Prima stesura del 16 aprile 2014, Ultimo aggiornamento del 14 aprile 2025.
Siamo, purtroppo, d’accordo con lei al 100%.
Le ragioni di questa mediocrità sono tante:
il caffè, che come molti whisky è blended (miscelato con varie qualità), spesso è “tagliato” con caffè di cattiva qualità (robusta, di origine vietnamita o africana) .
Il personale a volte non sa fare il caffè e, ovviamente, neanche manutenere le macchine.
Report ha evidenziato la contrapposizione tra i bar italiani a proprietà familiare, che spesso servono caffè mediocre, e l’impostazione della catena multinazionale Starbucks, che fa training ai propri dipendenti e serve un buon caffè, con una qualità costante tra uno Starbucks Coffee e un altro, dagli USA al Giappone, passando dalla Svizzera..
Quello che non ha evidenziato il programma è che:
1) i prezzi del caffè – in generale – in Italia sono decisamente troppo bassi per poter differenziare la qualità esistente tra il miglior caffè e quello peggiore.
In una scala di prezzi che, generalmente, va da 0,90 centesimi a 1,10 € è difficile che si capisca che quest’ultimo è magari un arabica in purezza (come quello di Esselunga bio, almeno qualche anno fà ),
Inoltre, con un prezzo così basso, è anche difficile poter investire sulla formazione del personale :
non ci sono soldi ne tempo, ovviamente, per spiegare al barista come gestire la macchina e servire bene un caffè, attività che dovrebbe comprendere spiegazioni sul tipo di caffè servito perchè, come ha fatto vedere molto bene la Gabbanelli, gli italiani – in generale – non distinguono il caffè scadente, tagliato con robusta vietnamita, dal caffè 100% arabica, di qualità superiore.
2) in Italia il sommerso scoraggerebbe chiunque volesse entrare sul mercato,
il NERO (e non parliamo solo del lavoro) fa si che ci siano due circuiti :
uno legale (molto ristretto) e un’ altro illegale (vastissimo) che fa una concorrenza sleale al primo.

Se fossi Starbucks non entrerei su questo mercato [nel frattempo lo ha fatto, con fortune alterne] per le ragioni già esposte, alla quale se ne aggiunge una molto più recente:
3) il peggioramento qualitativo del caffè in alcuni luoghi che dovrebbero essere cult o il bastione del “saper fare” italiano.
Mi riferisco al Sant’Ambroeus a Milano.
Questo bar storico di Milano ha sempre avuto un caffè eccellente, della torrefazione Illy di Trieste
la nuova proprietà dello storico bar – ristorante, che non è italiana, ha pensato bene di abbassare pesantemente la qualità del caffè (omettiamo il nome della torrefazione del “nuovo” caffè , pur conoscendola), mantenendo il prezzo dell’ espresso a 5 €!

Queste sono le cose, e mi riferisco soprattutto al punto 3 (*), che fanno del male al Made in Italy, inteso come l’arte di trasformare al meglio materie prime importate dall’estero (il caffè proviene al 100% da paesi extra- UE).
Si tratta di pratiche assolutamente legali (abbassare la qualità del prodotto mantenendo lo stesso prezzo) ma, secondo noi, poco corrette, che finiscono per farci dire che “la Gabbanelli ha ragione” …
Mentre, da italiani, vorremmo tanto che avesse torto.
Dopo più 20 anni salla trasmissione della Gabbanelli, l’unica vera modifica è data dal prezzo al bar, che è salito a causa dell’ inflazione.
(*) i punti 1) e 2) dipendono da politiche nazionali, il punto 3) dai singoli operatori.
Mi fa piacere – non per il mio Paese – che il Gambero Rosso nel 2024 abbia confermato quanto andavo scrivendo 10 anni fa :
E poi , purtroppo, poi, certe immagini, la dicono “più lunga” di qualsiasi articolo.
Questa macchina Lavazza, orribile da vedersi per come è tenuta, l’ho fotografata nel gennaio 2025, in un aeroporto internazionale.
Ho provato il caffè che, ovviamente, era pessimo.
E quindi non posso non ridare ragione a Report, che ha pubblicato una nuova inchiesta, 10 anni dopo quella della Gabbanelli, che ha di nuovo statuito che il caffè “all’italiana” è – spesso e volentieri- imbevibile.

