Sopra : Ferdinando Schiavoni, con Bernardo Caprotti ed il senatore Mario Crespi, il 27 novembre 1957, all’apertura del primo supermercato italiano, in viale Regina Giovanna .
Prima stesura : 16 ottobre 2016, ultimo aggiornamento 27 dicembre 2022
TendenzeOnline, giornale di Indicod, diretto da Marco Cuppini, ha scritto questo articolo riportato da Linkiesta, senza fare le opportune verifiche.
Contrariamente a quanto riportato da Indicod, in “Falce e Carrello”, di Bernardo Caprotti,a pagina 70, si legge:
“nel 1977 Francesco Colucci, presidente dell’ Unione Commercianti di Milano e poi presidente di Confcommercio, si era appropriato del progetto del codice a barre in Italia e lo teneva volutamente fermo. Ai commercianti, agli ambulanti non interessava, anzi la sua attuazione avrebbe dato vantaggi competitivi alla “grande distribuzione”. Schiavoni, essendo vicepresidente di Confcommercio, trasse il progetto dalla scrivania di Colucci e contribuì a fondare ed a promuovere attivamente l’Indicod, l’Istituto Nazionale per la Diffusione della Codifica dei Prodotti, che assegna il codice ad ogni prodotto italiano”.
Falce e Carrello è un libro opinabile (1) , che io stesso non amo citare, visto che parla male di me. Spesso viene ripreso , senza aver pensato che,al riguardo, ci possa essere una versione diversa dell’accaduto .
Ma ho avuto il privilegio di conoscere e lavorare con Ferdinando Schiavoni (1924- 2003) e so quanto valeva come uomo e come manager:
In Esselunga era stato il primo direttore commerciale e poi, successivamente, vicepresidente del Consiglio di Amministrazione dando un grande impulso alla diffusione del codice a barre, alla liberalizzazione degli orari nella Grande Distribuzione e delle licenze per i supermercati.
Ebbe inoltre il merito di portare in azienda Paolo De Gennis,(direttore generale e poi vicepresidente), artefice tra le altre cose, dei reparti del fresco di Esselunga , e tutto il nucleo operativo originario di dirigenti (come Silvano Cis, ad esempio) , buyer e ispettori che fecero grande l’azienda agli esordi (dagli anni ’60 ai primi anni ’90, prima degli “anni di Giuseppe Caprotti”).
Inoltre, sulla vicenda riguardante il codice a barre, posso certificare che Ferdinando Schiavoni gestiva i rapporti con Francesco Colucci poichè, entrando in Esselunga nel 1986, spesi – prima di andare alla Dominick’s di Chicago – un periodo con Schiavoni che mi portò con lui varie volte in Confcommercio (2).
Sono quindi convinto che Indicod non dovrebbe dimenticare la propria Storia perché senza di essa non può immaginare il futuro.
Su Ferdinando Schiavoni si può aggiungere che fu il “braccio destro di Boogart” (v. “La spesa è uguale per tutti” di Emanela Scarpellini, 2007, Marsilio, a pagina 40) . E Richard W. Boogart era il primo amministratore delegato di Supermarkets Italiani – oggi Esselunga, l’uomo di fiducia di Nelson Rockefeller, fondatore della società con i Caprotti e altri soci italiani, tra i quali Marco Brunelli .
Schiavoni (è sempre la Scarpellini che parla) “rimarrà alla Supermarkets Italiani/Esselunga tutta la sua carriera professionale. Esponente di punta del management aziendale e vicepresidente, darà un contributo fondamentale all’evoluzione normativa del commercio al dettaglio in Italia”
Ferdinando Schiavoni era entrato in azienda nel 1957 e l’ultima volta che lo vidi era per il pranzo organizzato da Bernardo Caprotti per l’apertura del superstore di Corsico, nel 1995.
Nella foto sotto si vede il dottor Ferdinando Schiavoni tra due prelati sempre in Regina Giovanna.

(1) nel libro, ad esempio vi sono alcune stranezze:
- ad esempio mio nonno Giuseppe Caprotti , che nel 1942 era delegato podestarile di Albiate, diventa antifascista.
- Claudio Caprotti, che Bernardo non voleva far apparire come fondatore di Esselunga, nel libro non viene citato. Fondatore no? Ma almeno finanziatore sì.
(2) il codice a barre era già in uso in Esselunga, con le casse NCR, ma la sostanza non cambia.
Sull’impronta data dagli americani ad Esselunga consiglio di leggere La nascita dei prodotti a marchio privato in Italia.
La definizione delle unità di vendita (supermercati e superstore) viene dall’americano:
la parola “stores” significa negozi , termine tuttora in uso in Esselunga, come si vede molto chiaramente dall’annuncio qui sotto.



