Redatto il 1° giugno, aggiornato il 17 luglio 2025
Corte Europea: Il Caso Terra dei Fuochi e le Conseguenze
In un precedente articolo, Climate Litigation: le sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani, abbiamo visto come la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) si sia pronunciata in alcune cause sul cambiamento climatico.
La Corte europea dei diritti dell’uomo è un tribunale internazionale istituito nel 1959. Esso disciplina le domande individuali o statali relative a violazioni dei diritti civili e politici sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Le sue sentenze sono vincolanti per i paesi interessati e hanno indotto i governi a modificare la loro legislazione e la loro prassi amministrativa in una vasta gamma di settori. La Corte ha sede a Strasburgo ed è competente per i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno ratificato la Convenzione.(Regolamento della Corte).
Quando la Corte constata una violazione della Convenzione, lo Stato ha l’obbligo giuridico di selezionare le misure generali e/o, se del caso, individuali da adottare nel suo ordinamento giuridico interno per porre fine alla violazione riscontrata dalla Corte e per rimediare alla situazione.
La Sentenza sulla Terra dei fuochi
Recentemente la CEDU si è pronunciata su un altro caso di particolare interesse ambientale, accogliendo gran parte delle decine di ricorsi presentati da residenti e associazioni del territorio circa il reale pericolo per la salute e l’ambiente causato dallo sversamento abusivo dei rifiuti e per la gestione pubblica degli stessi; con la sua inerzia e senza prendere delle doverose misure le autorità italiane hanno messo e mettono a rischio la vita degli abitanti della cosiddetta “Terra dei fuochi”, l’area che comprende parte della provincia di Napoli e Caserta che per decenni è stata oggetto di interramento di rifiuti tossici.
“La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto, all’unanimità, che c’era stata: una violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il caso riguardava lo scarico, la sepoltura o la combustione di rifiuti su terreni privati, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, nelle parti della regione Campania conosciute come Terra dei Fuochi, dove vivono circa 2,9 milioni di persone. Nella zona sono stati registrati tassi maggiori di cancro e inquinamento delle acque sotterranee. La Corte ha ritenuto in particolare che lo Stato italiano non era riuscito ad affrontare una situazione così grave con la diligenza e la spedizione richieste – nonostante fosse a conoscenza del problema per molti anni – in particolare nel valutare il problema, prevenirne la continuazione e comunicare al pubblico interessato. La Corte ha stabilito, all’unanimità, ai sensi dell’articolo 46 (forza vincolante ed esecuzione delle sentenze), che l’Italia doveva elaborare una strategia globale per affrontare la situazione di Terra dei Fuochi, istituire un meccanismo di monitoraggio indipendente e istituire una piattaforma di informazione pubblica. Il limite di tempo per questo è di due anni, durante i quali le 36 domande correlate in sospeso da circa 4.700 candidati saranno aggiornate.“
Judgment Cannavacciuolo and Others v. Italy – Prolonged State inaction on widespread dumping put Terra dei Fuochi residents’ lives at riskDownload
Un commento giuridico sulla Sentenza
Per capire la portata di questa sentenza, segnaliamo l’intervento di due esperti, Francesco Barone-Adesi (Professore associato di sanità pubblica, Università del Piemonte Orientale) e Stefano Zirulia (Professore associato di diritto penale, Università Statale di Milano) di cui riportiamo alcuni passi.
“La portata della sentenza Cannavacciuolo (dal nome del primo ricorrente) ha però anche un significato che va oltre la vicenda specifica da cui ha avuto origine, e costituisce un importante precedente per il contenzioso in materia ambientale e climatica. Si tratta infatti della prima volta in cui la Corte si è spinta in maniera netta ad affermare che i risultati degli studi epidemiologici condotti su un determinato territorio sono sufficienti a dimostrare la violazione del diritto alla vita delle popolazioni che lo abitano, anche quando, come nel caso di specie, non è possibile o è estremamente difficile dimostrare il nesso di causalità individuale tra l’esposizione al fattore di rischio e la malattia che ha colpito ciascuna singola vittima.“
“Si tratta di una svolta importante nella giurisprudenza della Corte europea. (…) La svolta impressa dalla sentenza Cannavacciuolo è ricca di conseguenze pratiche, poiché ad essa si ricollegano puntuali obblighi di incriminazione: in particolare, quello per lo Stato di avviare indagini penali e sanzionare i responsabili con pene proporzionate alla gravità dei fatti commessi. Ciò significa che i danni all’ambiente che sono in grado di provocare conseguenze sanitarie gravi accertabili, non solo non potranno più essere trascurati, ma nemmeno potranno essere declassati a illeciti bagatellari, come le contravvenzioni ambientali. Al contrario, dovranno essere trattati come reati gravi (delitti), in modo anche da consentire l’attivazione di strumenti di indagine efficaci (ad esempio le intercettazioni) e misure cautelari appropriate (come i sequestri).“
“(…) la Corte europea si rivolge anche al legislatore nazionale, imponendogli di introdurre norme penali proporzionate alla gravità di fatti che arrecano danno sia all’ambiente che alla vita delle persone che vivono in una particolare area. E’ inoltre fondamentale, secondo la Corte, che vengano garantiti tempi di prescrizione compatibili con la complessità dei procedimenti e che il governo si astenga dall’adottare misure, come gli scudi penali, che garantiscono l’impunità degli inquinatori. In passato, l’assenza di un quadro normativo efficace è stata una delle cause del fallimento di alcune note iniziative giudiziarie, come quella nei confronti dei titolari della Eternit per i morti da amianto.”
“Oggi il quadro normativo è arricchito dall’introduzione nel codice penale di un titolo specificamente dedicato agli “ecodelitti”, tra i quali figurano i delitti di “morte o lesioni come conseguenza dell’inquinamento ambientale” e di “disastro ambientale”. Queste norme, interpretate alla luce delle indicazioni fornite dalla Corte europea, potrebbero rappresentare la base giuridica per perseguire le più gravi aggressioni all’ambiente provocate da attività industriali, o dal mancato controllo dell’inquinamento atmosferico provocato dal traffico veicolare, ogni qualvolta siano disponibili indagini epidemiologiche in grado di misurare l’impatto dell’inquinamento sulla salute pubblica. La sentenza sulla Terra dei fuochi consegna quindi, tanto alla magistratura quanto al legislatore, una serie di indicazioni preziose. La sfida è ora quella di trasformarle in azioni tangibili, capaci di imprimere un nuovo corso al diritto penale ambientale italiano.”



