Il nonno Guido trascorre la sua vita lavorativa alla Pirelli, come già suo padre Giuseppe. Dopo qualche esperienza presso altre ditte, nel luglio del 1939 entra in azienda, tre mesi dopo la morte del padre che ne è stato Direttore generale. Viene assunto presso la Segreteria centrale con mansioni di carattere amministrativo.
Richiamato alle armi in servizio attivo durante la Seconda guerra mondiale, Guido cambia diversi incarichi finché si arriva al 1945 e alla Liberazione. All’epoca fa parte del Comitato di Liberazione nazionale dell’Alta Italia (C.L.N.A.I.), di cui è Segretario e membro della Commissione centrale economica in qualità di “esperto”.
Narra così quegli anni:
“Io ripresi il mio posto di lavoro nella segreteria di Alberto Pirelli: un’esperienza multiforme e piena d’interessi.
Il mio capo era certamente un genio anche se, come molti italiani, non sapeva bene che cosa significasse la parola inglese ‘understatement’ e credeva probabilmente di avere sempre ragione. Le sue lettere erano impeccabili e i concetti s’inquadravano gli uni con gli altri senza sforzo e con assoluta scorrevolezza. Il suo modo di affrontare i dipendenti era sempre estremamente cortese e gelido. Egli (…) rappresentava un punto di forza di un binomio fortissimo, lui e il fratello Piero.
Piero era più umano nel tratto e anche nei sentimenti. Amava molto certi sport come il football e l’equitazione. Contribuì a molte iniziative per il loro sviluppo ed altrettanto fece per lo sviluppo del golf in Italia. In sostanza aveva delle passioni umane, mentre Alberto amava solo la politica e l’azienda.
Il mio ritorno alla Pirelli fu contrassegnato dalla mia amicizia con Cesare Merzagora [Direttore centrale dal 1938, commissario della fabbrica nel primo dopoguerra, datosi poi alla politica fu Presidente del Senato negli anni Cinquanta e Sessanta, N.d.R.] e dalla sensazione di una profonda divergenza di idee politiche in generale con Franco Brambilla, divergenza di cui non potevo non rendermi conto poiché facevo capo proprio a lui, l’Amministratore delegato, per il mio lavoro. (…). Io incominciavo a pensare in modo diverso, sia come conseguenza della mia permanenza a Cambridge e degli studi fatti, sia per l’influenza delle idee di mio padre, uomo rigido nell’esigere da sé e dagli altri, ma tollerante ed equanime nella sostanza. (…).
L’attentato a Togliatti [Palmiro Togliatti, allora segretario del Partito comunista italiano, cui spararono il 14 luglio 1948, ferendolo, N.d.R.] provocò due giornate di grande tensione, vinta peraltro dalla vittoria di Bartali al Giro di Francia [25 luglio, N.d.R.]. Io continuavo a portare un gilet giallo (…) che provocava l’ironia amichevole di un membro comunista del ‘Comitato di Gestione’ (…).
Alla Pirelli conobbi, negli anni, un mondo a me nuovo, gli uomini della comunicazione e dell’advertising, tra cui Arrigo Castellani [a lungo a capo della Direzione Stampa e Pubblicità della Pirelli], Vittorio Sereni [poeta ed editorialista che lavora presso l’Ufficio Stampa del Servizio Propaganda Pirelli, ufficio che dirige a partire dal 1955 sino al 1958, N.d.R.], Sinisgalli [Leonardo Sinisgalli, che già dagli anni Trenta fonda e cura le riviste aziendali e le campagne pubblicitarie] e Mulas [Ugo Mulas, fotografo che collabora con la rivista della Pirelli e con cui il nonno instaura un rapporto stretto, tanto da affidargli l’esecuzione di alcuni suoi bellissimi ritratti, N.d.R.]. Essi mi fecero conoscere il loro mondo come qualcosa di vero, di reale, seppure difficile da esprimere; fino ad allora avevo pensato che fossero tutte nuvole. Le grandi linee, cui si attenevano Castellani e Sinisgalli, precedettero di anni quello che sta succedendo adesso [1996-1997, N.d.R.], così complesso, così perfezionato e a volte così difficile da creare o da precisare. (…).
Mi fu poi affidato l’incarico di Direttore generale e, successivamente, di Amministratore delegato della Pirelli Ltd., che produceva pneumatici in Inghilterra, cioè in un mercato di grande competizione fra i maggiori produttori del mondo. Era evidentemente un incarico di estrema fiducia, in relazione al fatto che grazie agli studi fatti in quel paese ne conoscevo perfettamente la lingua e i costumi. Nei confronti dei miei dipendenti avevo il grande vantaggio di essere stato all’Università di Cambridge, cosa da essi considerata straordinaria. (…).
Ritornato in Italia, dopo un soggiorno di sei anni a Londra, ripresi il mio lavoro come dirigente operativo da cui dipendevano tutte le società della Direzione centrale gomme che non producevano nel campo degli pneumatici e, precisamente, carta, linoleum, laminati plastici, filo elastico e gommapiuma. Ebbi molto lavoro, peraltro molto vario, quindi molto difficile da gestire. (…)”.
Pochi anni dopo, il nonno fu spostato ad incarichi speciali, poi prestò attività di consulenza, per ritirarsi poi definitivamente in pensione nel 1977.
Allora aveva già iniziato, da oltre dieci anni, la seconda sua grande avventura, quella dell’AIRC – Associazione italiana per la ricerca sul cancro.
Fonti:
Albiate, Archivi di Villa San Valerio, Archivio di Guido Venosta, G. VENOSTA, Memorie inedite (1996-97), pp. 36-41.
Ibid., “Documenti personali”, tessere d’iscrizione al Comitato di Liberazione nazionale n. 42 e 174, senza data [ma si presume 1945].
Fondazione Pirelli, Archivio storico Pirelli, fondo “Personale”, fascicolo “Guido Venosta”.
Bibliografia:
DE IANNI, N., “Merzagora, Cesare”, voce in “Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 73 (2009)”.
FERRARI, E., PIRELLI, G., “Arrigo Castellani”, in “Pirelli. Rivista d’informazione e di tecnica”, N. 1-2-3, 1969.
Fondazione Pirelli, “Storie dal mondo Pirelli. 1913-2013, i cent’anni del poeta Vittorio Sereni”, 29 Marzo 2013.
Ibid., “Leonardo Sinisgalli, un poeta ingegnere in Pirelli”, 28 Gennaio 2021.
Ibid., “Piero Pirelli, una vita tra industria, impegno sociale e passione sportiva”, 19 Luglio 2022.
Ibid., “140 anni fa nasceva Alberto Pirelli, uno dei protagonisti della storia industriale italiana”, 27 Aprile 2022.
