Prima stesura : 12 febbraio 2020 , ultimo aggiornamento del 16 febbraio 2020
Secondo la National Retail Federation (NRF) le vendite al dettaglio sono cresciute , mettendo a segno un +4,1%.
Ma l’e-commerce è cresciuto del 19% (*) mentre il commercio tradizionale ha segnato un -2%.
Le 9200 chiusure di negozi hanno un segno +59% rispetto al 2018.
E’ soprattutto l’abbigliamento che soffre. Nella realtà le aperture superano le chiusure ma si tratta di servizi come ristoranti, le palestre o i nail bar (letteralmente bar per unghie..), i bowling, etc..
A settembre 2019 Forever 21 (abbigliamento per teenager) è fallita . Chiuderà 178 dei suoi 549 negozi.
Payless ShoeSource (scarpe) ha chiuso 2’500 negozi su un totale di 2’589.
A.C. Moore (arte) ha annunciato la chiusura di 145 negozi.
GNC, (vitamine e complementi alimentari) chiuderà 900 negozi in tre anni.
Pier1Imports (complementi di arredo), 57 negozi su 145.
Victoria’s Secret (lingerie) ne chiuderà 53, a meno che non fallisca, come si mormora da tempo.
Barney’s (grandi magazzini) è in liquidazione.
Toys’R Us (giocattoli) era fallita nel 2018, licenziando 33’000 dipendenti. In quel caso i principali indiziati erano, oltre all’e-commerce, lo sviluppo dei giochi on-line, come Fortnite ma anche le pratiche garibaldine (leveraged buy out o LBO) del fondo che la deteneva, che l’aveva fortemente indebitata.
Ci sono delle oasi felici in questo tsunami. Si tratta prevalentemente di discount non food, come Target (visitata nel 2019) o Nordstrom (vista nel 2018)
(*) anche se il New York Times fà presente che l’e-commerce pesa solo l’11% delle vendite totali e che ci sono altri due fattori che hanno colpito il fatturato di molte aziende : i negozi big box (es. Target, ma anche Walmart..) e il declino del reddito della classe media americana.

Poi c’è Kohl’s – sempre fascia bassa – che ha beneficiato di una partnership interessante con Amazon: i clienti di Amazon possono rendere a Kohl’s qualunque cosa comprino sul sito del gigante di Seattle.
I negozi Kohl’s coinvolti hanno beneficiato enormemente di questa alleanza : il loro fatturato è cresciuto del 10%.
Comunque tutti i centri commerciali (mall) si stanno riconvertendo : vi si trovano studi medici, scuole, cinema, etc.
Sui 1200 che resistono, 300 potrebbero sparire nei prossimi due anni (fonte: Credit Suisse).
E a Natale del 2019 è stato inaugurato , dopo 25 anni di lavori, il mall American Dream.
Dislocato su quasi 30 ettari è costato 5 miliardi di $ ha spazi occupati al 45% da negozi e per il 55% da “esperienze” (ne avevamo già parlato, anche a proposito di Instagram. Interessante l’approccio dei millenials agli acquisti : “non prodotti ma emozioni”.) che consistono in :
un’ acquario, una patinoire, parchi a tema. E chi più ne ha, più ne metta .
Ci si può anche sciare, come a Dubai, al Mall of Emirates.
Questo centro certamente non invertirà il declino ma spera di confermare una tendenza : meno vendite, più divertimento . E più ristorazione, visibile anche in Italia,ad esempio, a Il Centro di Marco Brunelli.
Fonti : Le Monde, The Economist , New York Times (grazie ad Alessandro Belgiojoso) e visite in loco (USA, Dubai, Arese, Roma, etc).



