Fiori sul ciglio della strada, ad Albiate (MB) : molti li considerano erbacce e li tagliano.
Idee Green
Perché le città ora rivogliono le erbacce
Edoardo Vigna
C’è una parola che dice già tutto della nostra percezione del fenomeno: «erbacce». Siamo abituati a estirparle, e averne un’accezione assai negativa.
Vedere un giardino ordinato (del resto, quello formale tardo rinascimentale non si chiamava «all’italiana»?) che emerge dal caos è una soddisfazione per gran parte dei cittadini.
Così non è facile abituarsi all’idea del loro ritorno allo stato selvaggio. Eppure, è proprio ciò che un numero sempre maggiore di città al mondo sta iniziando a fare: lasciare che i giardini pubblici si inselvatichiscano. «Rewilding», si dice in inglese, e corrisponde a una visione molto precisa: permettere alle «erbacce» — erbe native, arbusti, fiori selvatici d’ogni colore — di riprendersi il terreno, riportando insetti, farfalle, api e uccelli secondo natura, fa tornare a fiorire la biodiversità, che porta con sé piante più resistenti alla siccità (che ci minaccia sempre più) e ai parassiti (con conseguente riduzione nell’uso di pesticidi).
Dublino, Sydney, Nottingham (quella dello sceriffo di Robin Hood), Barcellona — dove gli abitanti dopo l’ultimo lockdown hanno trovato che anche le siepi lungo le strade non erano più curate: e non per pigrizia dei giardinieri comunali, ma per precisa decisione del sindaco.
Le tedesche Hannover e Francoforte (foto Städte wagen Wildnis) hanno avviato da tempo uno strutturato progetto di «rewilding», a Dessau, ex Germania Est, le autorità hanno addirittura comprato i terreni abbandonati dalla popolazione che se n’è andata a cercare fortuna altrove per trasformarli in prati liberi.
Ovviamente c’è chi protesta e chi resiste. Le «erbacce» contraddicono un approccio radicato nella collettività. Ma il movimento del ritorno dei prati alla natura selvatica — già diffuso da un po’ nei parchi, e in Gran Bretagna persino per la vegetazione che cresce lungo le strade provinciali — sta sviluppandosi con prepotenza, al punto che è nato anche un mestiere ad hoc: quello del «rewilder», l’architetto che — per quanto contraddittorio in termini appaia — sa come innescare e gestire il processo. Segno chiaro che per le «erbacce» c’è un futuro tutto nuovo.
P.S. : il primo “comandamento” per chi ha un prato deve essere : “taglialo il meno possibile e solo se è proprio necessario”.



