Foto di Joel Sartore per la Photo Ark, una galleria fotografica che raccoglie gli animali in via di estinzione.
Le Monde , che ha preso spunto da uno studio del WWF (ecco la versione in italiano) in collaborazione con le Università dell’East Anglia (GB) e James Cook (Australia),segnala che se il riscaldamento climatico proseguirà, con un incremento di 4,5°, entro il 2080 la metà (il 50%) delle specie di fauna e flora rischiano di sparire.
L’incremento dello studio rappresenta più del doppio degli obiettivi della Conferenza di Parigi sul clima o COP21 (= maggior riscaldamento di 2° entro il 2030) , perché parte dal presupposto – pessimista – che gli stati non agiscano contro il cambiamento climatico.
Che la natura, poi, sia in grave pericolo non è una grande novità…
Ecco alcuni esempi di questa grande estinzione:
1)…Negli ultimi 100 anni abbiamo perso il 95% delle tigri libere in natura e oggi ne restano solo 3.890… (fonte WWF).
2)…Il rinoceronte nero (come d’altronde tutti i rinoceronti in Africa e in Asia) è vittima di uno spietato bracconaggio dovuto alla commercializzazione illegale del corno, utilizzato in alcuni paesi asiatici nella medicina tradizionale o come status simbol. Un corno di rinoceronte può essere venduto a 100.000 dollari al Kg, alimentando un mercato criminale di dimensioni drammatiche.
Si stima che oggi sopravvivano solo tra i 5.000 e 5.500 animali. Pochi decenni fa, nel 1970, vivevano in Africa circa 65.000 rinoceronti neri. In Sudafrica dal 2007 al 2016 il bracconaggio al rinoceronte è aumentato del 9.000% (novemila)… (fonte WWF)
3) a questo ritmo anche i pinguini- ne avevo già parlato -rischiano l’estinzione entro questo secolo (fonte Le Monde).
Ma il problema della siccità, oltre ad essere evidente anche nella stessa pianura padana, è anche economico poiché riguarda l’agricoltura:
si rischiano forti rincari per tutte le derrate agricole e malattie come la Xylella.
Sotto l’esempio della frutta e verdura segnalato da il Venerdì di Repubblica
In questo contesto The Economist rilancia, prendendo l’esempio degli orangutan del Borneo, l’idea del turismo naturalistico (del quale avevamo già parlato), che farebbe bene sia all’ambiente che all’economia.
Ma sembra che pesticidi, deforestazione, bracconaggio, siccità e cambiamento climatico stiano compiendo i loro massacri, andando molto più velocemente di qualsiasi iniziativa economica e/o benefica.
Una volta subita questa situazione non ci si potrà poi lamentare per le nuove possibili ondate di migranti che, inevitabilmente, premeranno sui confini europei.
Tutte le agenzie americane (o aderenti all’ONU) che si occupano di ricerca e/o di protezione sul clima – stiamo parlando di NOAA, NASA CCNUCC e EPA – stanno perdendo o rischiano di perdere i finanziamenti americani.
In seno al GIEC (o IPPC, in inglese) che ha contribuito a tutte le Conferenze sul Clima, Svezia, Norvegia e Francia stanno dando contributi al posto degli USA di Donald Trump.
Il GIEC è un organo formato da 2’500 esperti scientifici di 130 paesi ed è stato voluto dal G7– a cui partecipa anche l’Italia – e costituito da organi dell’ONU.
I suoi rapporti sul riscaldamento globale sono stati rilasciati nel 1990, 1995, 2001, 2007 e 2014 e sono sempre stati approvati all’unanimità, USA inclusi.
Questi documenti hanno statuito che la concentrazione di CO2 non è stata mai così alta da 800’000 anni e che questo fenomeno ha portato al global warming (riscaldamento climatico).
La velocità dello sviluppo del riscaldamento dipenderà dalle iniziative pratiche prese dai vari stati dopo la Conferenza di Parigi.


