Lina Sotis, giornalista e scrittrice, sempre presente nei salotti milanesi, anch’ella “ragazza del Forte” dell’epoca d’oro, fu cara amica di mia madre Giorgina Venosta, ed era spesso ospite nella villa dove lei e il secondo marito Aldo Bassetti avevano sul lago di Monate.
“(…) la villa più bella era villa Madina [Nadina, N.d.R.] dei Caprotti. È lì che si davano appuntamento i giovani milanesi, è lì che Bernardino incontrò la più seducente e schiva dell’epoca, Giorgina Venosta. Signorina, questa, con un pregio impensabile per i tempi: era democratica. Di lei si innamorò, alla follia, Renato Salvatori, che a quell’epoca faceva ancora il bagnino e non l’attore. Il ragazzo seguiva Giorgina dappertutto. La guardava, in silenzio, estasiato. La seguì anche a Viareggio, nella casa di Viareggio della moglie del commendatore [Moratti, N.d.R.]. Giorgina, bella ed educata, salutò la padrona di casa facendo l’inchino. Il bel bagnino, dietro di lei, non ci pensò due volte e anche lui fece una bella riverenza a Erminia Moratti. Fu l’unica sera che alla Capannina, alla Bussola, al Caprice non si parlò di quel giovinotto, con l’erre moscia, che da Torino arrivava in aereo a Pisa e poi saliva sul Tramontana correndo per il mare, non inchinandosi mai a nessuno. (…)”.
Bernardo, per gli intimi Bernardino, era mio padre, e sposò Giorgina, mia madre, nel 1958. Entrambe le famiglie andavano al Forte si può dire da sempre, e benché la differenza di età fosse notevole – lui già trentenne, lei ancora adolescente – all’epoca la cosa non contava molto. “In quelle estati fatali della Versilia alla fine degli anni ’50, Giorgina viene corteggiata anche da Renato Salvatori, che è nato poco distante e ha già recitato come protagonista in Jolanda la figlia del Corsaro Nero di Mario Soldati e in un film di Dino Risi che farà la storia del cinema nazionale, Poveri ma belli, diventando uno degli attori più celebri d’Italia. Molti lo ricorderanno come Mario Angeletti, il prestante ladro innamorato di Claudia Cardinale ne I soliti ignoti di Mario Monicelli.” (G. CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti, Milano 2023, p. 86).
Lina Sotis e mio padre nel 2001 furono protagonisti di un furibondo litigio sullo scalone d’onore di Palazzo Antinori a Firenze, causato da un articolo scritto da lei e non piaciuto a lui.
Fu invece sempre amica e ammiratrice di mio nonno Guido Venosta, che quando gli fu dedicata una via milanese, nel 2003, definì “il simbolo di una Milano integerrima, schiva, perbene, solida, elegante e generosa.”. E un campione di stile; in un’intervista del 2022 lo definì “l’uomo più elegante di Milano”, tradizionale “ma chic” nel rosso scuro che prediligeva.
Uomo internazionale, dirigente della Pirelli, il nonno fu praticamente il creatore dell’AIRC-Associazione italiana per la ricerca sul cancro (oggi Fondazione per la ricerca sul cancro – AIRC) che, sotto la sua guida come presidente, divenne il più grande ente di finanziamento privato d’Italia nella ricerca per la lotta contro i tumori. Uomini del genere si rispettano senza riserve, e io, che ora presiedo la Fondazione [Gudo Venosta] a lui dedicata, cerco di tenere alto il suo nome e, non ultimi, la sua intelligenza, la sua efficacia, il suo stile.
