«Il continente africano e l’Arabia, ancora prima che un affare, rappresentano un ideale di avventura. Il trisnonno Giuseppe [(1837 –1895)] è abbonato a numerose riviste, finanzia esplorazioni geografiche e spedizioni commerciali (…). Intrattiene rapporti assidui con due dei più noti esploratori italiani dell’epoca. Il primo si chiama esattamente come lui, Giuseppe Caprotti: è un lontano parente, nato a pochi chilometri da Albiate, che vive a San’a’. In quella che oggi è la capitale dello Yemen, il Caprotti esploratore passerà trent’anni, contribuendo alla diffusione del caffè in Italia – la varietà arabica, che è la più pregiata, proveniva dalla città yemenita di Mokha – (…). Il Giuseppe industriale incarica il Giuseppe esploratore di rintracciare monete antiche e oggetti d’antiquariato che vengono spediti in Italia (…)», (CAPROTTI, Le ossa, pp. 24-25).
I fratelli Caprotti, figli di Antonio, nacquero in una frazione di Besana Brianza (MB), Luigi nel 1858 e Giuseppe nel 1862. Nel 1879 Luigi, terminati gli studi e dopo una breve esperienza di lavoro in una ditta lombarda, parte appena ventenne per Massaua, il principale porto dell’Eritrea, quale delegato della “Società di esplorazione commerciale per l’Africa”. Da lì s’inoltra nell’Eritrea e nel Sudan, dove avvia con successo una serie di traffici commerciali interrotti da una rivolta. Si trasferisce allora nella penisola arabica e si stabilisce a Sanaa, la capitale dello Yemen.
A quell’epoca, lo Yemen era una regione di grande interesse strategico e commerciale, ma anche poco conosciuta agli Europei. Era diviso tra il controllo dei Turchi ottomani nel nord e l’influenza britannica ad Aden (nel sud), ricca di risorse potenziali, ma anche caratterizzata da instabilità politica e difficoltà ambientali.
Luigi [Caprotti] apre a Sanaa una filiale della casa commerciale genovese Sante Mazzucchelli e Augusto Lopez Pereira, ed essendo il primo negoziante europeo che si sia mai stabilito nell’interno dell’Arabia, deve “scoprire” che tipo di prodotti si possono trovare, e così instaura immediatamente ottimi rapporti con gli abitanti locali per farsi portare “ogni specie di gomma, di resina e di mirra”, e “senza biblioteca, senza mezzi ed instrumenti scientifici” mette insieme un piccolo laboratorio chimico commerciale per analizzare la qualità delle merci che trova (ROSSI, “El Yemen”). Nel luglio del 1885 Luigi si fa raggiungere da Giuseppe, fresco di studi, e il loro magazzino e la loro casa rappresentano “il focolare, il punto di riunione” per i non più di tre-quattro europei che si siano spinti così lontano nel cuore della penisola arabica. Nel 1888 i due fratelli decidono di mettersi in proprio, “del resto mio fratello – scriveva Giuseppe esploratore a Giuseppe imprenditore il 22 novembre 1888 – è agente della Regia Ottomana con uno stipendio, oltre all’alloggio, servitù, illuminazione etc., di franchi 4000, i quali basteranno sempre a sopperire a tutte le spese”. E prosegue: “Noi intendiamo fare il commercio già bene avviato d’esportazione, nonché un poco d’importazione di quegli articoli correnti, di facile smercio, tanto più che abbiamo già una clientela indigena che conosciamo da quattro anni, colla quale si è sempre lavorato fino ad ora a tutto profitto della casa M[azzucchelli] & P[ereira]. (…)”. L’ennesima ribellione, però, sanguinosa e rapinosa (per prima cosa spariscono tutti i cammelli, requisiti dall’esercito, e non si riesce a ricevere né a spedire alcunché), fa in parte abortire il progetto; Luigi, dovendo per forza appoggiarsi a qualcuno per avere protezione, rinegozia la sua collaborazione con la casa Mazzucchelli & Pereira (Luigi Caprotti a Giuseppe imprenditore, lettera da Sanaa, 23 febbraio/7 marzo 1889).
Malauguratamente in quello stesso 1889 Luigi, colpito da febbre tifoidea, muore dopo una decina di giorni e viene sepolto a San’a dal solo Giuseppe, poiché gli altri europei – tra i quali Eduard Glaser, orientalista dell’Università di Vienna e autore di una commossa lettera sulla morte dell’amico – sono in quel momento lontani da diversi mesi (Rossi, “El Yemen”, pp. 36-38). Da notare che né Giuseppe esploratore né i suoi familiari, nella documentazione a noi rimasta, fa neppure un cenno a questo lutto tanto grave; tuttavia, dopo il marzo 1889, non vi sono più lettere di Luigi, che viene sia rimpianto dai locali sia affettuosamente ricordato da quei viaggiatori occidentali che nella sua casa hanno sempre trovato e trovano ospitalità e rifugio.
Rimasto l’unico italiano e uno dei pochissimi occidentali residenti a Sanaa, Giuseppe esploratore fa buon uso degli insegnamenti del suo defunto fratello. Continua da solo l’attività commerciale, lavora per sette anni alle dipendenze della Regia ottomana dei tabacchi, dedicandosi nello stesso tempo all’esportazione di caffè (prodotto del quale promuove la coltivazione anche nella colonia italiana d’Eritrea, inviandovi semi e piantine di qualità pregiate), e all’importazione delle numerose derrate e dei vari beni di consumo per i quali lo Yemen dipende dall’estero.
