Redatto il 6 maggio, aggiornato il 22 settembre 2025. In cover trovate una frase trovata sul Corriere della Sera il 1° agosto 2025, ed è quello che temiamo di più : un allentamento degli standard qualitativi del cibo europeo, con un’eventuale invasione di prodotti “Made in USA”.
E’ desolante vedere la “prima potenza del mondo”, che è stata il modello della mia famiglia sia da parte di padre ma anche di madre (suo nonno possedeva la Marelli, impostata col modello fordista) in mezzo ad un pasticcio creato da pochi sconsiderati consiglieri di Donald Trump : Peter Navarro, Howard Lutnick e Stephen Mirran.
Stiamo parlando del terzetto che crede che la politica dei dazi sia intelligente e crede di saperla gestire.
La premessa divertente è che sembra di essere tornati indietro di decenni.
Io ne ho parlato 10 anni fa, a proposito di un trattato “morto e sepolto”, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), con le possibili insidie targate USA sul cibo che Peter Navarro, vorrebbe riesumare.
In estrema sintesi, semplificando molto, nel 2015 scrivevo : “nella UE si temono soprattutto eventuali abbassamenti degli standard qualitativi concernenti il cibo, principalmete per quel che riguarda la possibile introduzione di ormoni, antibiotici e ogm, provenienti dagli USA“.

La cosa buffa è che Navarro, grande sostenitore di queste teorie e dei dazi, è stato “trovato” su Amazon da Jared Kushner, genero di Donald Trump..

Il signor Navarro, oltre ad essere un imbroglione, è pericoloso, perchè è lui, con Mirran e Lutinick, ad aver suggerito dei dazi farlocchi a Donald Trump.

AF Repubblica del 2 giugno fa presente che “nel 2024 il deficit negli scambi tra Washington e Bruxelles è stato di 157 miliardi di euro, che si riducono a 48 se uno considera i servizi” [erogati da Google, Meta, Amazon, i grandi operatori di carte di credito, etc. che Trump non ha mai conteggiato nelle accuse che ha sempre lanciato alla UE, accusata di esser nata per “fregare” gli Stati Uniti].
Sotto i dazi veri (fonte : Luciano Capone, il Foglio). Oggi – 2 luglio 2025 – le tariffe in essere sugli USA sono pari al 21%.

Lutnick completa il quadro, nel quale entrerebbero “58 presunti ostacoli burocratici al Made in Usa [alimentare] “, vedi sotto Repubblica AF del 5 maggio 2025

Sotto : quello che il New York Times (13 maggio 2025) definisce una spacconata (bluster), ovverosia “sparo alla luna dicendo che metterò il 145% di dazi e poi devo fare retromarcia”, applicando il 30%.
Applicando quelli decretati da Trump, prima dell’ultimo accordo, si arrivava a raddoppiare il costo dei prodotti non food importati dalla Cina.

Tornando al cibo , interessante il commento di Domenico Brisigotti, direttore generale di Coop Italia su Repubblica AF del 5 maggio 2025 su “58 presunti ostacoli burocratici al Made in Usa [alimentare] ” :
” … l’Europa, è vero, ha un profilo che definisco di sicurezza dei beni alimentari che loro possono interpretare come un ostacolo. ma non è nato ieri mattina: è frutto di percorso molto lungo. parliamo di decenni di normative e principi che l’Europa ha dato in primo luogo a sé stessa e a i suoi produttori…”
A cosa pensa in particolare?
“Mi riferisco ai pesticidi – molti di quelli ammessi negli USA da noi non lo sono- e ai coloranti alimentari che via vai sono stati esclusi dall’Europa. E’ dagli anni Ottanta che l’Europa ha escluso gli ormoni negli allevamenti .
O ancora non ha consentito il trattamento al cloro del pollame, o gli additivi considerati pericolosi nei mangimi degli animali. Basta prendere la lista degli ingredienti di un prodotto americano per rendersene conto…
la sicurezza alimentare non può finire sull’altare della partita economica “.
E agli inizi di giugno Maura Latini, presidente di Coop Italia... avverte: per evitare i dazi americani si può trattare su tutto, ma non sulla qualità degli alimenti, punto forte nelle regole dell’Unione europea.
Oltretutto volendo tornare indietro di decenni, rispolverando rivendicazioni che non tengono conto dell’evoluzione dl mondo e della realtà dei mercati.
Infatti Walmart ha dichiarato che aumenterà i prezzi a causa della guerra commerciale di Donald Trump che ha dichiarato che – sui dazi – si atterà alla scadenza del 9 luglio con l’Europa, anche se non si è ben capito se praticherà il 10% o il 50% ( sembra uno scherzo ma non lo è : ” Tutti i risultati sono ancora possibili, hanno detto, compreso un fallimento dei colloqui, che potrebbe portare gli Stati Uniti a reimporre la tariffa del 20% da aprile o il livello del 50% minacciato a maggio” ).

“…Soprattutto, gli americani punteranno a smantellare quanto più possibile le barriere non tariffarie al commercio, ovvero lo stuolo di regolamenti tecnici, requisiti, regimi, licenze di importazione e standard adottati dall’Ue per difendere la sua produzione.
L’elenco delle misure ritenute discriminatorie dagli Usa, denunciate nel Rapporto 2025 di Trump sulle barriere commerciali, è lungo 34 pagine.
Si va dall’importazione delle banane, che nonostante una disputa giudiziaria con l’Italia ancora tiene banco, alla chimica, passando per i Pfas (composti chimici molto utilizzati, resistenti ma anche persistenti nell’ambiente), gli Ogm, i diserbanti come il glifosato (che l’Ue ammette, ma molti suoi Stati no), le etichette del vino, la carne (vietati gli ormoni e l’importazione di animali vivi).
Sul tavolo ci sono anche le barriere ai servizi, a cominciare dalle tasse su quelli digitali. E non mancherà la dimensione «esterna» di un possibile accordo di principio tra Usa e Ue. L’obiettivo numero uno di Trump è contenere la Cina, e anche con una possibile intesa con gli europei, proverà a creare ostacoli a Pechino”.
Gli inglesi, pur di evitare i dazi del 25% sull’acciaio e l’alluminio hanno accettato di comprare la carne e l’etanolo USA (Le Monde del 31 maggio 2025). E sulle tasse alle aziende big tech, come Amazon, gli europei hanno ceduto.
Sotto : Nesquik prodotto con ingegneria genetica (che può servire a produrre OGM ) negli Stati Uniti, dove fiorisce ancor di più che in Europa un’etichettatura molto “fantasiosa”.

Una nota finale positiva del 28 agosto 2025: “… Per quanto riguarda, invece, l’agroalimentare «non sensibile», c’è l’apertura di quote tariffarie per prodotti ittici e agricoli dove la domanda interna europea è forte e l’impatto competitivo ridotto: frutta e verdura fresche e trasformate, latticini, semi e soia, noci, carne di maiale e bisonte. Restano esclusi i dossier «sensibili» come manzo, pollame, riso ed etanolo…”
Sotto : la Svizzera, pur di evitare i dazi al 39%, sarebbe disposta a compare pollo alla chlorina



