il Corriere della Sera il 10 Settembre 2019 fa presente che gli incendi in Amazzonia continuano e aggiunge :
“nel 2019 deforestazione triplicata”

Dell’Amazzonia parliamo da anni ma mai come oggi quell’area è stata così minacciata e abbiamo, quindi, cercato di capirne il perchè.
La risposta potrebbe sembrare facile: Donald Trump, con la guerra dei dazi ha reso difficile per i cinesi l’aprovvigionamento di soia dagli USA e il Brasile di Jair Bolsonaro si è reso disponibile a fornirgliela.
In parte è sicuramente così ma ci sono anche ragioni più profonde e che ci riguardano da vicino: la produzione di soia – ad esempio – dallo stato di Amazonas, è aumentata del 47% nell’ultimo anno. E l’Italia, in questo periodo, ha importato 130 milioni di $ di soia (tra semi e macinato) dal Brasile.
La soia serve prevalentemente per l’allevamento di animali da carne.
Va sottolineato che un terzo delle risorse idriche mondiali viene utilizzato per gli allevamenti. E che ogni volta che sostituiamo un kg. di carne con un kg. di verdura risparmiamo al pianeta l’utilizzo di 15’000 litri di acqua.
E il Brasile è anche un produttore di carne, che esporta in Italia: più del 90% della bresaola IGP della Valtellina è prodotto con carne di zebù brasiliano.
(Fonte: L’Espresso dell’8 Settembre 2019: “Soia. Così uccidiamo l’Amazzonia” e “La bistecca è peggio della plastica. Ma non vogliamo sentircelo dire” di Alessandro Gilioli, giornalista che conosco personalmente)
Per inciso un consumo eccessivo di carne non fa bene alla salute (fonte : Associazione italiana per la ricerca sul cancro).
n.b.: il consumo di carne in Italia è , purtroppo, in aumento.

In Amazzonia il rischio è che spariscano 6,7 milioni di chilometri quadrati, (di cui il 60% in Brasile) ovvero oltre un terzo della foresta pluviale rimasta nel mondo; che corrisponde a 10-15% di biodiversità delle terre emerse;
Inoltre : immissione nell’atmosfera tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio, la stessa quantità che viene trattenuta dalla foresta amazzonica…
Fonte: WWF 5 Settembre 2019 che aggiunge pochi giorni dopo, il 7 Settembre:
“Si aggrava di giorno in giorno la situazione degli incendi in Amazzonia e il Wwf lancia un nuovo allarme per la fauna e la flora già a rischio: in particolare, secondo l’associazione, sarebbero 265 le specie già classificate in grave pericolo (180 animali e 85 vegetali) che potrebbero andare perdute. Il 76% di queste sono poste sotto forme di tutela come la Conservation Units o il National Action Plans, ma il dramma degli incendi di questi mesi rischia però di vanificare tutti gli sforzi di conservazione sinora fatti.
Il pericolo del fuoco
Per alcune specie, come l’armadillo gigante, il pecari labiato e il formichiere gigante, il fuoco è diventato il pericolo più grave. Ma ad essere in una situazione critica sono anche l’opossum (Caluromysiops irrupta) scoperto in Rondonia nel 1964, uno degli stati maggiormente colpiti dalla deforestazione. Altre 60 specie amazzoniche si trovano in una situazione di vulnerabilità. In 10 aree protette, dalla Foresta di Altamira all’area protetta di Tapajos, vivono — poi — almeno 55 specie a rischio (44 animali e 11 vegetali), 24 delle quali sono endemiche (5 sono fortemente minacciate dal fuoco)”
Ma a chi non interessasse la biodiversità facciamo presente che anche l’uomo, con le sue culture, è a rischio.
E sono i più poveri, gli indifesi, che ne fanno le spese : c’è chi viene ucciso perchè ha cercato di salvare l’Amazzonia.
Inoltre se è provato che piantare alberi in Europa fa bene alla nostra salute, e a quella del nostro pianeta, la biodiversità persa nei paesi tropicali lo è per sempre.
Nessuno ce la restituirà.
Leggi in proposito: “foreste e biodiversità, le tendenze”, Io Donna
Sotto: Giuseppe Caprotti con Francesco De Marchi nel Rio Jarì, affluente del Rio delle Amazzoni, nel 1979, dopo aver lavorato un’estate da Carrefour Brasil.
Prima stesura : 13 settembre, ultimo aggiornamento del 18 settembre 2019