Vi riportiamo sotto un pezzo trascritto:
“L’Italia ha ancora tanta strada da fare.
I baristi hanno molto da imparare.
I torrefattori hanno molto da migliorare.
Ma, soprattutto, devono ancora imparare a conoscere davvero ciò che comprano.
Non abbiamo papille gustative geneticamente modificate: ci siamo solo abituati a bere caffè difettati.
Ci siamo abituati al gusto del caffè bruciato.
Ci siamo abituati ad aprire un bar chiedendo i soldi al torrefattore.
Ci siamo abituati a scegliere un bar solo se ha la macchina a leva, altrimenti “non è buono”.
Ma non è tutto così.
Report ci tiene particolarmente a mostrare una realtà parziale, una sola versione.
Mi dispiace che non abbiano bussato alla nostra porta, a Salerno…”
Il caffè bruciato è una costante anche in Francia, e ha le sue ragioni specifiche : Nel caffè convenzionale, la tostatura estrema viene utilizzata per mascherare i difetti dei chicchi di caffè, spesso acquistati a basso costo. È anche un modo per standardizzare i gusti”,
Le conseguenze di questa situazione sul mondo del caffè, se non ci sono evoluzioni positive importanti, saranno di due tipi.

- Secondo il Financial Times (agosto 2023) il consumo di caffè è quasi raddoppiato negli ultimi trent’anni.
Starbucks pensa di aprire un punto di vendita ogni 9 ore in Cina nei prossimi due anni e mezzo [nel frattempo l’azienda americana si è ritrovata in difficoltà su questo mercato dove però detiene 7’600 caffetterie , fonte retail & food dicembre 2024].
Se la domanda continua a salire il consumo del caffè dovrebbe di nuovo raddoppiare entro il 2050.
Con il cambiamento climatico il prezzo non potrà far altro che salire.
2. In Italia la qualità, con i prezzi – al costo – in salita, rischia di scendere ulteriormente , se gli appelli al riposizionamento del prezzo della Scocchia (*) e alla migliore gestione della Trucillo non verranno colti. Da notare questo segnale positivo, che potrebbe diventare una tendenza : La colazione italiana scopre il salato e punta su prodotti premium.
Posso attestare che all’estero, molto spesso, non sanno fare l’espresso ma il caffè è una bevanda gradevole, con meno caffeina e soprattutto la miscela non è bruciata mentre i prodotti iper tostati come il caffè “all’italiana” rischiano di non essere più alla moda, accusati di causare il cancro (“L’acrilammide è una sostanza utilizzata in diversi processi industriali; è contenuta nel fumo di tabacco e si può formare nella cottura di alimenti che contengono amido (patate, biscotti, pane, eccetera) e nella tostatura dei cereali e del caffè, ma solo ad alte temperature… L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’acrilammide tra i “probabili cancerogeni per gli esseri umani”).
Ai gestori della macchina della Lavazza non posso che consigliare quel che facevamo noi in Esselunga o quello che fà la Ferrero in tutto il mondo : tanta formazione continua + ispezioni e controlli a tappeto.
Forse anche l’azienda torinese dovrebbe adoperarsi perchè ciò avvenga; non basta vendere le macchine se poi l’espresso – che porta in parte il loro nome – è imbevibile. E se chiudi un rapporto, come è avvenuto, ad esempio in India, è forse meglio che ti ricompri l’attrezzatura che porta il tuo nome.
Per completare il quadro :
Report 9 febbraio, a proposito del caffè
Le etichette del caffè sono incomplete. Ecco le informazioni che dovremmo leggere
Sotto : pubblicità dell’Armando Testa



