Redatto il 15 maggio, aggiornato il 10 agosto 2025. Sopra : campagna di propaganda russa in Italia. Sulle sue evoluzioni leggi qui.
La libertà di stampa secondo Reporters Sans Frontieres: l’Italia, nel giro di due anni – dal 2022 al 2024 – è passata dal 41 esimo posto alla 49 sima posizione.
Ne avevo accennato al Teatro Parenti, alla presentazione del mio libro, “Le ossa dei Caprotti”.
Ne avevo già parlato, a proposito delle vicende che mi hanno riguardato, qualche anno fà. Ma anche nelle faccende riguardanti le acque di Nestlè o l’acquisizione di Auchan da parte di Conad, con i relativi licenziamenti, dove i media italiani si son ben guardati dal dare le notizie.
Questo comportamento “anomalo” ha riguardato anche vicende come quella che ha visto contrapposte Esselunga a Coca-Cola o il Fatto Alimentare al gruppo San Benedetto (acqua e bibite).
Guardando il quadro generale dei media, nel 2025, la situazione è peggiorata, in Italia e nel mondo.
Ve la descrivo meglio attraverso un articolo de Il Bullone, partner della Fondazione Guido Venosta.
Trovate la mia conclusione alla fine del pezzo.
ll primo impegno: far crescere la libertà di stampa ora sotto attacco e minaccia
Autori: Edoardo Grandi
Aprile 12, 2025
Far Pensare, I dossier del Bullone, Il Bullone, Il primo impegno, Pensare
Il B.Liver Edoardo racconta l’assassinio del giornalista Zavala, simbolo di una libertà di stampa sempre più minacciata, tra cartelli, governi autoritari e censure; anche nell’Italia “problematica” secondo RSF.
Edoardo ricorda Zavala, giornalista ucciso in Messico. Un’analisi lucida e dolorosa sulla libertà di stampa sotto attacco, anche in Italia e nel mondo.
Zavala, la libertà di stampa e la paura: quando informare diventa un atto eroico
Questo nome non vi dirà niente, ma faremmo tutti bene a ricordarlo: Kristian Uriel Zavala.
28 anni, giornalista messicano, è stato assassinato insieme all’autista Axel Yahir nello stato di Guanajuato, lo scorso 2 marzo.
Non è che l’ultima vittima di una strage infinita di cronisti che da decenni insanguina il Messico, che si conferma così (tra le nazioni non in guerra) come uno dei luoghi più pericolosi al mondo per chi pratica questo mestiere. Addirittura anche per persone come Zavala, che in teoria avrebbe dovuto beneficiare di un programma federale di protezione, avviato dal governo in anni recenti. La cifra ufficiale dei giornalisti uccisi in Messico dal 2019 al 2024 ammonta a 37, ma è un numero approssimato per difetto: spesso le autorità che forniscono questi dati si riferiscono solo a personaggi noti, e non tengono conto di quelli scomparsi e con tutta probabilità ormai morti. Tale carneficina è legata principalmente alle loro denunce nei confronti dei potenti cartelli della droga, ma riguardanti anche la corruzione politica.

L’Italia che retrocede: il rapporto di Reporter Senza Frontiere
Ciò emerge dall’annuale rapporto di Reporter Senza Frontiere (RSF), una ONG che da tempo si occupa di monitorare il livello di libertà di stampa nel mondo (180 Paesi L’Inel 2024) attraverso questionari e altri metodi di indagine rigorosi, e che stila una particolare classifica. La posizione assegnata ai vari Stati dipende da molti fattori, dei quali il pericolo costituito dalla criminalità organizzata è solo uno dei tanti. Tra quelli più importanti considerati, vanno ricordati gli ostacoli o le sanzioni, anche penali, messe in atto dalle istituzioni che governano le nazioni studiate.
E qui arriva una notizia per noi italiani molto spiacevole: il nostro Paese si colloca al 46° posto, retrocedendo di cinque posizioni rispetto all’anno precedente, e mentre per la maggior parte degli Stati dell’Unione Europea la situazione è considerata «buona» o «soddisfacente», per l’Italia è «problematica». Che cosa sta succedendo?
L’articolo 21 della Costituzione si apre così: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Si sta forse andando contro quanto sancito? La situazione è in realtà complessa. La nota informativa di RSF spiega infatti che «Il panorama mediatico italiano è sviluppato e dispone di un’ampia gamma di mezzi di comunicazione che garantiscono una diversità di opinioni», e ancora: «la maggior parte dei giornalisti italiani gode di un clima di libertà». Però «a volte cedono all’autocensura, sia per conformarsi alla linea editoriale della loro testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altre forme di azione legale. Ciò può essere aggravato per i giornalisti di cronaca nera e giudiziaria dalla “legge bavaglio” sostenuta dalla coalizione di governo (…) che vieta la pubblicazione di un ordine di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare».
Assolutamente da non sottovalutare è l’influenza, più o meno diretta, esercitata da potenti gruppi economico-aziendali, che a volte coincidono con gli editori, imponendo così una loro «linea» volta ad enfatizzare o nascondere e censurare le notizie.
Ancora più grave è il caso riguardante chi si occupa di criminalità organizzata: «una ventina di giornalisti vivono attualmente sotto protezione permanente della polizia dopo essere stati bersaglio di intimidazioni e attacchi», ricorda RSF.
In questo contesto non va dimenticato il ruolo crescente dei social media e di altre piattaforme online, che in modo ormai sistematico diffondono fake news volte a screditare molte persone, o a deformare la realtà dei fatti, a volte utilizzando l’intelligenza artificiale, che rende difficile la distinzione tra vero e falso [vi fa ricorso in modo massiccio la Russia di Vladimir Putin, che ha inventato la disinformazione nel 1923].

