“Anche mio nonno Guido Venosta e i suoi due fratelli ebbero una vita avventurosa. Il più in vista era Luigi, il secondogenito, ‘il più popolare giocatore italiano’ di hockey su ghiaccio degli anni ’30, come lo definì ‘La Gazzetta dello Sport’. A casa lo chiamavamo zio Gigi. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, era estremamente simpatico. Esordì in Nazionale contro l’Ungheria nella prima partita giocata dall’Italia in un campionato mondiale, nel 1930, e vestì la maglia azzurra con la croce bianca dei Savoia per più di venti partite. Purtroppo una malattia lo costrinse a saltare i Giochi olimpici di Garmisch-Partenkirchen del 1936, quando l’Italia ottenne una storica vittoria sugli Stati Uniti. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale diversi giocatori di hockey si arruolarono nell’aviazione. Luigi e Camillo Mussi, compagno di Nazionale e di tanti derby fra le diverse squadre milanesi, vennero mandati in Libia. Il 17 agosto 1940 parteciparono a una battaglia contro gli inglesi nei cieli di Sidi Barrani. Il Savoia-Marchetti di Mussi venne abbattuto, mentre zio Gigi fu più fortunato: alcune raffiche di mitragliatrice colpirono il suo bombardiere, ferendo il motorista di bordo, ma lui riuscì a planare in una zona sicura. Venne decorato con la medaglia d’argento al valor militare”. (p. 83).
Gli album di famiglia riportano molte fotografie dello zio Gigi quale giocatore di hockey nelle principali competizioni dell’epoca; solo quelle del funerale del padre, nel 1939, lo ritraggono in divisa da aviatore. L’episodio di Sidi Barrani che lo vide protagonista fu impressionante, tanto da meritarsi un certo spazio nelle memorie inedite del fratello maggiore, mio nonno Guido, che probabilmente lo sentì raccontare da lui:
Il fratello pilota combatté come capo equipaggio di un apparecchio da bombardamento S73. Dopo un’azione su Alessandria d’Egitto e sulla flotta inglese alla fonda, la sua squadriglia sulla via del ritorno fu attaccata da una squadriglia di Spitfire.
Uno di essi, in particolare, attaccò l’apparecchio di mio fratello. (…)
Il combattimento fu durissimo. Dopo un attacco frontale che servì a scardinare i principali strumenti di bordo, lo Spitfire si mise in coda all’S73 continuando a sparare con la sua mitragliatrice sincronizzata.
Cadde il secondo pilota. Cadde il mitragliere di poppa abbracciato alla sua mitragliatrice. Alla sua destra mio fratello vide due S73 in fiamme. Da uno di essi si lanciò in mare col paracadute Milo Mussi, che non vedemmo più e che i genitori cercarono per anni, sperando che fosse disperso (…).
Una nuvola fortunata permise a mio fratello di sottrarsi all’inseguimento. Riportò l’apparecchio in territorio italiano con morti e feriti; ebbe la medaglia d’argento sul campo.
Questo episodio fu raccontato con tutti i dettagli dalla radio inglese la sera stessa dello scontro. (…)”.
Albiate, Villa San Valerio, Archivi di Giuseppe Caprotti: Archivio di Guido Venosta, Documenti diversi, GUIDO VENOSTA, Memorie, dattiloscritto inedito, 1996, p. 34.
Nella foto, Gigi Venosta è l’ultimo in fondo, in fuga, con la maglia scura.
Riferimenti di base:
Scheda di Luigi Venosta, a.k.a. “Gigi Venosta” in https://www.eliteprospects.com
