Delle quattro sorelle Shammah, due, Claudia e Andrée Ruth e Claudia, hanno avuto e hanno un ruolo importante nella mia vita.
Claudia, donna ebrea di sinistra, è stata una grande amica di mia madre Giorgina Venosta e del suo secondo marito, Aldo Bassetti. È avvocato penalista e cassazionista tra i maggiori di Milano, socialmente impegnata su più fronti, specialmente quello delle pari opportunità (è membro della prima ora del CPO dell’Ordine degli Avvocati di Milano) e del fronte contro l’odio, razziale o di genere che sia. Lei mi assistette per 9 anni in tutte le vicende penali del terribile periodo di denunce, querele e carte bollate che mi avvelenò la vita, dopo che un penalista si è rifiutato di aiutarmi per una vicenda di bilanci nel 2004 e un altro è “passato sulla sponda” di mio padre Bernardo al momento della pubblicazione del suo libro “Falce e Carrello” (2007).
Non solo azioni volte a distruggere la mia immagine ed estromettermi totalmente dall’Esselunga, ma anche vere e proprie azioni di stalking, dai danni alle mie proprietà (alberi tagliati e bruciati, gomme delle macchine tagliate), a telefonate anonime, testa di animale morto e minacce, incendi dolosi e inseguimenti in autostrada. Un periodo quasi annientante. Non per niente uno dei capitoli del mio libro s’intitola Resa incondizionata: “I procedimenti civili fra noi e nostro padre avanzano su un binario parallelo a quelli penali. Quando nel febbraio 2012 nostro padre promuove un lodo arbitrale contro me e mia sorella Violetta, ci fa entrare in una spirale giudiziaria che sembra non finire mai. In cinque mesi il lodo dichiara la proprietà piena ed esclusiva di Bernardo sulle azioni della Supermarkets Italiani – la holding a cui fa capo l’Esselunga – e sull’immobiliare La Villata. Noi ci muoviamo su due fronti. Da una parte impugniamo il lodo in Corte d’Appello e in Cassazione, che danno ragione in entrambi i casi a nostro padre. Dall’altra promuoviamo un giudizio di merito al tribunale civile di Milano sull’inapplicabilità del procedimento arbitrale. Il tribunale rigetta il nostro ricorso. Lo stesso fa la Corte d’Appello. Andiamo in Cassazione nel luglio 2016. La scomparsa di mio padre, due mesi più tardi, cambierà l’epilogo della vicenda giudiziaria: Violetta e io da una parte, Giuliana e mia sorella Marina dall’altra, arriveremo a una transazione che chiuderà anche la vertenza.
In quel periodo vivo momenti di grande tormento. Bisogna ricordare che l’unico procedimento giudiziario avviato da me e da Violetta sulla questione delle azioni è stata la richiesta di sequestro. Il lodo arbitrale viene richiesto, invece, da Bernardo e tutti gli altri procedimenti succedutisi sono in realtà conseguenza del lodo. Quando gli arbitri emettono il loro verdetto, per noi negativo, sono costretto a subire un’altra campagna di stampa offensiva. Fra gli altri si distingue in particolare il giornalista Stefano Lorenzetto, che sul quotidiano “Il Giornale” firma un articolo dai contenuti palesemente diffamatori. Si intitola ‘Portò i supermercati in Italia e a 86 anni decide di tenerseli’ e afferma che ‘Bernardo Caprotti non concede ai suoi eredi la successione per diritto dinastico’ e così ‘l’ha salvata dal figlio’. Il testo è pieno zeppo di informazioni false, che Lorenzetto si è guardato bene di verificare con me. (…). Sono obbligato a querelarlo, una scelta che mi costringe a inseguirlo per sette anni passando da otto sedi giudiziarie diverse, tra le quali i tribunali di Verona, Milano, Catania, Monza e Roma. Il risultato è nullo. La giustizia sembra valere, e correre veloce, solo per il mio augusto genitore. (…) Un giorno mia madre Giorgina mi guarda e mi chiede ‘Ma cosa gli hai fatto?’