Le virtù dei Paesi più liberi: un faro di speranza?
Certo, molte altre grandi nazioni non se la passano meglio, ma non si può certo tirare in ballo il detto mal comune mezzo gaudio, soprattutto nella nostra era così globalizzata anche dal punto di vista dell’informazione. Gli Stati Uniti, per esempio, si collocano al 55° posto, e questo dato era relativo sempre al 2024, quando ancora c’era l’amministrazione Biden. Con l’avvento di Trump c’è da aspettarsi un ulteriore peggioramento. Basti pensare al recente provvedimento che stabilisce che alle conferenze stampa della Casa Bianca siano presenti solo giornalisti favorevoli all’attuale presidenza. O ancora, a un evidente conflitto di interessi come con la piattaforma X, ex Twitter, di proprietà di Elon Musk, il quale riveste un importantissimo e delicato ruolo di governo.
Altrettanto grave, ad esempio, sembra la situazione in Argentina, scesa dal 26° al 66° posto, dopo che il neopresidente Milei ha decretato la chiusura della principale agenzia di stampa del Paese.
Più scontata (ma non certo consolante) è la posizione di regimi dittatoriali o autoritari. La Repubblica Popolare Cinese, che detiene il record mondiale di giornalisti imprigionati, si trova al 172° posto, la Russia al 162°.
C’è da chiedersi se ci siano degli Stati che si «salvano» da questo quadro desolante, e la risposta per fortuna è sì, e la quasi totalità riguarda i Paesi scandinavi, o comunque del nord Europa. Ecco a chi spetta la palma dei più virtuosi e liberi, nell’ordine: Norvegia, Danimarca, Svezia, Olanda, Finlandia, Estonia, Portogallo, Irlanda, gli unici 8 in cui la condizione è buona.
Ricordiamolo: l’informazione corretta, la libertà di stampa, coincidono con la democrazia, e in ultima analisi, con la nostra libertà nel senso più ampio.
– Edoardo Grandi
Conclusione :
- è grave che tra i paesi “in cui la condizione è buona” non figurino, oltre all’Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania.
- sugli USA vi segnalo questa lettura: Come muore una democrazia Per accorgersi della transizione all’autoritarismo bisogna misurare il prezzo dell’opposizione. Gli Stati Uniti hanno già oltrepassato la linea
- la situazione italiana è come un serpente che “si morde la coda”: i giornali danno meno notizie, perdono sempre più copie ( rispetto ai dodici mesi del 2023, quando le copie medie vendute sono state 1,46 milioni, la flessione- nel 2024- è del 7,1% un valore anno su anno che si conferma all’interno di una forbice decisamente stretta (quindi probabilmente ormai strutturale) se confrontato con quello degli anni precedenti: -8% nel 2023 e -7,3% nel 2022, fonte)
- la Russia è un pericolo poichè internet è ormai, anche da noi, il principale mezzo con il quale cittadini si informano e le interferenze ed i condizionamenti, come nel caso “Tik Tok in Romania”, possono essere molteplici. E’ il caso anche di X, accusata di favorire gli estremisti MAGA ed i russi. Leggi anche Rapporto Ue, 90 Paesi nel mirino delle fake news russe. Social X bacino di disinformazione, colpito voto europeo. E nel nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia 20 entità saranno sottoposte a misure interdittive (Repubblica 15 maggio 2025) e Oltre 3 milioni di articoli pro Russia hanno infettato i chatbot NewsGuard, infiltrati da una rete di disinformazione chiamata Pravda.
- la propaganda russa si annida perfino nei libri scolastici (Zanichelli, Mondadori Education, Le Monnier, Deascuola). Dal 2010 28 manuali raccontano la versione storica di Putin nelle scuole italiane (“L’Ucraina non esiste”, la Crimea non è stata invasa, etc.
- L’Italia, purtroppo, è il paese più inondato d’Europa di propaganda russa
- Se il potere spia giornalisti e oppositori: stiamo mantenendo un ostentato understatement nei confronti della vicenda dei giornalisti spiati a mezzo Paragon. Eccezion fatta per questo giornale e per i ripetuti interventi del senatore Renzi, sembra lasciare alquanto indifferenti il tema di una democrazia nella quale si può inoculare nei cellulari di cronisti un micidiale strumento di captazione.Stiamo mantenendo un ostentato understatement nei confronti della vicenda dei giornalisti spiati a mezzo Paragon. Eccezion fatta per questo giornale e per i ripetuti interventi del senatore Renzi, sembra lasciare alquanto indifferenti il tema di una democrazia nella quale si può inoculare nei cellulari di cronisti un micidiale strumento di captazione
- Quando si parla di stampa, ormai bisogna includervi tutto il web (social, siti, podcast, etc). E proprio per questo la manipolazione della Storia in atto non è tollerabile. Leggi in proposito : Decima MAS : se la Marina Militare italiana ignora la sua Storia.

Secondo uno studio del Parlamento europeo, tra il 2022 e il 2023 l’Italia si è posizionata al primo posto tra i Paesi che hanno avviato azioni legali per intimidire giornalisti, attivisti, editori e ONG, con il 25,5% dei casi totali. Il pretesto più utilizzato per motivare tali azioni legali è quello della diffamazione, ma la realtà è che oltre il 90% delle querele per diffamazione contro giornalisti vengono archiviate in primo grado.”
Costi legali insostenibili, anni di udienze, reputazione a rischio. In una parola: bavaglio.



