Ecco, con l’Espresso del 16 gennaio 2014, due altri possibili colpi di scena:
la vendita di Esselunga e il gioco “mettiamo in minoranza Giuseppe”, che avrebbe dovuto far sì che Violetta avesse la maggioranza de la Villata (Immobiliare) e Bernardo la maggioranza della holding che controlla Esselunga.
Ma arriviamoci gradualmente…
Riassunto delle precedenti “puntate”:
1) dopo il cambiamento d’idea di Bernardo Caprotti sul suo ritiro (2002)
2) dopo le modifiche agli statuti (2004), messe in atto per scongiurare ogni tipo di dissenso possibile…
3) dopo le due presunte “congiure” (del figlio nel 2004 e della figlia nel 2010) con il conseguente cambiamento di opinione sui due,
4) dopo le vere e proprie “virate” di opinione sul management, vedi a tal proposito:
a) nel 2007 viene pubblicato Falce e Carrello, e Bernardo qualifica persone che ha scelto di persona e che hanno pranzato in mensa con lui per 10 anni, come una “gang”
b) nel 2010 viene estromesso, dopo 48 anni in Esselunga, il suo braccio destro Paolo De Gennis, possibile “colpevole di cospirazione”) n.b.: dal 2003 in poi , il management ha perso circa 160 persone, tra dirigenti, quadri e impiegati…
5) dopo il cambio di rotta sul possesso delle azioni da parte dei figli, che da “fittizio”… è diventato fiduciario
Ecco, di seguito, quanto rivela Violetta Caprotti a L’Espresso :
“quattro tentativi – tutti documentati – di portare a termine la cessione” :
Ahold, Delhaize, Tesco e Walmart…
ai quali si aggiunge la spagnola Mercadona
Sicuramente il prezzo ha influito nella mancata vendita ma ci sono stati anche altri ostacoli.
Il primo poteva essere costituito da una procura aggiornata (quella nelle mani di Bernardo era del 1996) che i gruppi quotati – come Delhaize, Ahold, Tesco e Walmart – avrebbero potuto richiedere.
Il secondo ostacolo possibile si trova in una frase de L’Espresso : “non vedo l’ora di lavorare con Lei e la sua squadra”.
Questo passaggio sembrerebbe essere rivelatore di quanto ho sentito dire da banchieri di primaria importanza e cioè che Bernardo, pur vendendo, volesse rimanere a Limito di Pioltello, con la “sua squadra”, sulla quale apriamo una parentesi:
le persone di fiducia di mio padre sono tutte molto vicine a Germana Chiodi, segretaria di Bernardo Caprotti (sotto con la giacca rossa)…
… che sembra essere più temuta in azienda perfino di Bernardo Caprotti e che ha fatto assumere in Esselunga 4 sue nipoti e due mariti delle nipoti…
E Mario Gerevini, il 25 novembre 2013, riferendosi ad un vecchio articolo su Bernardo Caprotti, il cui titolo nel 1984 era :
“Esselunga: non si muove foglia che Bernardo non voglia”…
… ha scritto sul Corriere della Sera:
“Non si muove foglia che Germana (Chiodi) non voglia”
E infatti i due astri nascenti della terza famiglia e di Esselunga sono
1) la nipote prediletta di Germana, Elisabetta Anna Cecilia Gozzi, capo della Comunicazione, che dipende direttamente dalla “presidenza”
2) William Caretti, amico d’infanzia della Gozzi (in arte, visto che faceva il fotografo, Willingthon http://www.williamwillinghton.com/), direttore delle Risorse Umane ad interim,
Organigramma del 2013:
Cesare Boiocchi, capo dello Sviluppo, gode della fiducia illimitata di Bernardo Caprotti e Germana Chiodi
la loro entrata in Esselunga combacia con il tentativo di liquidare Violetta, v. in proposito La stampa e il futuro di Esselunga
Si tratta sicuramente di una coincidenza.
Il marito di Cecilia Gozzi, tale Livio Roncalli, dirige il Marketing
da notare che Livio Roncalli ha tre (3) anni di anzianità aziendale e due anni fà si occupava di Produzione
Ci sono poi Nicoletta Gozzi (profumerie), Cristina Bagnariol (ufficio legale), Alessandra Bagnariol (Responsabile del Controllo Qualità) e suo marito Luca Sorichetti (a capo dell’IT)
Difficile che un operatore “industriale”, come Tesco o Mercadona potesse comprare Esselunga, tenendosi anche il gruppo dirigente di Esselunga…
Chi subentra, di solito, vuole comandare, senza ostacoli di sorta.
Forse questa è la situazione che ha fatto “subire pesanti umiliazioni” a Bernardo, che potrebbe però cercare di vendere a un fondo di Private Equity internazionale, perchè in Italia nessun fondo ha simili disponibilità.
I fondi , di solito, comprano le aziende tenendosi, per un periodo, la dirigenza. Anche se la fine di Dominick’s , con il ruolo giocato dal fondo Jana Partners, è inquietante.
In conclusione si può dire che:
a) sia la negoziazione del 2005 con Giuseppe che quella con Violetta nel 2010 non sono andate a buon fine.
Vien da pensare: ma parlarsi tutti e tre insieme, no?
Impossibile, non fà parte del modus operandi di Bernardo:
con i figli (ma anche con i fratelli…) ha sempre usato esclusivamente il principio del divide et impera.
Forse però potrebbe ripersarci perchè se è stato bravissimo con i supermercati non ha invece avuto grandi successi in famiglia, con i fratelli, con il padre, con la madre e con i figli…
b) nella difesa dal nostro tentativo di sequestro delle azioni Bernardo, agli inizi del 2012, attraverso il suo avvocato Massimo Dattrino, oltre a diffamarmi ( la frase sulla Concordia è indirizzata alla mia possibile gestione…), ha affermato che l’azienda non fosse in vendita ma…
Dalla Memoria di Costituzione e Resistenza indirizzata al giudice dottor Angelo Mambriani,
sezione VIII del Tribunale civile di Milano nel febbraio del 2012.
… vista la fretta e la furia che sono state usate nel successivo procedimento arbitrale, nessuno potrà togliermi la convinzione che, anche a fine del 2011 – fino all’estate 2012 – non ci fosse in ballo una negoziazione – la quinta della serie – con la spagnola Mercadona.
E che al seguito del suo fallimento l’azienda spagnola abbia deciso di lasciare il paese nell’estate 2013.
Hortensia Roig, Bernardo e Violetta Caprotti con Juan Roig a Madrid nel 2008.
La famiglia Roig è proprietaria dei supermercati Mercadona.
A Madrid c’era anche Carlo Salza, a.d. di Esselunga. Sotto : è il primo da sinistra in un fotogramma de “Il Mago di Esselunga” di Giuseppe Tornatore
Carlo Salza, prima di entrare in Esselunga era tesoriere in Italmobiliare, gruppo Pesenti
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