Nell’affrontare la SARS nacque l’operatore di e-commerce cinese JD.Com, secondo, in Cina, ormai solo ad Alibaba.
L’Italia non colse quel segnale perchè la malattia rimase localizzata in Asia.
E di fronte al coronavirus i siti di e-commerce più preparati, che hanno retto di più , nel mondo, sono stati quelli cinesi.
Ocado, in Gran Bretagna, ha dovuto chiudere i battenti per alcuni giorni e le cose, nella grande distribuzione italiana, non stanno andando molto meglio: alcuni siti hanno avuto problemi evidenti, si sono formati dei colli di bottiglia, con code lunghissime e lamentele a non finire.
E in altri siti – come Amazon – sono mancati i prodotti alimentari (ma non poteva essere altrimenti, vista l’impostazione iniziale, già rilevata – dal sottoscritto – a suo tempo).
I piccoli produttori di alimentari italiani hanno comunque fatto di necessità virtù: il web pullula di annunci.

E’ quindi importantissimo guardare alla Cina perchè :
1) i medici mi dicono che il coronavirus non se ne andrà così “facilmente”
2) ci potrebbero essere altre epidemie o pandemie.
Bisogna quindi organizzarsi in tal senso, puntando sull’e-commerce.
Infatti, se a fine 2019 davano la penetrazione dell’e-commerce , in Cina, ad una percentuale che oscillava tra il 18 e il 20% in Cina l’e-commerce– a fine marzo, secondo OC&C, ha ormai un peso sul retail del 28,2%!
Sarà così anche in Italia: un terzo della merce verrà venduta on-line.
Penso che chi aveva sorriso, qualche mese fa, su questa mia valutazione di Esselunga a casa si dovrà ricredere.



