Caro affitti, speculazione e malavita stritolano la ristorazione a MIlano: è solo l’inizio

23 Mar 2025, 18:13 | a cura di Valerio Massimo Visintin

A febbrao ha chiuso dopo 50 anni Boccondivino, storica insegna milanese.

Caro-affitti, speculazione e malavita stritolano la ristorazione milanese

Lo scorso febbraio, nelle pagine del Corriere della sera, la collega Elisabetta Andreis annunciava: “Milano, chiude il ristorante Boccondivino”. Arresosi alle porte del mezzo secolo, Boccondivino è soltanto l’ultima vittima illustre di un virus in espansione. Abbiamo visto tramontare Rovello 18BiagioIl Cerchio, tanto per fare tre nomi a memoria. Poche settimane fa, la stessa Andreis scriveva: “Caro affitti a Milano, l’aumentato delle tariffe colpisce la ristorazione: dal Boeucc al Pandenus, i locali che se ne vanno”. Aggiungendo: “L’elenco è lungo. In piazza Cavour abbandona lo Swiss corner, arrivato a pagare 330mila euro per 300 metri quadrati”.

A Milano chiudono molti ristoranti storici

Non è l’estinzione naturale di imprese che hanno conchiuso il loro ciclo esistenziale. È la metamorfosi di un intero settore, determinata da logiche patrimoniali che non hanno niente da spartire con le faccende gastronomiche. Sono gli effetti collaterali del fondamentalismo urbanistico che azzanna la città. E se la tumulazione improvvisa di insegne storiche diventa notizia, nell’indifferenza dei media le prospettive di vita della ristorazione si sono ridotte a poche pagine di calendario. La metà degli esercizi abbassa la serranda entro cinque anni. Un quarto delle nuove aperture non supera i quindici mesi.

Caro-affitti, speculazioni e malavita: costi fuori controllo

Ma è soltanto la crescita infelice degli affitti a stroncare i ristoranti? Magari. Partecipano attivamente alla potatura, le grandi manovre dei fondi immobiliari che stanno divorando il territorio. In queste oasi di feroce “rigenerazione urbana”, le piccole e medie imprese della ristorazione vengono spazzate via. Non hanno più diritto di asilo. Al loro posto, mettono radici soltanto le sale da pranzo delle grandi catene, con il loro repertorio di cibi standardizzati, o le cattedrali patinate degli chef da copertina, edificate col danaro di qualche investitore. Che spesso resta nell’ombra, perché in questo quadro, ovviamente, giocano la loro partita anche la malavita organizzata e un certo tipo di imprenditoria con le mani sporche.

Milano è solo l’avamposto della crisi

In una recente intervista rilasciata alla collega Alessandra Dal Monte (per Cook del Corriere), lo chef Felice Lo Basso, annunciando la sua ritirata strategica in Svizzera, ha dichiarato: “A Milano le cose non vanno bene come si racconta. Le persone non hanno più soldi perché la città è troppo cara e gli stipendi sono troppo bassi. Io pago 10 mila euro di affitto al mese per 200 metri quadrati”. È probabile che Lo Basso stia minimizzando le sue responsabilità. Però, è difficile dargli torto.
Quindi? I più cinici tra i lettori non milanesi potrebbero far spallucce: “Peggio per voi. A noi che ce ne importa?”.
Non illudetevi. Milano è la sentinella d’Italia. Le dinamiche sociali e finanziarie che insorgono oggi nel capoluogo lombardo sono in arrivo prossimamente sui vostri schermi. Buona visione.

Pe quanto riguarda la situazione della qualità del cibo in  Italia leggi anche : Il bracconaggio sul Po e la qualità del pesce di alcuni “ristoranti”.

Sulla situazione dei ristoranti, i cui fatturati sono in calo, in Francia si aggiunge – come causa di declino – il lavoro da remoto : Sono sempre di più i ristoranti che chiudono per mancanza di clienti e margini sufficienti: “C’è un’intera generazione che si ferma”. Le insolvenze in questo settore hanno raggiunto un livello storicamente elevato. I clienti sono in diminuzione, in particolare a causa dell’aumento dei prezzi à la carte…

…Mentre il numero di aziende che entrano in procedure di insolvenza in Francia ha raggiunto il livello più alto degli ultimi quindici anni nel 2024, il settore alberghiero e della ristorazione è ancora più colpito di altri settori, secondo le statistiche della Banque de France, pubblicate il 20 febbraio. A gennaio, il numero di insolvenze è stato superiore del 17% rispetto alla media tra il 2010 e il 2019 in questo settore. Secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio della Banque Populaire Caisse d’Epargne, pubblicata a gennaio, il 2% dei posti di lavoro – circa 25.000 – è a rischio. In media, ogni ristorante ha registrato un calo del fatturato dall’1% al 2% nel 2024, secondo le analisi di Food Service Vision, con grandi variazioni da un locale all’altro. Soprattutto, i tassi di margine si sono sciolti…

Sotto lo Swiss Corner di piazza Cavour a Milano : è arrivato a pagare 330mila euro/anno per 300 metri quadrati. 

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