“Carlo (…) affiancherà alle ambizioni di imprenditore del cotone una forte passione politica, e non solo. (…) con la Terza guerra d’indipendenza del 1866 contro l’Austria, non esiterà (…) a partire volontario. La guerra dura però troppo poco (…). Giuseppe e Carlo trovano consolazione sviluppando gli affari ereditati dal padre, che provvedono a espandere sempre più, avviando un capillare progetto di meccanizzazione. I primi macchinari vengono acquistati a Winterthur, non lontano da Zurigo, dove Carlo si stabilisce. È lì, in Svizzera, che (…) si innamora di una giovane protestante, Selina Hübert, e nel 1871 la sposa. (…) Nel giro di un paio d’anni i due fratelli arrivano a separare i loro affari e Carlo esce dall’azienda paterna. (…) Giuseppe e Carlo portano avanti le rispettive attività, alternando successi a iniziative che finiscono meno bene.”. (pp. 21-23).
“Nella famiglia [Carlo] è certamente lo spirito più politico. Il ritratto che è giunto fino a noi mostra un bell’uomo (…). I baffi a manubrio, con le punte arricciate verso l’alto, sarebbero motivo di grande orgoglio per un moderno hipster. Nel corso della vita Carlo ha sviluppato inclinazioni come l’amore per la libertà e per il progresso, l’anticlericalismo, il disprezzo verso le tradizioni più fossilizzate. Sono queste pulsioni a spingerlo, nel 1897, ad aderire al Partito repubblicano: una scelta che, nel Regno d’Italia e dei Savoia, può procurare notevoli guai. (…) Nel 1898 (…) le cannonate del generale Bava Beccaris reprimono nel sangue i tumulti popolari scoppiati a Milano. Carlo entra nel Comitato centrale del Partito repubblicano (…) Per non essere colpito dalle misure poliziesche che seguono i moti (…) è costretto a rifugiarsi in Germania. Assieme a lui scappa il nipote Bernardo, il mio bisnonno, che nel frattempo ha sposato la cugina prima Bettina, figlia proprio di Carlo”. (pp. 26-27).
