Nel rapporto di Giuseppe Caprotti con gli Ebrei, un’importanza fondamentale ebbe Hermann Burchardt, un giovane ebreo tedesco che “decise di lasciare l’azienda di famiglia e di partire per un viaggio intorno al mondo che avrebbe incorporato due delle sue grandi passioni: la fotografia e lo studio di popoli antichi ed esotici. (…) Un breve e intenso articolo di Chen Malul, “content writer” per la Biblioteca nazionale di Israele, lo spiega bene.

Nel 1901, Burchardt giunge a Sanaa, e “durante i suoi vagabondaggi per la capitale collinare, rimase sbalordito da un gruppo di persone che incontrò: membri della comunità ebraica di Sana’a, i cui legami con le altre comunità ebraiche del mondo erano stati quasi completamente recisi da generazioni. (…) Burchardt trascorse quasi un anno con la comunità. Ebbe modo di conoscerli personalmente, di studiare e documentare le loro usanze (…) e, per la prima volta nella storia, di fotografarli. L’articolo che pubblicò sulla rivista ‘Ost und West’ conteneva le spettacolari e bellissime prime fotografie in assoluto della comunità ebraica yemenita. Le immagini furono una vera e propria rivelazione per l’ebraismo europeo. Dopo una pausa di migliaia di anni, finalmente si vedeva un segno tangibile dell’esistenza della comunità ebraica yemenita. Ad alcuni, sembrava che gli ebrei più autentici del mondo, che avevano vissuto completamente isolati da qualsiasi influenza straniera, fossero stati finalmente trovati. L’articolo entusiasmò così tanto i lettori della rivista che le fotografie furono trasformate in cartoline vendute e diffuse a migliaia. (…)”. Nel 1909, mentre Burchardt accompagnava il console italiano in viaggio da Sana’a, (…) convinse il console a intraprendere un itinerario mai percorso prima da un europeo. Il grande convoglio cadde in un’imboscata e la rapina si concluse con tragiche conseguenze: Hermann Burchardt e il console (…) furono uccisi. Al suo funerale, Burchardt fu elogiato da un mercante italiano col quale aveva stretto amicizia durante la sua ultima visita a Sana’a. Raccontò di come gli ebrei di Sana’a piangessero la scomparsa del famoso avventuriero, che li aveva portati nel suo cuore.” (MALUL, “The First Contact”).

 

Il “mercante italiano” è Giuseppe Caprotti, che ospita Burchardt nella sua casa per i primi mesi della sua permanenza nella capitale yemenita, e di sicuro è un tramite prezioso per introdurlo nel cuore del paese, dove fra l’altro è da molti anni in rapporti stretti con la comunità ebraica soprattutto per via delle coltivazioni di caffè, e suo fratello Luigi prima di lui. Giuseppe si adopera molto per loro: nel 1994, a Gerusalemme, con cerimonia solenne cui prende parte anche il rabbino capo yemenita, è iscritto nel “Libro d’onore dei Giusti”: uomo “energico e mite, lavoratore indefesso, caritatevole fino all’eccesso, ospitale e cordiale con tutti, poveri e ricchi, personalità e uomini qualsiasi. Si preoccupava di rendere gradevole il soggiorno laggiù [in Yemen] ai visitatori europei ed era sua cura agevolare le relazioni diplomatiche del consolato italiano con il quale collaborava in modo prezioso. Fu in questo spirito che prestò la sua opera a Sanaa aiutando, tra gli altri, gli ebrei yemeniti.”, così recita una parte della motivazione. E gli scritti che ci sono rimasti di lui sembrano confermare queste parole.

