“In quello stesso anno [1859] Giuseppe, che il fratello Carlo chiama Beppo (ed è il mio trisnonno), si arruola nell’esercito e, nominato sottotenente, viene trasferito a Imola assieme al battaglione della Guardia nazionale di Monza. All’epoca Carlo è troppo giovane per dare il suo contributo all’Unità d’Italia ma, con la Terza guerra d’indipendenza del 1866 contro l’Austria, non esiterà anche lui a partire volontario. Vorrebbe unirsi al seguito di Garibaldi ma, alla fine, viene ammesso in un reggimento degli ussari. Nelle lettere al fratello esprime propositi bellicosi, scrivendo di voler “fare visita a quei cattivi gentiluomini degli austriaci per far assaggiare loro il filo della sciabola che in questo momento tengo ben stretta nel pugno”. La guerra dura però troppo poco, e Carlo la consuma interamente come magazziniere in un deposito dell’esercito a Voghera dove, racconta a Giuseppe in righe colme di delusione, i compagni cadono colpiti non dai proiettili nemici ma dalle malattie: “Se alla patria non posso offrire il mio sangue, soffro tanto moralmente da essere portato quasi alla disperazione”. Giuseppe e Carlo trovano consolazione sviluppando gli affari ereditati dal padre, che provvedono a espandere sempre più avviando un capillare progetto di meccanizzazione. (…)”. (CAPROTTI, Le ossa, p. 23).
“(…) Carlo (…) avrà (…) il tempo di ritagliarsi un ruolo di qualche rilievo negli eventi di fine secolo. Nella famiglia è certamente lo spirito più politico. (…) Nel corso della vita (…) ha sviluppato inclinazioni come l’amore per la libertà e per il progresso, l’anticlericalismo, il disprezzo verso le tradizioni più fossilizzate. Sono queste pulsioni a spingerlo, nel 1897, ad aderire al Partito repubblicano: una scelta che, nel Regno d’Italia e dei Savoia, può procurare notevoli guai. (…) quell’anno Carlo si presenta alle elezioni come candidato in un collegio tra Bergamo e il lago d’Iseo, dove vent’anni prima ha avviato una tessitura di cotone. Il programma è fortemente libertario e democratico ma, strano a dirsi per un industriale, povero di proposte economiche. Non viene eletto né questa volta né al secondo tentativo, nel 1900. Nel mezzo accadono fatti drammatici. Nel 1898, infatti, le cannonate del generale Bava Beccaris reprimono nel sangue i tumulti popolari scoppiati a Milano. Carlo entra nel Comitato centrale del Partito repubblicano. I suoi proclami mirano a inculcare nella popolazione il diritto di disobbedire ai decreti ingiusti del re e a resistere alle illegalità di chi governa. Non le manda a dire: denuncia “un governo incosciente, senza identità e scrupoli, asservito a uomini della più losca reazione”; vuole più istruzione pubblica perché “non pesi più sull’Italia la vergogna della nazione degli analfabeti”; si oppone al colonialismo che ha “gettato nel lutto tante madri e tante spose e dissanguato le finanze dello Stato”. Per non essere colpito dalle misure poliziesche che seguono i moti e sfuggire alle condanne inflitte agli esponenti del suo partito dai tribunali militari, è costretto a rifugiarsi in Germania. Assieme a lui scappa il nipote Bernardo, il mio bisnonno, che nel frattempo ha sposato la cugina prima Bettina, figlia proprio di Carlo. Anche Bernardo è iscritto al Partito repubblicano e intrattiene un fitto e amichevole scambio di lettere con il deputato Luigi De Andreis, uno dei membri più attivi del partito, che viene condannato al carcere con l’accusa di essere tra gli organizzatori dei tumulti di Milano. (…)” (CAPROTTI, Le ossa, pp. 26-27).
Di sicuro, Carlo fu il Caprotti di più ardente spirito, e di entusiasmi che andavano ben oltre i muri della manifattura albiatese. In qualunque impresa s’imbarcasse, ci si lanciava sempre anima e corpo, fossero le sue passioni libertarie, il suo impegno politico, il suo matrimonio o la fortuna della sua fabbrica.
Fonti:
Albiate (MB), Villa San Valerio, Archivi di Villa San Valerio, Archivio della Manifattura Caprotti, Archivio di Giuseppe Caprotti (1837-1895).
Bibliografia:
G. CAPROTTI, “Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana”, Milano, 2024/3.
R. ROMANO, “I Caprotti. L’avventura economica e umana di una dinastia industriale della Brianza”, Milano, 1980.
G. CAPROTTI, “Mostra: la meccanica della Manifattura Caprotti”, 09/10/2024.
ID., “La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura italiana: Albiate e la Svizzera”, 09/10/2024.
ID., “La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura italiana: operai dal carcere di San Vittore”, 13/10/2024.
E. SÀITA, “I Caprotti : aspetti privati, dal Risorgimento alla Seconda Guerra Mondiale”, 08/11/2022.
