Per capire il presente ( = Bernardo Caprotti abbandona ogni delega operativa ma rimane dominus di Esselunga), a volte, basta ripercorrere il passato…
Correva l’anno 2002.
Le Produzioni di Esselunga avevano subito un danno consistente e Bernardo, che aveva preso le decisioni a monte sugli impianti produttivi (*), decideva di “ritirarsi”, come potete leggere dalla lettera seguente
(*) un impianto costato 120 milioni di €, senza un piano industriale.
Bernardo avrebbe cessato di occuparsi dell’ ufficio tecnico (che gestiva progettazioni, costruzioni e manutenzioni), dei progetti dei nuovi superstore, dei cantieri e dello sviluppo della rete che erano le sue principali aree di interesse e le sue occupazioni.
Io ero direttore operativo e sarei diventato, ad aprile 2002, A.D. di Esselunga.
Dagli inizi degli anni ’90, mi occupavo soprattutto dell’area commerciale e marketing.
Bernardo Caprotti si ritirava ma avrebbe continuato ad occcuparsi di alcuni progetti e del “verde”.
Credendo alle sue intenzioni ero molto preoccupato per l’incombenza di nuovi incarichi operativi e gli chiedevo che non precipitasse le cose…
Dovevo anche chiedergli di salvaguardare il mio ruolo e di darmi (darci) delle deleghe chiare. Il rischio che lui mi delegittimasse era all’ordine del giorno, come vedremo di seguito.
Nonostante i miei tentativi e quelli del dottor Renzo Fossati, allora direttore delle Risorse Umane, di farlo ragionare, il mese dopo ricevevo la comunicazione seguente
Nota:
Alfonso Pellegatta era il suo avvocato di fiducia da sempre, come suo padre Camillo Pellegatta lo era stato di mio nonno Giuseppe. Mio padre chiuse definitivamente i rapporti con Pellegatta nel 2007, come con l’ingegner Eugenio Kannès (vedi sotto).
L’uscita di Carlo Alberto Corte Rappis è invece del 2003, Renzo Fossati andava via del 2004, mentre Paolo De Gennis lasciava Esselunga nel 2010.
Tornando al ritiro di Bernardo del 2002 lui scriveva a me ma anche a tutti i dirigenti, che sarebbe rimasto a “dare uno sguardo a tutto” ciò che gli piaceva.
E infatti io mi chiedevo in rosso “da presidente / azionista o da operativo?”. Anche perchè qualche giorno prima aveva contestato al reparto marketing (che dipendeva formalmente da me) un cartello del reparto pesce nel superstore di Lorenteggio.
I confini tra il ruolo dell’ A.D. in pectore e quello del presidente – che diceva di volersi ritirare ma poi interveniva direttamente su tutto, by-passandomi – erano per me difficilmente individuabili , ma lo erano anche per chi lavorava con noi.
C’era parecchia confusione, dovuta alla mancanza di chiarezza dei ruoli dei più alti dirigenti di Esselunga (A.D., Presidente ma anche Vice Presidenti e CFO).
Pochi giorni dopo questa lettera, mio padre si risentiva che non l’avessi avvisato di una riunione sulle planimetrie di alcuni superstore e, dimentico di tutte le lettere già recapitate al personale (v. supra “Riservata, discreta“), tornava tranquillamente al “suo posto”.
Ovviamente nulla veniva chiarito al vertice di Esselunga dove io sarei resistito solo altri due anni (per il suo eventuale ritiro relativo all’anno 2003, in seguito à l’affaire Zunino, vedi L’Espresso del 4 giugno 2013).
Bernardo ha deciso di ritirarsi il 23 dicembre 2013 ma, a prescindere dalle deleghe e dalle cariche, rimarrà comunque a Limito di Pioltello, come aveva già scritto il 22 marzo 2002.
Continuerà a fare quel che ha sempre fatto, overossia dare uno sguardo a tutto quel che gli piace…
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