Dal 1970 al 2014 abbiamo fatto scomparire 6 animali su 10 : lo studio è stato condotto da 59 scienziati di tutto il mondo.
Le cause vanno dal cambiamento climatico all’inquinamento e le specie a rischio sono 8’500.
Di questo passo, nel 2050, solo il 10% del pianeta non risulterà condizionato dall’uomo.
Vedi in proposito questo video del WWF Internazionale.
E la Cina , purtroppo, ha appena tolto il veto sull’acquisto di prodotti di tigre e rinoceronte… (Il Corriere del 31 Ottobre 2018).
Sotto: rinoceronti bianchi in Zimbabwe

Assistiamo alla sesta estinzione di massa.
Ce ne sono state altre cinque, con – a volte – la scomparsa del 95% delle specie. Ma è il ritmo della scomparsa attuale che è drammatico. E’ centomila volte superiore alle cinque estinzioni precedenti.
Questa sparizione è grave per motivi economici ma anche di stabilità politica:
- Economicamente si stima che la natura renda al mondo “servizi ecosistemici” per 125’000 miliardi di $, pari a 1,5 volte il Pil mondiale.
Se dovessimo , ad esempio, impollinare a mano i fiori dei tutta la produzione agricola mondiale – come purtroppo già si fa , da anni, in Cina – o proteggere tutte le coste degli atolli che rischiano di essere sommersi dall’innalzamento delle acque, subiremmo dei costi economici altissimi.
Sotto: una bella immagine di Albiate

2. Politicamente l’effetto, indiretto, è evidente ed è sotto gli occhi di tutti: si tratta delle grandi migrazioni di massa che verranno pesantemente aggravate da queste estinzioni.
Anche perchè le estinzioni colpiranno pesantemente il turismo in alcune aree come l’Africa.
Il problema della sovrappopolazione a livello mondiale esiste ma non è la causa principale di questa estinzione:
un americano ha un’impronta ecologica (L’impronta ecologica è un indicatore complesso utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle) sei volte superiore a quelle di un abitante africano. Un europeo cinque volte superiore ad un abitante dell’Africa.
Per essere ancora più chiari: l’umanità sta usando risorse e generando scarti a un ritmo tale che il nostro eco sistema non riesce rigenerarle.
Nel futuro potremo disporre di meno materie prime per i nostri consumi.
Sono quindi i nostri consumi a a condizionare l’ambiente.
Diamo un esempio pratico: 70% dell’ olio di palma importato – in Francia – serve a fabbricare biodiesel per veicoli. Una ragione in più per cambiare la propria macchina diesel con una meno inquinante, il cui carburante non causa deforestazioni ed estinzioni di massa.
Fonti: Corriere della sera, Le Monde, WWF France e WWF International