Vive laggiù per 34 anni, tornando in Italia solo per brevi soggiorni a Magenta presso la sorella Carmela. Come scrive Pier Francesco Fumagalli nel suo saggio in occasione del centenario della morte del Caprotti, “dimostrò le sue qualità umane facendosi artefice delle buone relazioni tra le autorità consolari, i Turchi del Califfato al potere e gli Zaiditi del paese, spesso in rivolta; allo stesso tempo, ha sviluppato le proprie iniziative commerciali e stabilito quello che chiamava «L’unica impresa europea in Arabia» («Unica Casa Europea stabilita nell’interno dell’Arabia»), come indicato nella sua carta [da lettere] commerciale. Grazie a quest’impresa, poteva importare direttamente dai suoi luoghi di produzione il caffè Moka, che divenne poi famoso in Europa. Svolse anche un’attività umanitaria a favore degli abitanti afflitti dalla carestia e dalla guerra tra gli Zaiditi e i Turchi ottomani, nel 1891 e nel 1904, che gli valse il riconoscimento della comunità ebraica. Nella sua lettera dell’11 agosto 1910, si interessava alla costruzione di una scuola ebraica e, nel suo sforzo per sostenere gli Ebrei di Sanaa, trasmise loro, nel 1911, mille franchi che l’ Alleanza Israelita Universale di Parigi aveva inviato al console italiano ad Hodeida per aiutare vecchi, vedove e poveri. È stato anche in relazione con il promotore del sionismo moderno, Theodore Herzl. I due fratelli Caprotti, in seguito all’aiuto che hanno dato agli ebrei di Sanaa, sono stati registrati come «Giusti tra le Nazioni» nel Libro d’Oro del Keren Kayyemet le-Israel (Fondo di sostegno a Israele) nel 1967.” (FUMAGALLI, Giuseppe Caprotti, p. 42).
Durante la Prima guerra mondiale, Giuseppe esploratore rimane a Sanaa, ma dopo la sconfitta e la dissoluzione dell’impero ottomano diviene sospetto all’Imam e torna in Italia, dove muore nel 1919. Ormai anziano, per l’epoca, e stanco, prende una saggia decisione nel tornare in patria, presso la famiglia. Ma dev’essergli mancato parecchio il paese tanto amato, e di cui ha lasciato descrizioni addirittura liriche: “Come le ho già scritto, i raccolti di cui si è già iniziato il lavoro sono straordinariamente favorevoli. Intanto è un godimento immenso quello del fare lunghe passeggiate tra campi coltivati (…) a granaglie, a lenticchie e ad altri prodotti. Io sono vecchio del paese, e fino a questo anno non ho mai avuto occasione di vedere il Gâ Sanaa così coltivato. Dalle colline prospicienti Gabel Nurqum il panorama è meraviglioso: da esse si domina tutta l’immensa pianura tutta verdeggiante, che ora in parte incomincia a biancheggiare per la maturanza delle granaglie (…)” (Hermann Burchardt Archive, Lettera di Giuseppe Caprotti a Hermann Burchardt, Sanaa, 25 settembre 1908).
Fonti:
Albiate (MB), Villa San Valerio, Archivi di Villa San Valerio, Archivio della Manifattura Caprotti, Giuseppe Caprotti esploratore.
The National Library of Israel, Giuseppe Caprotti 1869-1919, Giuseppe Caprotti, 1900-1909, סימול ARC. Ms. Var. 525 02 01.1 Hermann Burchardt Archive, Hermann Burchardt Archive.
Riferimenti bibliografici:
L. BELTRAMI, Eugenio Griffini Bey, MDCCCLXXVIII-MCMXXV, Milano, 1926
G.B. ROSSI, El Yemen, Arabia Felix o Regio Aromatorum. Appunti di geografia, storia, usi e costumi (…), Torino 1927.
M. CARAZZI, Caprotti, Giuseppe, voce in Dizionario Biografico degli Italiani – vol. 19 (1976), da https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-caprotti_(Dizionario-Biografico)/
I. SANZÒ, 1897 – 1926. Oltre 100 anni di relazioni tra Italia e Yemen, in “Bilqis. La Regina di Saba”, pubblicazione a cura dell’Ambasciata dello Yemen a Roma, n.2, giugno 2012, pp. 24-26.
P. F. FUMAGALLI, “Giuseppe Caprotti (Pobiga Di Besana Brianza, 1862-Magenta 1919): Quelques notes biographiques”, in «Chroniques du Manuscrit au Yémen», n. 9 (28)/Juillet 2019, “Giuseppe Caprotti de Besana Brianza (29 mars 1862-15 mai 1919). In memoriam”, pp. 36 – 40.
A. D’OTTONE RAMBACH, “Giuseppe Caprotti et son double – Entre manuscrits et monnaies yemenites”, in «Chroniques du Manuscrit au Yémen», n. 9 (28)/Juillet 2019, “Giuseppe Caprotti de Besana Brianza (29 mars 1862-15 mai 1919). In memoriam”, pp. 46 – 55.
G. CAPROTTI, “Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana”, Milano, 2024/3.
(f.p.) Ambrosiana, i manoscritti arabi digitalizzati, in Terra Santa, 7 marzo 2025.
BIBLIOTECA AMBROSIANA, “Arabic manuscripts in the Biblioteca Ambrosiana. The digital collection”, presentazione del Progetto, 4 marzo 2025.
