La missione – Dopo gli aiuti a Bergamo, l’associazione Hope onlus ha raccolto la richiesta di Papa Francesco
Consegnati respiratori ed ecografi per un milione. «Ambasciatore» dell’operazione Antonio Guizzetti di Sovere
Speranza è la parola chiave di ogni operazione. È garantita là dove arriva Hope onlus, l’organizzazione non profit che aiuta le comunità in crisi. Nella pandemia gli aiuti organizzati dalla onlus italiana sono diventati ancor più preziosi. E la fondatrice, Elena Fazzini, non ha più staccato il telefono pur di garantire il sostegno agli ospedali che chiedevano aiuto, compreso il Papa Giovanni di Bergamo.
Respiratori ed ecografi per posti di terapia intensiva di elevata tecnologia consegnati con rapidità e professionalità. Una capacità manageriale unita a corresponsabilità, sussidiarietà e sviluppo sostenibile in un mix che antepone a tutto il valore della persona.
Tutti ingredienti della speranza, una parola che Papa Francesco fa spesso riecheggiare nei suoi discorsi e che quest’estate si è concretizzata in un accorato appello alla generosità e alla solidarietà verso quelle popolazioni e quei Paesi che maggiormente soffrono a causa del Covid-19. «Un appello che abbiamo subito raccolto per il Brasile – racconta Elena Fazzini – organizzando la più grande operazione italiana di solidarietà nel Paese sudamericano che in questa pandemia è il secondo Paese al mondo con il maggior numero di contagi dopo gli Usa con 3,8 milioni di casi confermati di Covid-19 e con più di 120 mila morti».
Hope onlus ha dunque attivato la macchina necessaria a reperire fondi e macchinai e a organizzare spedizione e consegna con formazione. Grazie alle donazioni di Giuseppe Caprotti, tramite la Fondazione Guido Venosta, e di altri benefattori, Elena Fazzini è riuscita a reperire 18 postazioni per la terapia intensiva equipaggiate con ventilatori polmonari ad alta tecnologia oltre a 6 ecografi portatili per un valore di oltre 1 milione di euro, rispondendo così alla richiesta dell’Elemosineria Apostolica.
«Per rendere concreti la vicinanza e l’affetto del Santo Padre in questo momento di dura prova e difficoltà – dice il cardinale Konrad Krajewski – l’Elemosineria Apostolica si è mobilitata in diversi modi e su più fronti a cercare materiale sanitario ed apparecchiature elettromedicali da donare alle strutture sanitarie.
Per l’operazione in Brasile abbiamo ottenuto il generoso impegno dell’Associazione Hope onlus che è altamente specializzata in progetti umanitari sulla salute e sull’educazione».
Le apparecchiature sono state portate in Brasile dal bergamasco Antonio Guizzetti, ex senior economist della Banca mondiale per il governo italiano, originario di Sovere, e da Paolo Taccone, dirigente medico di Terapia intensiva del Policlinico di Milano.
«Il Brasile è un territorio vastissimo e complicato da affrontare – spiega Elena Fazzini – ma ringrazio Papa Francesco per avermi chiamata a questa missione. Così come sono riconoscente a tutti i benefattori e a i nostri volontari di grande esperienza che sono partiti per affrontare un contesto così complesso e bisognoso».
Antonio Guizzetti, 72 anni, è un manager avvezzo ai rapporti internazionali e ha saputo muoversi con esperienza nei canali istituzionali del Paese sudamericano, come uno speciale ambasciatore di Hope onlus: «Il Brasile è straordinario dal punto di vista ambientale ma ha un enorme problema sociale, qui la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi e la povertà è diffusissima – racconta Guizzetti -. Praticamente lo stato sociale è sostenuto dalla Chiesa cattolica attraverso i tanti ordini religiosi presenti. Così anche le nostre attrezzature le abbiamo consegnate, tramite le indicazioni della Nunziatura Apostolica, agli ospedali cattolici sul territorio.
Particolarmente emozionante è stata la consegna dei macchinari all’Hospital São Lucas di Porto Alegre dove è stato inaugurato un reparto di Terapia intensiva intitolato Unidad intensiva Papa Francesco & Hope Onlus».
Conclusa l’operazione, Hope onlus non chiuderà il capitolo Brasile perché vorrebbe rispondere alla richiesta dei Francescani di allestire una barca-ospedale per raggiungere i villaggi dell’Amazzonia. «Ne esiste già una dedicata a Papa Francesco con un servizio di assistenza sanitaria generica – dice Guizzetti – ma ne servono altre due per la terapia intensiva e per cure odontoiatriche. È una sfida enorme perché non ne esistono altre e Hope onlus si impegnerà per realizzarne una».
