Il quadro è quello espresso da Mario Gasbarrino, presidente e A.D. di Unes- U2.
Gasbarrino fa anche presente sul Corriere dell’11 settembre 2018 una situazione che ho ben conosciuto in Esselunga:
i dipendenti volevano fare ore supplementari (*) per poter guadagnare di più. E’ ancora così oggi in Unes e in tutta la GD.
Agli inizi degli anni 2000 volevo migliorare il clima aziendale, che era molto teso, riducendo le ore supplementari ma dovetti ricorrere ad altri mezzi.
Tornando ad oggi, ulteriori leggi che limitassero anche l’e-commerce potrebbero danneggiare sia i consumatori che i lavoratori, con ulteriori licenziamenti.
Nel frattempo sono a rischio le attività dei 1’214 centri commerciali italiani, con un fatturato complessivo di 51 miliardi l’anno e con 553’000 addetti (v. Il Sole 24 ore del 12 Settembre 2018- N.B.: senza contare i lavoratori dell’indotto, es.: pilizie, sicurezza, etc.).
40 domeniche di chiusura significano il 10,9% dei giorni/anno, con un’incidenza sul fatturato che va dall’ 11 al 20% (su ogni settimana).
E sappiamo che, soprattutto nel non food, ogni acquisto rinviato è molto spesso perso. Ricordo molto bene che quando pioveva, e la gente non veniva a fare la spesa in Esselunga, quelle vendite non venivano recuperate…
(*) la liberalizzazione completa delle domeniche è avvenuta dopo la mia uscita da Esselunga ma il principio era lo stesso: gli straordinari, in Esselunga, per i dipendenti, erano sacri.
p.s.: il contratto nazionale del commercio prevede una maggiorazione del 30%, compresi i “contrattini weekend”. (fonte: Il sole 24 ore dell’11 settembre 2018).
Prima stesura: 11 Settembre 2018



