E, ai tempi di Blockbuster, ho perfino offerto il servizio di noleggio delle videocassette ai nostri clienti.
In questi ultimi anni ho assistito da spettatore interessato alla dematerializzazione dell’industria del divertimento.
L’ultimo articolo breve sull’argomento è questo.
L’industria del divertimento ha speso 650 miliardi di $ negli ultimi 5 anni in acquisizioni e programmi.
Solo quest’anno si tratta di 100 miliardi di $. Pari a quanto investito da tutta l’industria del petrolio.
E i sottoscrittori di abbonamenti streaming sono ormai 700 milioni.
Gli attori in campo sono una trentina e i nomi più famosi sono Netflix, AT&T-Time Warner (con HBO- Max *), Comcast (con NBC Universal) ,YouTube (di Alphabet proprietaria di Google), Amazon Prime Video, CBS All Access, Discovery, Sony Entertainement, Viacom e Apple.
A questo gruppo và aggiunta Disney ( che possiede 21st Century Fox – con i Simpson – , Pixar, Lucasfilm – con Star Wars.. – e Marvel Entertainement) che ha lanciato il proprio servizio per 6,99 $ al mese raggiungendo 10 milioni di sottoscrittori nel solo primo giorno , il 12 novembre 2019.
Si stima che Disney abbia raggiunto i 24 milioni di abbonati in due settimane, grazie soprattutto alla serie The Mandalorian derivante da Star Wars, con il personaggio di “Baby Yoda”.
(*) HBO trasmetteva via cavo quando stavo negli USA, alla Dominick’s, a fine anni ’80.
Ora- da maggio 2020 – sarà in streaming. Comcast lancerà il suo servizio (Peacock) in aprile.
Il numero di persone impiegate nel settore è salito nel tempo come sono saliti i salari.
Il costo, rispetto alla tv via cavo, per i consumatori è sceso da 80 $ a 15$ (in media, al mese) e la qualità dei programmi è salita se si guardano gli Emmy e gli Oscar attribuiti.
Il problema sta forse nei costi per gli studios di produzione : ogni episodio di una serie costa mediamente 6 milioni di $ (Bloomberg Intelligence). Ed è incrementato negli ultimi anni…
Disney spera di arrivare al pareggio nel 2024. E Netflix , che ha 167 milioni di sottoscrittori, ha visto gli abbonati statunitensi scendere quest’anno… (leggi anche qui).
Conquistare abbonati nel resto del mondo costa molto di più che negli USA perchè le serie televisive vanno adattate ai vari paesi.

The Economist prevede che alcuni attori ci lasceranno le penne : il mercato è troppo affollato e il costo degli investimenti è troppo alto: sono stati investiti 650 miliardi di $ dei quali 500 sono però a debito.
In molti casi il mercato è fluido: i giovani preferiscono i videogiochi ai film e alle serie tv. Reeed Hastings, capo di Netflix, ha detto che Fortnite è il suo più grande concorrente (e che Netflix entrerà nei giochi video).
Chi non dovrebbe sparire è proprio Netflix che detiene un archivio di 4’000 film 47’000 episodi tv ed ha un marchio noto e avviato. Per dare un raffronto Disney detiene 500 film e 7’500 episodi.
Netflix dovrebbe aver speso 15 miliardi di $ in contenuti quest’anno. Ed è ormai considerata, ad Hollywood, come uno studio cinematografico a tutti gli effetti.
Anche Disney , vista la sua potenza di fuoco, dovrebbe rimanere sul mercato come rimarrà quasi sicuramente HBO Max che – tramite AT&T ha 170 milioni di contatti (AT&T è un’azienda telefonica di primaria importanza negli USA).
Nella realtà tutti sono curiosi di capire cosa potrebbero fare i giganti tecnologici (Amazon, Apple, Google) che hanno i soldi per comprarsi alcune delle aziende sopracitate. Netflix inclusa.
Da notare che Amazon, quest’anno, dovrebbe aver investito in musica e video 7 miliardi di $.
La metà di Netflix.
E stiamo parlando di un servizio , Amazon Prime Video, semplicemente complementare al secondo più grande “club” di clienti fedeli al mondo, dopo quello di Alibaba.
Mi riferisco ad Amazon Prime che da “comodità, servizio ed esperienza” a più di 100 milioni di consumatori (negli Usa, ad esempio, copre metà delle famiglie) che spendono mediamente 2’486 $, quasi cinque volte più dei non iscritti.
Amazon, oltre ad essere il più grande operatore di cloud computing con Amazon Web Services, uno dei più grandi operatori della distribuzione mondiale (con Walmart e Alibaba), potrebbe diventare il più grande studio cinematografico indipendente.
E chi fà marketing– o chi è semplicemente abbonato ad Amazon Prime – può fantasticare sulla potenza di fuoco di un database unico Amazon Prime- Netflix, con quasi 300 milioni di clienti alto spendenti nel mondo.
In conclusione:
- Amazon è uno studio cinematografico (e un diffusore di musica. E su questo argomento puoi leggere questo interessante aggiornamento.)
- Queste attività possono servire a fidelizzare ulteriormente il suo “club di clienti migliori” (Amazon Prime)
- Un database più ampio – dopo un’ eventuale acquisizione- renderebbe Amazon ancor più competitiva di quanto non lo sia ora ( a Natale ha avuto risultati spettacolari, facendo salire il Nasdaq)
Fonti : The Economist, Le Figaro e il libro “Amazon” ( di Natalia Berg e Miya Knights, Hoepli 2019). Aggiornato il 24 gennaio 2020