In Brasile la sanità pubblica praticamente non esiste. O, meglio, esiste ma è finta e solo i ricchi hanno la garanzia delle cure dallo Stato. Lo conferma il dottor Paolo Taccone in missione per Hope onlus: «Il 60-70% delle prestazioni sanitarie vengono garantite da donazioni filantropiche, di queste l’80% sono di matrice cattolica e sopperiscono alla mancanza dello Stato sia sul fronte medico sia su quello scolastico della formazione.
In Brasile ho visto una disuguaglianza mostruosa. A Rio de Janeiro ti muovi tra case milionarie e contemporaneamente senti gli spari provenienti dalle vicine favelas».
In questo contesto il dottor Taccone ha riscontrato la necessità di sostenere la popolazione brasiliana con macchinari per gli ospedali: «I presidi cattolici sono eroici, ad esempio i Camilliani hanno una settantina di ospedali medio-piccoli gestiti con un’organizzazione e una preparazione culturale eccellente, con poco riescono a fare molto. Negli ospedali cattolici ci sono bravi medici ma con scarse risorse primarie.
Inoltre devono far fronte a un bacino d’utenza gigantesco dove spesso non ci sono mezzi di collegamento. Ecco perché vorremmo partecipare all’operazione umanitaria in Amazzonia da affrontare con i barconi-ospedale dei Francescani. Fanno un lavoro straordinario che va sostenuto.
Oggi il Covid va combattuto a livello globale per evitare ondate di ritorno e nessuno va lasciato solo, soprattutto i poveri». Un appello che Elena Fazzini non farà cadere nel vuoto. Il suo telefono è già occupato e la segreteria risponde con un unico messaggio: speranza!
Caprotti: felice di rispondere all’appello di Papa Francesco
La donazione – Giuseppe, ex Ad di Esselunga, ha sostenuto l’operazione tramite la Fondazione Guido Venosta, intitolata al nonno
Nell’operazione umanitaria di Hope onlus in Brasile, e precedentemente negli aiuti agli ospedali italiani per la lotta al Covid tra i quali il Papa Giovanni di Bergamo, è sceso in
campo anche Giuseppe Caprotti con la Fondazione Guido Venosta.
Il benefattore, figlio di Bernardo patron della nota catena della grande distribuzione Esselunga, della quale è stato Amministratore delegato e azionista di minoranza, ha sposato questa azione filantropica in memoria del nonno materno, Guido Venosta. Giuseppe Caprotti è infatti presidente della Fondazione che porta il nome del nonno. «Lui è stato un grande esempio per me – spiega Giuseppe Caprotti -. Anima dell’Airc dal 1966 al 1996, ha raccolto centinaia di milioni per sostenere la ricerca contro il cancro.
Lui mi ha ispirato la filosofia del give back, cioè essere riconoscenti per quanto realizzato e quindi restituire donando a chi ha bisogno».
Anche sul lavoro la sensibilità di Giuseppe Caprotti non è mai stata esclusivamente economica e lo dimostrò in Esselunga con il primo bilancio sociale: era il 2003 e ancora nessuno l’aveva mai preparato in un’azienda del suo genere. «A ciò si aggiunge la mia conoscenza del Brasile – sottolinea Caprotti – dove ho lavorato nel 1979 da Carrefour. Lì ho conosciuto un Paese meraviglioso e purtroppo anche la sua povertà. È un’area del mondo dove pochi detengono tanta ricchezza mentre gran parte della popolazione è in sofferenza. Ed è anche il tesoro ambientale di tutta l’umanità. Per questo motivo ho partecipato all’operazione di Hope onlus e continuerò a farlo anche in un progetto avviato dal Wwf».
Ambientalista convinto, Giuseppe Caprotti ha risposto all’appello di Papa Francesco di sostenere i presidi medici brasiliani e, in particolare, dell’Amazzonia: «Il Papa è per me un punto di riferimento – spiega Caprotti – sia come credente sia come difensore dell’ambiente. La sua enciclica Laudato sì mi ha profondamente colpito, è una pietra miliare per tutti coloro, come me, che credono nella salvaguardia del Creato.
Sin da bambino ero rimasto affascinato dalla figura di San Francesco, in chiave Fratello Sole e Sorella Luna. Questo Papa ne è il miglior interprete. A ciò si aggiunge il mio desiderio di aiutare chi sta soffrendo per la pandemia. E sono contento di aver potuto contribuire anche a sostenere i bergamaschi attraverso Hope onlus e l’ospedale Papa Giovanni XXIII».
Bruno Bonassi – L’Eco di Bergamo – lunedì 14 settembre 2020


