Redatto il 19 novembre, aggiornato il 30 novembre 2021
La nuova regolamentazione costringerebbe le aziende a dare le prove che i prodotti che vendono nel mercato UE non hanno contribuito a deforestazione legale e non o degradazione delle foreste attraverso pratiche agricole.
Si tratta di una bozza che dovrebbe passare il vaglio dei governi e del parlamento UE.
I prodotti coinvolti rappresentano il 19% dell’import UE.
La bozza deve essere approvata dai governi UE, dal parlamento europeo e segue la promessa fatta alla COP26, da 100 leader mondiali, di fermare la deforestazione dal 2030.
Su questo punto si potrebbe arguire “un pò tardi” ma la norma sarebbe retroattiva, prendendo in considerazione le attività di deforestazione a partire dal 31 dicembre 2020.

Conclusione:
- Molte organizzazioni ambientaliste hanno criticato il fatto che tra le commodities nel mirino della UE non vi sia incluso il caucciù.
- L’iniziativa è “tardiva” e forse assomiglia un pò a quella della multinazionale JBS, ottavo gruppo alimentare al mondo, produttore di carne, proprietaria in Italia di Rigamonti, che annuncia di voler contribuire, nel tempo, a bloccare la deforestazione dell’Amazzonia quando ormai non c’è più tempo.
- Rimane comunque un segnale forte ( “The EU is sending a clear message to major supermarkets and agricultural commodities traders: one of the largest economies in the world won’t accept agricultural products linked to deforestation”) per le grosse multinazionali come Casino, Carrefour, Nestlè, Ferrero, Unilever, Pepsi, Kellogg’s che dovranno attrezzarsi , se non sul fronte del lavoro minorile ma almeno quello degli alberi e del suolo.
- Si tratta anche di un segnale politico forte. E infatti il Brasile, del presidente Jair Bolsonaro, ha avuto una reazione scomposta : Deforestazione : il Brasile contro le regole UE
Sotto : foresta distrutta per allevare bovini



