Foto : Wildlife Photographer of the year
l’Analisi
I sapiens fanno a pezzi il mondo ora la distruzione è sistematica, La Stampa 28 dicembre 2021
Siamo facili profeti di sventura a prevedere che i prossimi anni saranno anni di eventi naturali estremi che metteranno a dura prova le vite e il benessere dei sapiens e degli altri viventi sul pianeta Terra. È senz’altro vero che, rispetto ai decenni passati, abbiamo registrato un complessivo miglioramento, se consideriamo le vittime, ma l’ammontare globale dei danni causati dai “disastri” è in cospicua crescita, considerando poi che viene computato ufficialmente solo quanto coperto dalle assicurazioni, che sono diffuse solo nel mondo meno colpito, per esempio, dagli eventi meteorologici violenti. A questo andrebbero poi addizionati i costi dell’inazione: non intervenire in prevenzione comunque ha un prezzo enorme, che amplifica quello dell’intervento successivo in riparazione. Ciò è soprattutto vero in Paesi come il nostro, che assomma, per dirne una, il record europeo di frane (620.000 su 750.000 censite nel continente) e che non ha certo il primo posto in prevenzione (1 euro in prevenzione ne vale 10 in emergenza).
Come saranno dunque i prossimi tempi del pianeta Terra, da questo punto di vista? La prossima sarà l’era del fuoco, del vento e dell’acqua, se non vogliamo considerare la terra per via del fatto che i sismi e le eruzioni sono indipendenti dalle azioni dell’uomo, almeno per quanto riguarda le cause ultime. Soprattutto gli incendi devasteranno regioni sempre più grandi del globo, dove ci sono le foreste primarie indispensabili allo stoccaggio di anidride carbonica e alla ricchezza della vita. Amazzonia, foreste asiatiche e siberiane, California e Mediterraneo vedranno divorati dalle fiamme territori grandi come una piccola nazione europea in un solo colpo, mentre non si fermerà per questo la deforestazione operata dai sapiens, raro tentativo di suicidio, praticamente unico in natura. Cicloni anche extratropicali, fuori stagione e fuori dalle zone “tradizionali”, diventeranno la regola, insieme al moltiplicarsi delle alluvioni improvvise (flash flood), ormai già comunissime in Italia, dove in poche ore cade la quantità di pioggia che in passato cadeva in sei mesi. I grandi corsi d’acqua subiranno ondate di piena paragonabili a quelle dell’Europa continentale di quest’anno, causando danni ingenti e l’impossibilità di vivere dove si viveva prima.
Ondate di calore estive, ma anche punte di freddo inusitate invernali, diventeranno prevalenti, portando a un’estremizzazione del clima mai vista prima a memoria d’uomo. Tornado, tempeste di vento (simili a Vaia) e trombe d’aria segneranno nuovi corridoi di propagazione anche alle nostre latitudini. Siccità in Africa e inondazioni in Asia spingeranno masse di decine di milioni di migranti in giro per il mondo a cercare una sopravvivenza impossibile nei Paesi di residenza.
Scenari di questo tipo sono dipinti da tutti (ribadisco, tutti) gli specialisti del clima e vengono presentati in rapporti e conferenze da anni, ma non sembra che i governi del mondo li prendano sul serio. Specialmente quando indicano nell’azzeramento delle emissioni clima alteranti l’unica strada per agire sulle cause, visto che ancora non si riesce a trovare un modo efficace di intervenire sugli effetti ri-assorbendo anidride carbonica, nemmeno piantando tutti i nuovi alberi di cui si parla molto senza fare quasi nulla.

Ma più che la tecnologia, quella che manca è la capacità di incorporare nei nostri orizzonti culturali il rischio naturale, comprendendo che non esistono le catastrofi, ma solo la nostra tradizionale incapacità di vivere in armonia con il pianeta. Oggi gli incendi e le tempeste, le alluvioni e le frane diventano catastrofi solo per colpa nostra. E non basta: possiamo forse ridurre le catastrofi industriali, come Fukushima o Bhopal, ma la distruzione sistematica del mondo naturale e l’impoverimento della vita hanno un’altra conseguenza micidiale, quella che paghiamo a durissimo prezzo da quasi due anni e che si chiama pandemia. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora del clima e delle epidemie cercando un posto da padroni nel mondo e ne stiamo pagando un prezzo insostenibile: non saranno gli dei a punire la nostra hybris, ma gli elementi naturali e i micropredatori patogeni, incredibilmente più adatti dei sapiens a un mondo che cambia per colpa solo nostra.



