“Con i fuochi in Australia vediamo un segno di quel che potrebbero essere le condizioni normali in un mondo futuro con un’innalzamento delle temperature pari a 3° ” assicura Richard Betts (Università dell’East Anglia, UK) uno degli autori dello studio pubblicato il 14 gennaio 2020 da ScienceBrief e ripreso da Le Monde.
Lo studio si rifà a 57 studi effettuati sugli incendi pubblicati dopo l’ultimo rapporto sul clima degli esperti IPCC (ONU), nel lontano 2013.
Tutti gli studi mostrano mostrano un’innalzamento della frequenza e della severità dei periodi durante i quali le condizioni metereologiche sono favorevoli alla propagazione del fuoco, dovute a :
- alte temperature
- umidità (bassa)
- poche piogge
- venti forti
A livello globale le stagioni dove queste condizioni sono riunite hanno visto la loro durata aumentare del 20% tra il 1979 e il 2013.
Gli specialisti di Météo France Emilie Joetzjer e Christine Delire aggiungono che gli incendi dipendono anche molto se c’è vegetazione secca, se gli incendi sono causati da fulmini o dagli uomini.
Gli esperti sono convinti che i 4,2 milioni di ettari bruciati nell’Ovest statunitense negli ultimi anni siano dovuti al cambiamento climatico.
Mentre ciò non emerge in modo ancora così chiaro per quel che riguarda l’Australia e la Siberia.
In ogni caso tutti si aspettano peggioramenti e quindi incendi più frequenti e più violenti, nel mondo.

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