Siamo a New York : Amazon e Calvin Klein collaborano.
Il principio base è quello di Amazon GO: si paga solo con una app apposita.
Ma rispetto alla superette avviata a Seattle la differenza sta nel fatto che il punto di vendita è un temporary (temporaneo) e tutti i capi comprati possono essere personalizzati.
Già segnalata poco tempo fa, tendenza della personalizzazione si conferma quindi come mainstream (letteralmente: “corrente principale”, di fondo).
Sull’esclusività di alcuni marchi mi sembra utile segnalare questo articolo sul marchio di tessile Supreme (grazie a Fabrizio Calenzo).
Per fortuna alcune aziende, anche in Italia, l’hanno capito:
Tramarossa – ad esempio, vedi ultima foto – propone jeans, “made in Veneto”, con le iniziali di chi li porta.
Amazon oggi ha 7 centri logistici e/o di smistamento in Italia. Dei quali uno a Passo Corese, in Lazio.
Prevede di aprirne altri 2 , al Nord (Piemonte e bergamasca), investendo altri 150 mio. rispetto agli 800 già investiti dal 2010 in poi.
E Amazon assumerà 1600 persone (fonte Il Sole 24 ore del 9 gennaio 2018).
Dubito fortemente quindi che il “fenomeno Amazon” , in Italia, sia transitorio, si limiti a Milano e soprattutto che vada verso una “banalizzazione” del servizio, come ho sentito dire ultimamente.
Che sia nella moda, vedi supra, o nella vendita di un dvd (che potrebbe diventare il preludio ad una consegna di
alimentari..) Amazon ha capito due cose che i distributori italiani non hanno, secondo me, inteso:
- il mondo non ha confini
- i clienti vogliono servizio e comodità
E parlando di comodità, Amazon, da novembre dell’anno scorso, propone la “in-home delivery” in 37 città degli USA: ordini e puoi trovare la spesa direttamente in casa.
Un servizio improponibile in Italia ma non in Svezia, dove esiste già (vedi sotto)
prima stesura : 10 gennaio 2018