. Le rispondo: “Ho osato contraddirlo, sfidarlo e andargli contro’. Non importa che, in tutta questa vicenda, in più occasioni io abbia cercato, tramite i penalisti, di trovare una composizione tra noi, che si rivela impossibile. Bernardo esige infatti una resa incondizionata (…) – senza nessuna tutela per noi – (…) Ma l’onore delle armi non è mai stato all’ordine del giorno nell’agenda di Bernardo e, così, arriva la salatissima richiesta di pagamento delle spese giudiziarie relative ai procedimenti civili, che tutti noi interpretiamo come una ripresa delle ostilità. Anche il finale delle vicende penali è notevole. Quando mi ritrovo rinviato a giudizio, chiedo a quattro diversi possibili testimoni di accettare di essere convocati per deporre sulle liti fra Bernardo e la nonna Marianne. Tutti e quattro accettano. L’8 giugno 2015, però, mio padre rimette la querela nei miei confronti, ponendo così fine alla vicenda del blog “parricida” [Nel giugno 2013 avevo pubblicato sul mio blog un’intervista concessa al settimanale ‘L’Espresso’, in cui parlavo tra l’altro della perizia psichiatrica cui ero stato sottoposto al momento di entrare in Esselunga e del tristo episodio di un litigio fra mio padre e sua madre Marianne, finito con lividi ed ecchimosi per la povera nonna, episodi, naturalmente, suffragati da prove]. Il mio avvocato [Claudia, come sempre], spiega al “Corriere della Sera” che abbiamo accettato la remissione ‘con spirito conciliativo’ e “non certo per paura del processo”. E Bernardo, nel 2016, dopo aver vinto tutti i procedimenti possibili contro di noi, che si sono svolti con tempi così celeri da costituire una rara eccezione nel panorama della giustizia italiana, ritira anche la sua richiesta di risarcimento delle spese giudiziarie a nostro carico.” (pp. 351-354).
Credo basti quanto sopra per capire quanto devo a Claudia Shammah, che non mi ha abbandonato mai nonostante la posizione di chi mi stava accanto potesse, spesso, diventare insostenibile, e ha messo tutta la sua costanza, capacità e professionalità nell’aiutarmi.
La sorella Andrée, grande regista teatrale e fondatrice del Teatro Franco Parenti di Milano, è mia amica da poco, ma abbiamo una veduta comune d’intenti. Qui compare sorridente con una delle sue attrici preferite, Anna Nogara, in quel vero e proprio servizio fotografico che la mamma fece all’addio al celibato per le seconde nozze di Lina Sotis, nel 1993, dove compaiono riunite molte future amiche della mia vita che già mi conobbero giovane se non bambino. Nelle ultime stagioni, Andrée ha fra l’altro “creato spettacoli pensati all’interno di progetti.” E proprio in questa fase si è inserita la Fondazione Guido Venosta che io presiedo. Fra gli altri progetti, infatti, la Fondazione ha intrapreso con altri partner “Happy. Diventare capaci”, che ha quale scopo la “prevenzione e intervento di sostegno per il benessere psicologico degli adolescenti dell’area metropolitana milanese e della provincia di Monza e Brianza. (…).” Poiché parte del progetto è anche coinvolgere i giovani selezionati nel fare e vedere teatro, sapendo quanto il suo ruolo sia terapeutico, la Fondazione ha deciso di sostenere le repliche al Franco Parenti dello spettacolo di Roy Chen “Chi come me”, magistrale esposizione che racconta la crescita di cinque giovani in cura presso un centro di salute mentale a Tel Aviv, che si terranno dal 1° ottobre al 1° dicembre 2024.
Last but not least, Andrée mi ha seguito lungo il percorso del mio libro, e lo ha presentato nel “suo” teatro, il Teatro Franco Parenti, lo scorso 22 maggio, in una serata con oltre 500 persone in sala. E ancora, si è prestata a leggere lei stessa dei brani quando ho presentato il libro a Capalbio meno di un mese fa, il 22 agosto. Oltre che un onore, è bello essere amico di una donna come lei.
Bibliografia:
Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah
Fondazione Guido Venosta, News, “La Fondazione Guido Venosta sostiene le repliche di ‘Chi come me’ del Teatro Franco Parenti”
G. CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana, Milano, 2023