Negli archivi di Burchardt, conservati presso la Biblioteca Nazionale d’Israele, c’è una serie di una ventina di lettere che il Caprotti gli scrive nei periodi in cui il primo non è nello Yemen. Con il più giovane amico, Giuseppe esploratore si apre volentieri, sapendo di condividere la “malattia” d’un paese: “Venga, venga ancora a Sanaa, dove potrà fare una vita quieta e spendere con molta soddisfazione intima il denaro che si butta stupidamente nelle città dell’Europa”, gli scrive il 18 luglio 1908. E inoltre, gli fa da tramite per i tanti scambi che, inevitabilmente, s’instaurano. Le fotografie scattate da Burchardt, per esempio, hanno davvero fatto il giro del mondo, e non solo riguardo alla comunità ebraica. Il Nostro, nonostante il peso e l’ingombro dell’attrezzatura, la lentezza e le difficoltà di avere a che fare con materiale fotografico d’inizio secolo, durante il suo lungo percorso attraverso l’impero del Sultano immortala tutto e tutti, e le sue fotografie finiscono ovunque, anche grazie agli uffici di Giuseppe esploratore che riceve e smista i pacchi destinati ai pascià e ai bey imperiali da lui ben conosciuti, allo stesso tempo ringraziando Burchardt per le immagini che ha avuto la bontà di far pervenire alla sua famiglia in Magenta (HBA, Lettera da Sanaa 5 novembre 1901).

Nessun esploratore è poi immune dal commercio di antichità e oggetti rari o curiosi, per suo o per conto terzi. Giuseppe esploratore scrive spesso al Burchardt a proposito di “oggetti” che gli ha affidato da vendere in Europa, dicendogli come, dato che si fida, qualunque prezzo ne ricavi andrà bene.

In ogni lettera, si può dire, un riferimento alla comunità ebraica, ma anche a quella musulmana più povera: “ho distribuito a di lei nome vestiti a dei ragazzi israeliti in occasione della festa. Lo stesso faccio per parenti [= parimenti?] arabi, sempre a di lei nome” (HBA, Lettera da Sanaa, 15 ottobre 1908). Sempre a nome di Burchardt, a ogni festività delle due comunità Giuseppe distribuisce abiti e denaro, di cui poi spedirà un elenco dettagliato (v. ad esempio HBA, Lettera da Sanaa del 27 ottobre 1908). Qualora poi l’amico non abbia più intenzione di tornare, le cose che ha lasciato a Sanaa potrebbero essere vendute, e il ricavato distribuito a poveri israeliti (HBA, Lettera da Sanaa, 15 giugno 1908). Quando Burchardt viene ucciso, la notizia lo sconvolge, e non lui solo: gli occidentali di Sanaa e di Hodeida prendono il lutto, i consolati abbassano le bandiere a mezz’asta, le feste natalizie sono annullate. E Giuseppe Caprotti, oltre a tenere l’elogio funebre, il 23 dicembre scrive anche alla famiglia in Germania: “”Il nostro povero, sfortunato amico era veramente amato da tutti coloro che lo conoscevano. I poveri di Sanaa piangono sicuramente la sua tragica morte. Dio ricorderà la sua gentilezza e carità. So bene cos’ha fatto per portare conforto ai poveri di Sanaa”.

Giuseppe esploratore era giusto davvero.

 

Fonti:
The National Library of Israel, Giuseppe Caprotti 1869-1919, Giuseppe Caprotti, 1900-1909, סימול ARC. Ms. Var. 525 02 01.1 Hermann Burchardt Archive, Hermann Burchardt Archive (abb. HBA), (https://www.nli.org.il/en/archives/NNL_ARCHIVE_AL997010326383605171/NLI#$FL188186404 ).

Bibliografia:
CHEN MALUL, “The First Contact with the Jews of Sana’a”, in “The Librarians”, blog della National Library of Israel, 29.07.2017 (https://blog.nli.org.il/en/yemen/ ).
M. FRIEDLÄNDER, „HERMANN BURCHARDT. Mitteilungen aus seinen lezten Briefen“ [Hermann Burchardt. Estratti dalle sue ultime lettere], in „Ost und West : illustrierte Monatsschrift für das gesamte Judentum“, Vol. 10 (February 1910) Heft 2 (Februar 1910), page 105-110 (https://sammlungen.ub.uni-frankfurt.de/cm/periodical/titleinfo/2594429 ).
PRO LOCO MAGENTA, “Giuseppe Caprotti, Un Magentino nel Libro dei Giusti di Israele/La donazione Caprotti”, s.d. (https://prolocomagenta.org/giuseppe-caprotti/ ).

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Spunto dal libro: "Le ossa dei Caprotti" Tra Garibaldi, la Cia ed Esselunga, il racconto ben documentato della famiglia che ha rivoluzionato per sempre le abitudini degli italiani.
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