Ercole Marelli rappresenta un esempio emblematico di come l’innovazione tecnologica possa trasformare un settore e contribuire significativamente alla crescita economica: dai motori elettrici ad alta efficienza, che implementando le prestazioni riducevano i costi di utilizzo, ai ventilatori industriali, ai sistemi di automazione, alla produzione di componenti elettrici per l’industria automobilistica, la Marelli non solo segue ma crea anche il mercato.
Il suo successo vive attraverso le continue innovazioni dell’azienda: i risultati derivano dal costante intento di migliorare sempre i prodotti badando più alla qualità che al prezzo, oltre che al fatto di adattare l’organizzazione aziendale, dalla tecnologia all’amministrazione al commerciale, agli sviluppi del mercato del momento.
Similmente si comporta la Caprotti, pur se in un ambito del tutto diverso e con un prodotto molto più sensibile alle sollecitazioni immediate del mercato; è un esempio significativo di come le aziende del settore manifatturiero possano adottare innovazioni tecnologiche per ottimizzare e migliorare i processi produttivi e rispondere più efficacemente alle esigenze dei clienti [ È stata la seconda impresa a introdurre la fabbricazione meccanica nell’industria italiana, nel 1866 ] . Anche loro partono dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo della fabbrica.
Nella seconda metà dell’Ottocento Carlo Caprotti praticamente si stabilisce in Svizzera per conoscere, cercare, spedire le più nuove e moderne macchine allo stabilimento di Albiate e solo verso la fine del secolo l’azienda inizia a rivolgersi sempre di più a fornitori italiani, i soli a cui la più giovane Marelli, nata più di mezzo secolo dopo, si rivolgeva per scelta e convinzione (e si poteva fare, perché dopo l’Unità anche la piccolissima industria italiana iniziava a decollare).
In conclusione, il confronto tra la Ercole Marelli e la Manifattura Caprotti evidenzia come diverse strategie di innovazione possano coesistere in un mercato ricco di opportunità.
La Marelli, inoltre, valorizza fin da subito le risorse umane, che nel suo libro per il ventesimo anniversario vengono citate quali necessario fondamento per il successo dell’azienda, compiendo quel passaggio, niente affatto scontato all’epoca e, c’è da dire, ancora poco nella nostra, che vede il passaggio dall’ “io” del capo al “noi” della squadra che con lui lavora, non solo da lui dipende. Io l’ho fatto in Esselunga, quasi un secolo dopo, compiendo un’altra di quelle faticose, piccole ma fondamentali rivoluzioni che hanno cambiato il volto del primo supermercato a prender piede sul suolo italiano, alla fine degli anni Cinquanta: “Per me le Risorse Umane erano fondamentali per costruire la marca Esselunga, ‘il pilastro’ su cui si basa il nostro successo e … il lavoro di squadra ‘è alla base del raggiungimento dei risultati’.” (G. CAPROTTI, Ercole Marelli e Giuseppe Caprotti uniti “dall’io al noi”).
Bibliografia:
Ercole Marelli & C. Pel XXmo anniversario 1891-1911, Milano, [1911?] (copia digitale disponibile online su https://issuu.com/fondazioneisec/docs/marelli ). Le immagini degli stabilimenti Marelli sono state tratte da qui.).
M. MAGAGNINO, L’imprenditore inatteso. Marelli: i primi vent’anni (1891-1911), Verona, 2024.
