Molto divertente questo pezzo audio de Il Post che mi sono permesso di trascrivere.
In fondo trovate l’intervista che mia sorella Marina ha rilasciato al Corriere della Sera il 13 febbraio 2024.
Il nostro Osservatorio sulla promiscuità dei rapporti dei giornali con i loro inserzionisti oggi si arricchisce di una pagina interessante. Anzi di due pagine, le due pagine in cui il Corriere intervista Marina Caprotti, Presidente di Esselunga e figlia del fondatore di Esselunga Bernardo Caprotti.
Esselunga è un inserzionista di molti giornali italiani, tra questi anche del Corriere della Sera, e chi legge Il Corriere sa che, per esempio, la settimana scorsa c’era una grande pagina sul Corriere comprata da Esselunga per promuovere un suo spot.
Nella stessa settimana c’era anche un articolo del Corriere che parlava dello stesso spot. Sono cose che succedono abitualmente, non solo sul Corriere. Gli inserzionisti ricevono spesso, diciamo, un trattamento particolarmente gentile.
Dentro questa intervista c’è soprattutto un annuncio che sta già nel titolo. La Presidente di Esselunga Marina Caprotti annuncia di voler far tornare in libreria, quindi di ripubblicare il libro “Falce e carrello” che fu scritto dal Padre Bernardo Caprotti. E lo fa, dice, “per onorare la memoria di mio padre”.
L’intera intervista parte dal fatto che, racconta il Corriere, c’è stato un altro libro uscito negli scorsi mesi riguardo Esselunga, riguardo Caprotti. E quindi questa scelta ora di far uscire di nuovo il libro “Falce e carrello” di Caprotti sarebbe una risposta a questo altro libro.
La cosa se volete surreale, anche piuttosto ridicola, è che questo libro, in tutta l’intervista, non viene mai nominato – il libro a cui si vuole rispondere. Si parla di un libro non meglio specificato senza che venga mai indicato qual è il suo titolo.
Ma c’è di più, senza che venga indicato il nome dell’autore, il nome dell’autore di quel libro, che peraltro è il primogenito di Caprotti, Giuseppe Caprotti, che ha scritto per Feltrinelli il libro “Le ossa dei Caprotti”, un libro che racconta la storia di Esselunga, la sua storia personale, la storia del padre in un modo piuttosto drammatico, anche a volte tragico. Questo è l’innesco della scelta di Marina Caprotti di ripubblicare il libro del padre, di dare questa intervista al Corriere in cui dice di aver voluto difendere la storia familiare.
E difendere da chi? Siamo oltre, qui, la condanna della memoria. Da un uomo senza nome, dal primogenito che ha scritto un libro senza titolo. E ora ci sta che Marina Caprotti decida liberamente di non nominare il fratello, di non voler nominare il titolo del Libro, ma il giornalista, se fa il giornalista, lo dovrebbe dire come si chiama il titolo del libro e la persona di cui si sta parlando. Perché è un’informazione piuttosto fondamentale da dare al lettore. E invece no, il ritorno di “Falce e carrello”, racconta il Corriere, è quasi un atto dovuto dopo che un altro libro, non meglio specificato, ha cercato di demolire la figura del fondatore della catena di supermercati.
A firmarlo è stato l’unico figlio maschio nato dal primo matrimonio di Caprotti, anche lui senza nome, questo figlio maschio. A questo punto vorrete sapere forse se nell’arco di questa intervista la Presidente di Esselunga risponda anche ad alcune delle cose che Giuseppe Caprotti, l’innominabile, scrive nel suo libro.
In realtà di risposte alle molte cose puntuali, alcune peraltro piuttosto assurde, che Giuseppe Caprotti racconta in quel libro non ce ne sono. Il tenore delle domande è, tipo: “Suo padre amava anche i dolci? Avete suscitato reazioni controverse? I vostri clienti vi spediscono molte lettere? Bernardo Caprotti era un anticomunista, avverte il peso del ruolo che le è toccato?”
L’inserzionista sarà sicuramente contentissimo, il lettore secondo me un po’ meno.
Leggi anche: I furbetti del Corriere della Sera e dell’Arena di Verona. Grazie a Nicolò Fontana Rava, Elisabetta Montagni e Luigi Rubinelli




