Redatto il 17 dicembre , aggiornato il 18 dicembre 2024
Kuleba: «Se la Russia vincerà in Ucraina, l’Occidente perderà se stesso»
di Federico Fubini
Dmytro Kuleba, 43 anni, non ha perso un filo di energia da quando, due mesi fa, Volodymyr Zelensky lo ha pregato di farsi da parte. Per molti a Kiev era diventato un ministro degli Esteri dal profilo troppo alto per un presidente così accentratore.
Joe Biden ora vi dà le armi per colpire la Russia in profondità. Un po’ tardi?
«Decisione in ritardo, da un pezzo. Quando un partner ti spiega perché una certa fornitura di armi non sia possibile, sai che la vera questione è sempre la volontà politica. E riguarda tutti i nostri partner, non solo gli Stati Uniti. Ora molto dipenderà dalle forniture concrete dei missili e da come saremo autorizzati a usarli. Ma dobbiamo abbandonare l’idea che un solo tipo di arma cambi tutto».
La Russia reagirà agitando la minaccia nucleare?
«È il solito bluff. Aspetteranno di vedere come questa mossa sui missili a lunga gittata viene messa in atto, perché sanno che spesso le decisioni annunciate dai nostri partner non infliggono danni per loro insopportabili. Risponderanno con mezzi convenzionali. Oltretutto non vedo come possano lanciarsi in un’ulteriore escalation, perché lo fanno già di continuo in ogni caso. Hanno un obiettivo, distruggere l’Ucraina. E lo perseguono».
Crede che Trump possa risolvere il conflitto? Lui dice che lo farà in un giorno.
«Al fondo la guerra è semplice, uomini e donne che si uccidono. Ma più sali nella scala della guerra e più è complicato. E quando un leader dice che metterà fine a una guerra in batter d’occhio, posso dirle che non funziona così».
Trump sottovaluta il costo di abbandonare l’Ucraina? Sarebbe visto come il suo Afghanistan, un’umiliazione.
«Assolutamente. I tre principali attori nella guerra, Trump, Zelensky e Putin, non possono permettersi di perdere o apparire deboli. Per questo continueranno a combattere e la posta in gioco salirà ancora e infatti assistiamo a un’ulteriore escalation. Putin ha lanciato un altro attacco massiccio alle nostre infrastrutture civili. Le sue truppe continuano ad avanzare e lui getta nella battaglia tutto ciò che ha, per raggiungere una posizione migliore sul campo in vista di potenziali, sottolineo, potenziali, negoziati».
E Zelensky?
«Zelensky non si piega. Continua a cercare modi per mettere sotto pressione la Russia e Trump. Di recente ha detto che non ci sarà una soluzione rapida. Ora continua a dispiegare tutte le forze che ha nel Kursk e nel Donbass, per rallentare l’avanzata russa. Ha annunciato che l’Ucraina ha prodotto cento missili. Tutti gli attori seguono la traiettoria dell’escalation in vista dell’arrivo di Trump».
Poi Kiev accetterà una tregua in cambio di garanzie di sicurezza americane?
«Cosa va fatto per mettere fine alla guerra, va chiesto in primo luogo a Mosca, non a Kiev. Continuo a non capire chi vuole spingere l’Ucraina a fare concessioni, invece di spingere Putin a fermarsi. Dal 2014 questa strategia non ha mai funzionato. Soprattutto se gli impegni sono solo sulla carta. Noi nel 1994 rinunciammo alle nostre armi nucleari in cambio della garanzia che non saremmo mai stati attaccati. Non credo che Zelensky rinunci alla Nato e non credo sia impossibile arrivare a entrarci, anche con Trump».
Perché in Europa si diffonde l’idea di una tregua vicina?
«Sono i politici occidentali che vogliono mettere fine alla guerra come fine in sé, senza curarsi delle conseguenze. Vogliono solo che le conseguenze non arrivino mentre loro sono al governo. E questa strategia non porta alla pace. Al massimo, può portare a una breve pausa dopo la quale la guerra si riaccende su scala diversa».
Cosa rischiano i Paesi occidentali in questo scenario?
«Se permettono a Putin di prevalere, non avranno perso solo l’Ucraina. Avranno perso l’Occidente, perché chi segue questa guerra in Cina, in Africa, in America Latina vedrà che l’Occidente non è capace di difendere i propri valori di libertà, democrazia, Stato di diritto. E allora anche altri attaccheranno gli interessi occidentali nel mondo, convinti che l’Occidente non sia più quello che conoscevano».
A cosa mira Putin invece in questa fase?
«A lui non basta il controllo dei territori, vuole la perdita della statualità ucraina. Vuole dimostrare che l’Ucraina è uno Stato fallito, che non può esistere fuori del corpo dell’impero russo. Agisce così perché disprezza l’Ucraina e perché cerca il suo posto nella storia dell’impero russo. È così che ragiona: vede che lo zar Pietro I nel 1709 o l’imperatrice Caterina II nel 1795 sono sempre riusciti a soggiogare l’Ucraina. Dunque pensa che se perderà questa battaglia, sarà un perdente di fronte alla storia. I leader occidentali pensano alle prossime elezioni, lui pensa ai secoli di storia russa prima e dopo di sé».
Quale può essere per Kiev una strategia vincente?
«L’Occidente deve accettare che non può volere allo stesso tempo che l’Ucraina vinca e che la Russia non perda. Non funziona. Dal 2022 l’Occidente cerca di ridurre la capacità russa di combattere, ma non riesce a immaginare la sconfitta della Russia. E in questo caso, benvenuti alla guerra senza fine. Se si è seri sull’idea di fermare la guerra, bisogna mettere in chiaro che il futuro dell’Ucraina è nella Nato e nell’Unione europea. E bisogna continuare a mettere pressione su Putin, per fargli cambiare i calcoli, invece di cercare modi perché l’Ucraina si pieghi. Putin è meno forte di quanto finga di essere: perché sennò affidarsi ai soldati e alle munizioni di Pyongyang?».
In Ucraina si lamenta l’accentramento delle decisione nelle mani di Zelensky e del suo braccio destro Andriy Yermak. È così?
«In tempo di guerra un certo grado di centralizzazione è necessario: Zelensky è il comandante supremo. Certo, è vero, l’Ucraina deve restare una democrazia e superare un test quotidiano nel bilanciare centralizzazione e rispetto per i principi e le regole democratiche».
Kuleba è pessimista : “Se continua così, perderemo la guerra” . E la situazione nel paese è drammatica : Ucraina, quando il soldato non ci crede più: 100 mila accusati di diserzione, lo si percepisce anche dal fatto che Zelensky abbia chiesto, più volte, che l’ Ucraina entri nella Nato (Guerra in Ucraina: Zelensky afferma che l’adesione alla Nato potrebbe porre fine alla “fase calda”).



