi di prosciutto cotto al banco gastronomia di un discount italiano, mi domando quale possa essere la qualità del prodotto, che probabilmente non ha rotazioni eccelse.
La catena dovrebbe invece avere pochi prodotti – soprattutto nel freschissimo – per offrire la migliore qualità possibile ai propri clienti.
Avere tanti prodotti può significare avere costi più alti e prodotti mediamente più vecchi.
L’insegna con diverse varietà di prosciutto cotto al banco gastronomia segue infatti la logica dei contributi dei fornitori delle grandi marche (il prosciutto in offerta del suo banco, con il prezzo più basso era Galbani di Lactalis) che non è, a mio parere, “sana” per quanto già enunciato sopra.
C’è quindi un grande “spazio di recupero”, in termini di efficienza, da parte dei discount in Italia.
I discount, invece di alzare i prezzi, come sembra abbiano fatto ultimamente, dovrebbero abbassarli, tagliando i costi (legati all’offerta, non al personale) ed alzando, di conseguenza, la qualità dell’offerta.
Aggiungo che possono essere più efficienti rivedendo la loro offerta, senza “tirare il collo” ai fornitori. In particolare mi riferisco alla pratica delle aste al doppio ribasso, proibite per legge.
Mentre i supermercati dovrebbero – anche loro – non perdere di vista la qualità dei prodotti venduti.
La scritta aggiunta sulla pubblicità di Leclerc che dice che eliminerà i volantini (prospectus), che trovate sotto, è mia.
Prezzi bassi?
Siamo d’accordo .
E la qualità?