Difficile coniugare tre format – ristorante (ma non sarà semplice somministrazione che è un’altra cosa?), bar e negozio – in 60 mq.
Manca solo l’e-commerce e poi il punto di vendita rischia di “andare in tilt”, soprattutto all’ora di pranzo o la sera!
Questo nuovo esperimento mi ricorda un pò Eat And Shop, appena chiuso a Milano.
E’ vero e giusto che le superfici della GD si riducono, ed io l’ho sempre sostenuto, ma bisogna che nei punti di vendia piccoli ci sia lo spazio per potersi esprimere al meglio.
In modo efficiente, che vuol dire anche poco costoso.

Non credo poi che i prodotti a marchio privato debbano andare “ovunque” – come quelli della Coca-Cola – anche perchè nella disitribuzione esistono due problemi :
- i costi di gestione del personale raffrontati ad uno spazio angusto, che può esprimere poco fatturato
- i costi dovuti alla deperebilità di una parte degli alimenti. Soprattutto se il fatturato è contenuto.

Sì perchè i prodotti devono essere adeguati al passaggio e alle necessità : quanti abitanti di Milano compreranno i cantucci , la pasta ll’uovo, le spezie o l’olio evtravergine all’edicola?
Nel caso del Viaggiator Goloso (Unes) era forse più facile guardare cosa vendono le edicole svizzere come K- Kiosk e adattare l’offerta all’Italia.
In sostanza in un’edicola, più degli amaretti morbidi del Viaggiator Goloso, ci vedrei fazzolettini di carta o … la Coca-Cola (con tanto di vetrinetta refrigerata). Delle caramelle e dei gelati.
Prodotti d’impulso.

Sotto un “banale” K- Kiosk: acqua, bibite, succhi di frutta, panini, gelati Nestlè e non food (con sigarette che in Italia non si possono vendere).
Tornando a Carrefour e Terre d’Italia eviterei ulteriori esperimenti dispersivi.
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