Sopra l’attivista blogger americana di origine indiana Vani Hari, contro gli ogm..
La questione degli ogm, già affrontata su questo sito principalmente in “Gli ogm, la GD e l’ufficio stampa di Esselunga”, del quale questo pezzo è il seguito, continua ad essere di grande attualità. In Italia ma anche altrove, come vedremo
Nell’ aprile 2014 il Tar del Lazio respingeva il ricorso del signor Fidenato, agricoltore in Friuli, che voleva coltivare Mais Mon810 (v. articolo già citato)
A maggio l’Economist si occupava di ogm negli Stati Uniti: la legislazione dello Stato del Vermont obbligherà i produttori alimentari, nel 2016, a dichiarare gli ogm
il settimanale britannico, da sempre appassionatamente pro ogm, faceva presente che, seppur il 90% degli americani fosse per l’etichettatura trasparente (dove gli ogm verrebbero dichiarati), 3 milioni e 100’000 persone muoiono ogni anno di malnutrizione mentre nessuno muore per gli ogm…
D’altronde l’articolo era intitolato, abbastanza polemicamente, “Vermont v Science”, ovvero il Vermont contro la Scienza.
l’Economist poi segnalava che alcune aziende – tra le quali anche Walmart – sarebbero state favorevoli all’etichettatura trasparente.
Tra i distributori spiccava Whole Foods , definito il “supermercato per i ricchi”.
Faceva quindi , in estrema sintesi, nel suo pezzo , una semplificazione della questione dividendo l’umanità in due:
1) da una parte i pro ogm, che salveranno il pianeta dalla fame,
2) dall’altra quelli che sono contro gli ogm, i ricchi che e se ne infischiano dei 3,1 milioni che muoiono ogni anno di malnutrizione.
Un’etichetta chiara del programma di Whole Foods
i fagioli neri (black beans) non contengono ogm
subito dopo, il 17 maggio, la Francia approvava una legge contro gli ogm…
e tre settimane dopo si sviluppava un dibattito sulle varie testate italiane a favore o contro gli ogm
anche perchè il Consiglio di Stato il 13 giugno ribadiva il no alla coltivazione in Italia
tra i tanti interventi quello della senatrice a vita Elena Cattaneo era tra i più interessanti
“Bisogna aver più fiducia nei consumatori e smetterla di trattarli come bambini che vanno accuditi. Ognuno saprà fare la sua scelta libera se potrà confrontare prezzi, sapori ed etichette trasparenti”
Verissimo ma l’opacità dell’etichettatura fa parte del gioco dei produttori:
1) nei confronti degli ogm (e mi riferisco ai prodotti derivati da animali alimentati con mangimi ogm (*), anche perchè i prodotti confezionati sono stati rifiutati dai consumatori tanto tempo fa)
2) verso una provenienza chiara e trasparente degli ingredienti
i pomodori ogm di Sainsbury’s: lanciati nel 1994 e ritirati dagli scaffali della catena britannica nel 1999
(*) nessuna azienda produttrice, neanche negli USA, patria degli ogm, metterebbe mai volontariamente sui propri manufatti un ‘etichetta con la dicitura “prodotto con mangimi ogm”
E faceva bene, tre giorni prima, il 15 giugno 2014, Vani Hari a dire “vogliamo sapere cosa mettete in bottiglie e lattine”
Lei si riferiva ai colossi USA della produzione di birra ma
il principio del “diteci cosa mettete in… ” dovrebbe valere per tutti i prodotti, sempre.
“…You’ve got to know your food to conquer your health”, ovvero
…”Devi sapere cos’è il tuo cibo per conquistare la tua salute”
In Italia mi sembra giusto segnalare che lo stesso discorso viene fatto da Altroconsumo:
“che cosa c’è veramente nei prodotti?”
e sempre Altroconsumo, il mese successivo, non entra nel merito dell’etichettatura in sè ma evidenzia un altro aspetto interessante : la differenza tra messaggi promozionali sulle confezioni e le specifiche sulle etichette
il caso Inalpi dove il latte fresco – dichiarato nella pubblicità – è inesistente nel prodotto è decisamente interessante …
i Premium Saiwa “non salati” con il sale tra gli ingredienti è anch’esso eclatante
la patata fritta “naturale”… che non vuol dire assolutamente nulla (negli USA il mercato del biologico è frenato dagli alimenti “natural”!)
la pizza Cameo “tradizionale”, fatta con l’Edam e le acciughe Rizzoli “100%italiane”, di provenienza albanese sono altri casi che la dicono lunga su come sia costruito il “marketing” di molti produttori …
p.s.: il ministro Maurizio Martina ha definitivamente bloccato gli ogm in Italia a luglio..
e ad agosto, in Francia, gli allevatori di ostriche hanno urlato la loro disperazione e denunciato danni per 20 milioni di €…
puntando il dito contro i metodi intensivi di allevamento e l’utilizzo delle ostriche transgeniche…
.. e chiedendo la separazione delle zone dove nascono le ostriche normali da quelle transgeniche (“huitres transgéniques”) perchè la diffusione di molluschi ogm sterili indebolirebbe il patrimonio genetico delle ostriche, in generale.
Sopra : due allevatori francesi di ostriche.
Questa situazione sarebbe un ulteriore conferma della bontà delle decisioni prese dal ministro Martina e dalla regione Friuli Venezia Giulia
Prima stesura del 20 giugno 2014
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