Redatto il 25 febbraio 2022, aggiornato il 24 luglio 2025
Il Santo è una figura importante del del mio libro, “Le ossa dei Caprotti”.
Titolo originale : San Valerio Protomartire d’Africa
Nei martirologi, libri contenenti le vite e gli atti dei martiri cristiani, la Chiesa ricorda diversi santi di nome Valerio.
Le reliquie conservate nell’omonimo oratorio di Albiate appartengono a un Valerio martirizzato in Africa con San Rufino, all’epoca delle grandi persecuzioni anticristiane (III-IV secolo d.C.), e il cui onomastico è posto, con quello del compagno, al 16 novembre, giorno nel quale, l’oratorio, viene aperto e viene officiata la messa.
Negli anni Sessanta del XVII secolo (1670 ca.) a monsignor Carlo Francesco Airoldi, vescovo di Edessa e nunzio pontificio (ossia ambasciatore) presso alcuni dei maggiori potentati dell’epoca (tra i quali il Granduca di Toscana e la Repubblica di Venezia) [2] vengono donati dalla Santa Sede, quale segno di distinzione per il suo operato e il suo grado, l’intero corpo di Valerio e diverse reliquie di altri martiri.
Franco Perego spiega molto bene la vicenda storica: “…Marcellino Airoldi (1610-1665), era un ben noto finanziere-banchiere lombardo. Già nel 1628 ,“versato nelli negozi di cambi”, si era iscritto ai “mercanti di strada” e nel 1647 acquisì il feudo di Lecco, assumendo il titolo di Conte nel 1649. Sono attestati i suoi rapporti creditizi con gli esponenti spagnoli anche in terra ligure. C’è da chiedersi se il venditore della villa è il rinomato erudito-collezionista Marco Cremosano (1611-1704), coadiutore del Notaio camerale milanese e autore di una voluminosa opera araldica, il cosiddetto Stemmario Cremosano (1673), custodito nell’Archivio di Stato del capoluogo lombardo, in cui è riportato anche lo stemma del Comune di Albiate. L’atto contrattuale di acquisto venne rogato da uno dei più affermati Notai milanesi, Giovanni Battista Aliprandi “attivo tra il 1618 e il 1655”.
L’intraprendente Marcellino, figlio di Giovanni Battista e di Drusiana Invitti, sposo dia Maria Diano, vedova di Antonio de Lara, è il genitore di Cesare e di Carlo Francesco i quali ebbero un ruolo rilevante nelle vicende della villa. Fu infatti Cesare, investito nel 1649 della carica di Tesoriere generale dello Stato di Milano (ufficio espletato dagli esponenti Airoldi “per quattro generazioni”), a promuovere, nel 1667, l’edificazione dell’Oratorio adiacente, originariamente intitolato alla Madonna Immacolata. E suo fratello, il prelato Carlo Francesco, si adoprò per collocare in tale chiesa il corpo di San Valerio martire, proveniente dalle catacombe romane. La reliquia gli fu donata dal papa per meriti acquisiti insieme alle altre reliquie, segno di altissimo gradimento. Da qui il nome, ancora diffuso, di Villa San Valerio..“.
Era l’epoca in cui le catacombe romane erano state appena scoperte, e le reliquie dei martiri che vi erano sepolte, fatte oggetto di particolare devozione, erano talmente ricercate da indurre a profanarne le tombe per rubarle, tanto che i pontefici comminarono la scomunica a tutti coloro i quali s’impossessassero dei resti dei martiri senza autorizzazione.
Gli stessi pontefici, però, potevano far dono di reliquie ai prelati benemeriti della Curia, o ai nunzi, o ai laici che si fossero particolarmente distinti nel servizio della Santa Sede. Maggiore era la dimensione della reliquia, maggiore erano l’importanza del dono e, di conseguenza, del donatario [3].
Per accogliere degnamente l’omaggio fatto a lui personalmente e alla sua famiglia, l’Airoldi fece restaurare e ampliare l’oratorio dedicato alla Vergine Immacolata annesso alla proprietà di famiglia ad Albiate (oggi in provincia di Monza), sito dirimpetto all’ingresso della villa residenziale, e lo fece intitolare proprio a San Valerio.
Sotto: lo stemma Airoldi
Stemma degli Airoldi
Il documento di donazione dell’importante reliquia – non a tutti si donava un intero corpo! – non è stato ancora rintracciato nell’archivio Airoldi conservato presso Villa San Valerio: può anche darsi sia andato perduto, visto lo stato di precaria conservazione in cui versa l’atto di donazione delle reliquie di altri santi tuttora esposte nell’oratorio [4].
[1] Vedi P.P. Bosca, Martyrologium Mediolanense, Milano, 1695, ad datam. Notizie in breve si possono poi rintracciare sul sito <http://www.santiebeati.it>.
[2] Carlo Francesco Airoldi nacque a Milano nel 1637; fu nunzio apostolico (ossia ambasciatore pontificio) in Fiandra e a Firenze, e nel 1675 fu nominato presso la Repubblica di Venezia. Morì a Milano il 7 aprile 1683 a 46 anni, e fu sepolto in Duomo ai piedi dell’altare della cappella di San Giovanni Buono o di San Michele (dirimpetto a quella della Madonna dell’Albero), ove i suoi resti tuttora si trovano. Questa sepoltura conferma la sua importanza.
[3] Vedi per un riassunto G. Sala, Albiate dal dopoguerra all’inizio del nuovo millennio, edizione a cura di A. Zelioli, Pessano (MI), 2003 [fuori commercio].
[4] Albiate, Villa San Valerio, Airoldi conti di Lecco, Archivio di Casa, Archivio di monsignor Carlo Francesco Airoldi arcivescovo di Edessa, busta 139, fascicolo 248.
Testo a cura di Eleonora Sàita.
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Sotto : le prime due immagini sono state scattate durante la messa officiata da Don Renato il 16 novembre 2024


