Il supplemento del Corriere della Sera, L’Economia, il 17 dicembre 2018, ha definito la sostenibilità “parola dell’anno”.
In un articolo sul Bilancio Sociale di Esselunga (*) ho segnalato come, recentemente, la sostenibilità sia diventata molto alla moda.
Gli articoli sul cambiamento climatico, sui suoi effetti e sulla recente massiccia estinzione degli animali si sprecano.
Molto interessante, per chi legge l’inglese, ad esempio, questo pezzo del New York Times, sulla sparizione degli insetti.
Ne riparleremo alla fine di questo pezzo.

The Economist, a dicembre 2018, è tornato sull’argomento del cambiamento climatico con una sintesi molto interessante che ho tradotto:
Avvertimenti globali (*)
“La Casa Bianca ha pubblicato una valutazione sull’effetto del riscaldamento climatico sull’economia americana. Gli autori hanno messo in guardia : ci saranno inondazioni, siccità e altre devastazioni dovute al clima, per il 2100.
Donald Trump ha detto che lui non ci crede.
L’ONU ha quindi sfoggiato il suo rapporto, mostrando che i firmatari dell’accordo di Parigi sul clima non stanno facendo abbastanza per stare sotto all’obiettivo dell’incremento della temperatura inferiore ai 2° centigradi stabilito e che porterebbe la temperatura un livello pre-industriale.
L’Organizzazione Metereologica Mondiale ha detto che il C02 nell’atmosfera ha raggiunto 405 parti per milione, il livello più alto negli ultimi 3-5 milioni”.
(*) il titolo è frutto di un gioco di parole in inglese : Global warnings (Avvertimenti globali) in inglese è molto simile a Global warming (riscaldamento globale).

E il filosofo australiano Clive Hamilton (su Le Monde del 21 novembre 2018) da una spiegazione molto interessante e sensata del negazionismo climatico:
” Sarebbe molto facile buttare la colpa sugli scettici del cambiamento climatico americani e su Donald Trump
… la realtà è che siamo tutti scettici sul cambiamento climatico. E’ praticamente impossibile accettare tutta la verità su quello che abbiamo fatto subire alla terra. E’ così radicale, così scioccante, che è molto difficile vivere con questa responsabilità tutti i giorni, questo ci richiederebbe troppo sforzo dal punto emotivo…
Accettare la totalità del messaggio degli scienziati sul clima significherebbe abbandonare il principio fondamentale della modernità, ovverosia del progresso. Questo significherebbe rinunciare all’idea secondo la quale il futuro è sempre una versione migliorata del presente…
Bisognerebbe , al contrario, rassegnarsi a un cambiamento di vita radicale. E anche quelli che criticano il capitalismo ne sono dipendenti. E’ molto deprimente e il cambiamento implicherebbe troppi sforzi per la maggioranza delle persone, che dovrebbero accettare un lutto…”.
Come conciliare, ad esempio, la nostra voglia di cioccolato con il fatto che le culture di cacao devastino le foreste tropicali, in Costa d’Avorio, Gana, Indonesia, Ecuador e Brasile?
Preferiamo non vedere, non ascoltare… e continuare a mangiare, magari buttando via un bel pò di roba.
E si torna a quanto detto all’inizio: uno degli effetti della sparizione degli insetti potrebbe essere potrebbe essere la fame, per il genere umano.
Una bella contraddizione, no? Nei paesi occidentali si continua a sprecare di tutto con il rischio che, alla fine, i nostri figli rimangano senza cibo…

In Italia ci si preoccupa per il cambiamento cliamtico, in Francia una petizione per il clima è stata firmata da 1,8 milioni di persone ma bisognerà andare oltre come, ad esempio, sacrificare forse una parte dell’efficacia dei prodotti perchè siano più sostenibili.
Non si può salvare il pianeta e soddisfare tutte le esigenze dei clienti.



