La malattia, contro la quale ad oggi non si conoscono rimedi(*) , è presente anche in Spagna (Valencia e Baleari), Germania e Francia (Provenza, Alpi e Costa Azzurra + Corsica).
Oltre agli ulivi può colpire anche altre varietà vegetali (es.: mandorli in Spagna)
Il fenomeno in Italia è stato aggravato dalla siccità ed è molto più intenso che altrove.
Dall’articolo del Corriere non si capisce se il crollo verticale della produzione italiana (-62%) sia avvenuto tra il 2016 e il 2017 ma si suppone di sì.
La Stampa parla invece di un – 40% ma tant’è:
la produzione italiana “ormai al lumicino”, vale all’incirca un decimo di quella spagnola.
L’olio sarebbe un “settore strategico, di interesse nazionale”, come dice Pierluigi Tomato, manager di Doleo, la multinazionale spagnola posseduta dal fondo CVC, che controlla il poco di olio italiano rimasto e si suoi marchi prestigiosi(es.: Bertolli, Sasso, Carapelli).
Ma il parallelo con le arance siciliane, spazzate via dalla “tristezza” (una malattia dimenticata) e dalla mancanza di visione politica sull’agricoltura, viene spontaneo.
Tra l’altro il nostro olio sarà sicuramente migliore di quello spagnolo ma costa molto di più…
Una situazione medievale, da non credere.
Aspettiamo la prossima siccità nel Sud Italia per assistere alla fine degli ulivi pugliesi (vedi sotto) e dell’olio italiano mentre la UE apre , giustamente, procedure d’ infrazione contro di noi?
L’agricoltura italiana avrebbe un grande bisogno di visione e di un piano strategico perché se l’olio ha questi problemi altri comparti, come il latte e i suoi derivati, non “ridono”.
E il fatto che queste filiere siano controllate da imprese straniere danneggia profondamente l’immagine dell’Italia.
Prima stesura: 22 Aprile 2018. Con il contributo di Massimo Boraso


