Ho conosciuto Giovanni Rana andando a visitare la Sua azienda, tanti anni fà, dopo aver introdotto i suoi prodotti nei banchi di Esselunga.
All’epoca l’inserimento della pasta Rana in Esselunga era stata abbastanza “innovativa”, visto che a Limito era in vigore una politica “autarchica”:
non bisognava introdurre Rana perchè avevamo la nostra pasta fresca, non bisognava vendere i sacchetti di caffè Lavazza perchè avevamo le nostre buste di caffè, non si voleva il gelato Algida (di Unilever) in assortimento perchè avevamo i nostri gelati, ecc..
Personalmente ero invece favorevole al cambiamento, tanto che feci anche la pace con Barilla.
Questa intervista di Giovanni Rana dell’11 luglio 2014 al Corriere della Sera ha un passaggio, sui rapporti tra padri e figli, che trovo particolarmente intelligente:
i padri, per usare un linguaggio legale, da Antitrust, sono decisamente in “posizione dominante” rispetto ai figli. Sempre, dal primo giorno di vita fino all’ultimo.
La risposta di Rana: ” io vado d’accordo con mio figlio” con in aggiunta “Non noi. Capito?” ne è la riprova.
E’ lui, prima di tutto, che fa lo sforzo di andare d’accordo con suo figlio Gianluca…
Aggiungo una mia considerazione : personalmente – nella “guerra dei Caprotti” – non ho rimpianti.
Ho provato diverse volte a far pace con mio padre, Bernardo Caprotti, ma lui non ha mai voluto.
Neanche prima di morire.
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