Eugenio Griffini, grande arabista e studioso, futuro bibliotecario del re d’Egitto, conosce Giuseppe esploratore da giovane studente; invitato a Magenta, dove questi abita, la prima impressione della dimora ha dovuto rappresentare per il Griffini un doppio di quella che il Caprotti ha a Sanaa, piena della sua vita, dei suoi commerci e delle sue passioni: “Entro, ma subito mi arresta una barricata di stuoie di palma, rigonfie di caffè. La casa è una quintessenza di “Arabia felix” (…). Tappeti yemenici e persiani, vecchi e nuovi, principeschi e zingareschi. Pellicce e piume. Fiale con profumi ed alambicchi. Armi e bronzi. Merci d’ogni genere, europee ed indiane. Ma per me, lucciolavano come astri nel nulla, grossi e pesanti astucci di zinco, ricolmi di delicati fogli (…) ricoperti di calchi d’antichissime iscrizioni (…). E libri, libri, oh, quanti libri! Tutta una mora, lungo una parete, e tutti manoscritti, in arabo. (…)” (BELTRAMI, “Eugenio Griffini Bey”, p. X).
In effetti, nel corso della sua lunghissima permanenza nello Yemen, Giuseppe ha raccolto un’importante e ricchissima collezione di manoscritti, monete e antichità di vario genere, scovandoli per tutto il Paese. Un vero tesoro che il Caprotti è riuscito a spedire in Italia prima della Grande Guerra, in genere approfittando proprio del caffè avvolto nelle stuoie di foglie di palma dov’era facile infilare altri involti.
Eugenio Griffini ha l’impressione che non sempre il suo straordinario amico conosca per intero il valore dei tesori con cui ha riempito la casa, e infatti Giuseppe, dopo un po,’ glieli affida per una prima catalogazione e valutazione ai fini della vendita. Nell’epoca del mito dell’“Arabia felix” e della fascinazione europea per la sua storia, la sua arte e i suoi prodotti, molti studiosi vanno facendo incetta di manoscritti (tra questi pure Hermann Burchardt, ebreo tedesco amico e a lungo ospite del Caprotti a Sanaa), e quelli della collezione di Giuseppe esploratore sono tra i più belli e numerosi. Temendo arrivi un’offerta irrifiutabile dalla Germania, che assicurerebbe la collezione alla Biblioteca di Berlino, il Griffini coinvolge suo cugino, l’architetto Luca Beltrami, grande restauratore di edifici storici, famoso soprattutto per il recupero del Castello Sforzesco di Milano; grazie anche ai suoi contatti e all’interessamento di mons. Achille Ratti, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano (e futuro arcivescovo di Milano, poi pontefice col nome di Pio XI), la gran parte della collezione Caprotti entra a far parte delle raccolte della biblioteca fondata da San Carlo, costituendone oggi uno dei fondi di maggior pregio e una delle maggiori collezioni del genere in Europa. Una parte più piccola viene acquisita nel 1926 dalla Biblioteca Vaticana, sempre tramite i buoni uffici dell’ora senatore Beltrami, ancora in contatto con l’ex prefetto dell’Ambrosiana, ora papa Pio XI.
Renato Traini, che ha curato l’ultimo volume della catalogazione totale dei manoscritti arabi della Biblioteca, nota come “anche quest’ultima parte della collezione (…) registra la presenza di testi unici o rari (che esistono cioè in non più di altre due copie). Non è un’esagerazione riconoscere alla Biblioteca Ambrosiana un duplice privilegio: non solo possiede il fondo più ricco di manoscritti arabi rispetto alle altre biblioteche italiane, ma anche il patrimonio di codici Yemeniti più ricco del mondo occidentale.” (TRAINI, “Arabic Manuscripts in the Biblioteca Ambrosiana”).
Nel marzo 2025 è stato presentato il progetto “Arabic Manuscripts in the Veneranda Biblioteca Ambrosiana: the digital collection”, che grazie al sostegno della Regione Lombardia e la collaborazione dell’Università Cattolica di Milano e della University of Notre Dame (USA) ha quale obiettivo la digitalizzazione, con il ricorso a strumenti avanzati di intelligenza artificiale, di tutti i manoscritti arabici conservati dalla Biblioteca tra cui, naturalmente, il terzo dei tre fondi principali, il Nuovo Fondo, quello proveniente dalla raccolta Caprotti (“Ambrosiana, i manoscritti arabi digitalizzati”, 7 marzo 2025).
Riferimenti bibliografici:
L. BELTRAMI, Eugenio Griffini Bey, MDCCCLXXVIII-MCMXXV, Milano, 1926.
G.B. ROSSI, “El Yemen, Arabia Felix o Regio Aromatorum. Appunti di geografia, storia, usi e costumi (…)”, Torino 1927.
M. CARAZZI, “Caprotti, Giuseppe”, voce in “Dizionario Biografico degli Italiani” – vol. 19 (1976), da https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-caprotti_(Dizionario-Biografico)/
I. SANZÒ, “1897 – 1926. Oltre 100 anni di relazioni tra Italia e Yemen”, in “Bilqis. La Regina di Saba”, pubblicazione a cura dell’Ambasciata dello Yemen a Roma, n.2, giugno 2012, pp. 24-26.
P. F. FUMAGALLI, “Giuseppe Caprotti (Pobiga Di Besana Brianza, 1862-Magenta 1919): Quelques notes biographiques”, in «Chroniques du Manuscrit au Yémen», n. 9 (28)/Juillet 2019, “Giuseppe Caprotti de Besana Brianza (29 mars 1862-15 mai 1919). In memoriam”, pp. 36 – 40.
A. D’OTTONE RAMBACH, “Giuseppe Caprotti et son double – Entre manuscrits et monnaies yemenites”, in «Chroniques du Manuscrit au Yémen», n. 9 (28)/Juillet 2019, “Giuseppe Caprotti de Besana Brianza (29 mars 1862-15 mai 1919). In memoriam”, pp. 46 – 55.
G. CAPROTTI, “Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana”, Milano, 2024/3.
R. TRAINI (a cura di), “Arabic Manuscripts in the Biblioteca Ambrosiana”, IV, Milano, 2011.
(f.p.) Ambrosiana, i manoscritti arabi digitalizzati, in “Terra Santa”, 7 marzo 2025 (https://www.terrasanta.net/2025/03/ambrosiana-i-manoscritti-arabi-digitalizzati/ ).
BIBLIOTECA AMBROSIANA, “Arabic manuscripts in the Biblioteca Ambrosiana. The digital collection”, presentazione del Progetto, 4 marzo 2025 (https://ambrosiana.it/partecipa/mostre-e-iniziative/arabic-manuscripts-in-the-biblioteca-ambrosiana-the-digital-collection/ ).
G. CAPROTTI, “Biblioteca Ambrosiana : fruibili i codici di Giuseppe Caprotti”, 08/03/2025 (https://www.giuseppecaprotti.it/flash/biblioteca-ambrosiana-fruibili-i-codici-di-giuseppe-caprotti/ ).
