Redatto il 6 maggio, aggiornato il 26 maggio 2023
Ho iniziato a scrivere questo articolo il 6 maggio, all’inizio dell’alluvione che ha travolto L’Emilia- Romagna.
Mi preoccupavo della gestione degli eventi estremi che colpiscono Albiate (Lombardia) da qualche anno. Infatti per rimediare ai crescenti periodi di siccità che ci toccano da vicino, ho intrapreso, ormai 10 anni fà, un percorso per ottenere l’autorizzazione ad eseguire un pozzo per bagnare parte dei miei terreni.
Ma partiamo dal titolo che è lo stesso di 2 settimane fà: Emilia Romagna, Veneto e Lombardia hanno in comune la mala gestione delle risorse naturali.
In Veneto, ad esempio, vengono messe – con molto ritardo – delle paratie antisale : il mare sta contaminando il Po (e non è una novità), rendendo la sua acqua inutilizzabile e uccidendo anche l’economia del delta.
Il Po ha gli stessi problemi, ad esempio, del Nilo, dove la salinizzazione mette a rischio acqua ed agricoltura dell’Egitto.
Nota bene che il Veneto è anche una delle zone subisce un forte inquinamento da Pfas.
Leggi in proposito anche : Po : il fiume più contaminato d’Europa.

Poi ci sono i problemi dei fiumi minori, come in Emilia – Romagna:
” Erano 21 i corsi d’acqua esondati alla mezzanotte di martedì, devastando circa 35 Comuni. Le criticità di alcuni tra questi fiumiciattoli e torrentelli che stanno mettendo in ginocchio la Romagna erano state già elencate in un dossier del Wwf, presentato poco prima della pandemia”.
Questa alluvione è l’altra faccia di un paese che non vede o non vuole vedere l’emergenza climatica.
Invece di alzare i fondi per contrastare i problemi legati a questo tema, li abbassa: l’Autorità di bacino del Po si è vista decurtare, con l’ultima finanziaria di dicembre, il proprio bilancio di 4 milioni.

E mi direte : “nulla di nuovo in Italia”.
Ma va saputo che in Lombardia, nella gestione dell’acqua, non si sa quel che si fà.
Di seguito trovate infatti la risposta di un geologo il 2 maggio 2023 a dei miei quesiti sulla falda di Albiate (MB).
Ciao,
i dati di Albiate sono stati reperiti sul Sistema informativo Falda della Provincia di Milano (che aveva in gestione il servizio prima della separazione delle Provincie) e della Provincia di Monza e Brianza, e sono riferiti al 2003 – 2005.
Poi non sono più stati fatti aggiornamenti.
Tali dati sono stati confrontati con lo studio geologico di PGT del 2009 che conferma la presenza di falda a partire da circa 40 m da piano campagna.
La profondità di scavo prevista (60 m da p.c.) tiene conto anche di eventuali oscillazioni negative del livello di falda.
Ad ogni modo in fase di scavo sarà possibile verificare la produttività dell’acquifero ed eventualmente prevedere (previa comunicazione alla Provincia) una maggiore profondità di scavo.
Per verificare la produttività dell’acquifero saranno poi eseguite prove di emungimento del pozzo per verificare l’abbassamento della falda con le portate di progetto richieste.
Generalmente sono soggette a oscillazioni stagionali anche considerevoli le falde idriche più superficiali; quelle più profonde, pur risentendo negativamente di periodi siccitosi, manifestano in genere oscillazioni meno marcate nel tempo.
In ogni caso la prova di verifica per il livello piezometrico sarebbe stata l’installazione di un piezometro che di fatto è il pozzo di progetto autorizzato.
Buona serata
In sostanza il pozzo si può fare ma non si sa se si troverà dell’acqua.
In Francia ci sono ormai zone dove l’acqua che si trovava 2-3 anni fà ora non c’è più. In Italia invece “si naviga a vista”. Al buio, sulla base di studi di 15 anni fà.
Tra l’altro va saputo che non fare pozzi ha ovviamente un costo per tutti noi perchè un conto è se vado in profondità e uso acqua “da giardino”, un conto è se attingo alla falda dell’acqua potabile. Nel secondo caso il costo è alto per me, ma soprattutto significa togliere acqua potabile a tutti i cittadini.
Conclusione:
1- non entro nel merito del cambiamento climatico, anche se sembra il principale indiziato di queste estremizzazioni (Qual è il legame tra il cambiamento climatico e le alluvioni in Emilia-Romagna.Esiste, anche se è meno immediato di un semplice rapporto causa-effetto). In un’eventuale dibattito sul climate change le lobbies rischierebbero di condizionarlo ( Il clima? Una questione di soldi . E la lobby dellle energie fossili ne ha “di più” di tutti).
2- le responsabilità politiche sono ampiamente condivise (Per salvare l’Italia dalle alluvioni servono 26 miliardi: in 20 anni (e 14 governi) ne sono stati investiti soltanto sette. Ecco perché). E mi auguro che il governo di Giorgia Meloni stia cambiando opinione sull’argomento. In sintesi la Meloni dice che non nega il cambiamento climatico ma che vuole “tutelare l’economia”. Ma , se venissero effettuati, i lavori per la tutela del territorio farebbero parte del PIL. E la mala gestione del territorio fà danni enormi all’economia (L’alluvione – ad esempio – affonda l’ortofrutta in Emilia-Romagna. Ma ci sarebbe anche il turismo (*)), che hanno già iniziato a pesare sull’andamento dell’inflazione.
Per prevenire frane e alluvioni, il governo deve, ad esempio, ripristinare Italia Sicura (fondi per 8 miliardi di €, utilizzati solo in parte).
E non è possibile che per fare un pozzo ci si basi su dati di 15-20 anni fa. Ci vuole una visione, un piano coordinato, per la salvaguardia del territorio e dell’acqua, e la possibilità di agire velocemente, iniziando dal Po (alzando i fondi, non abbassandoli) perchè poi, a fronteggiare i danni delle estremizzazioni del clima, rimangono i singoli, perennemente in emergenza .
Giorgia Meloni ha comunicato bene sull’argomento ma aspettiamo i fatti.
Ora o mai più.
Sotto : i danni di una tromba d’aria (2020), sempre ad Albiate.

(*) leggi anche:
Conserve Italia (Valfrutta, Cirio e Yoga) : stabilimento allagato.
Emilia- Romagna : il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni
(**) non ci sono anche nel resto del paese.
Sotto : il ceppo di un pioppo abbattuto a causa della siccità.



