Prima stesura del 24 febbraio 2016
La prima sezione civile della Corte di Cassazione ha respinto il nostro ricorso o “impugnazione di lodo”.
Siamo passati attraverso cinque (5) gradi di giudizio civili (Tribunale, Arbitrato, Corte d’Appello, ancora Tribunale e poi Cassazione) in soli quattro (4) anni!
Si tratta di un record che potrà, senz’altro, essere citato nel libro italiano dei Guinnes dei primati…
nel frattempo è arrivata sui giornali (v. “Esselunga, Caprotti vince appello causa civile contro figli” ) la sentenza della Corte d’Appello
E’ utile ricordare anche come :
– nel 2004 io avessi fatto un’offerta per Esselunga e come questa fosse stata respinta
Attraverso le decisioni paterne e queste sentenze, mia sorella ed io, siamo stati esclusi definitivamente dalla possibilità di controllare il futuro di Esselunga.
Viene naturalmente da domandarsi:
cui prodest? A chi potrà giovare questa vittoria?
Il Corriere della Sera ha titolato
“Caprotti vince in Cassazione e si tiene stretta Esselunga” …
ma se la terrà veramente “stretta”?
C’è qualcuno in grado di portare Esselunga nel futuro?
Oppure, in alternativa, finirà nelle mani di Amazon, di Alibaba o di un fondo ?
Giuseppe e Violetta Caprotti escono di scena ma questa non è solo una vicenda famigliare molto triste :
c’è in ballo il destino di 22’000 collaboratori e di migliaia di fornitori, prevalentemente piccoli ed italiani.
Nel 2003, il 70% dei fornitori – circa 2’300- avevano un fatturato inferiore ai 100’000 €
Il 100% allora era pari a 3’285: stiamo parlando solo dei fornitori di merce, food e non food.
Esselunga valorizza le piccole – medie aziende italiane, promuovendo la vendita di prodotti nazionali e la salvaguardia delle produzioni tipiche
Bilancio sociale di Esselunga, 2003
Si proseguirà su questa strada ? Ce lo auguriamo per il sistema produttivo italiano
il Sole 24 ore del 24 febbraio 2016: “Esselunga, la Cassazione chiude la vicenda Caprotti”,
Rimane aperta la “vicenda” Esselunga ed è forse a quello che dovrebbe badare il giornale di Confindustria:
non si tratta solo di una “telenovela” ma di una questione con dei risvolti un pò più profondi, che nessun quotidiano italiano ha affrontato.
Tra la fine del 2008 e gli nizi del 2009 scrivevo tre pezzi (v.: https://www.giuseppecaprotti.it/mark-up/) che dimostravano come l’approccio ai prodotti italiani e alla qualità in generale, da parte di catene a proprietà estera, potesse essere molto diverso:
c’erano realtà più evolute, come Coop Schweiz e Delhaize e altre, molto meno “raffinate”, come Tesco.
Concludevo dicendo che “non è vero che tutti i supermercati sono uguali!”.
La prova del nove ci è data oggi dall’approccio completamente diverso al marchio privato e all’Italia, in generale, di distributori come Carrefour, Lidl e Auchan
Carrefour e Auchan sono in crisi da anni, il loro fatturato è calato dal 2010 al 2014, del 19,1% e del 13,7% rispettivamente (fonte: Mediobanca, da Retailwatch) e non sono in grado di comprare un bel niente
Nella chart c’è un refuso : il fatturato di Coop, tra il 2010 e il 2014, non è salito dell’1,8% ma è sceso dell’1,5% e infatti la quota di mercato di Coop, l’anno scorso, è scesa.
“Gloria Victis” (Gloria ai vinti),
statua commemorativa di Merciè per i soldati francesi sconfitti dai tedeschi, nel 1870
Gloria Victis era un motto romano che faceva da contraltare al Vae Victis (guai ai vinti) di Brenno, capo dei Galli Senoni che li sconfissero e occuparono Roma nel 390 a.c.
p.s.: ho vissuto indirettamente la “vicenda Dominick’s” con i fondi e non è stato un successone. Anzi, tutt’altro.
Speriamo di non vedere, nel futuro, un simile risultato con Esselunga.
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