Foto sopra di Giovanni Caprotti, anni 13 a Ngorongoro, Tanzania .
L’Africa, con la quale confiniamo, ha diverse caratteristiche:
- offre opportunità economiche (ad esempio: meno di un terzo della popolazione dell’Africa sub-sahariana ha accesso all’elettricità: occorrono 100 miliardi d $/anno per colmare questa lacuna- fonte: Il Sole 24 ore del 14 agosto 2017).
- ha una biodiversità “monumentale” (i suoi animali sono come i monumenti europei) che potrebbe dare ulteriore lavoro nel turismo, in loco
- sta soffrendo il cambiamento climatico (es.: nel Corno d’Africa non piove da tre anni)
- è povera e instabile (v., ad esempio, i disordini post – elettorali in Kenya ad agosto 2017 che hanno causato 100 morti)
Le caratteristiche descritte ai punti 3 e 4 rischiano di far defluire sull’Europa, Italia in testa, 250 milioni di migranti nei prossimi anni.
Questo non è accettabile.
Di seguito trovate foto amatoriali ( di Giovanni la prima serie e poi mie) sullaTanzania, uno dei siti a rischio desertificazione (hotspot) dell’Africa
in questo momento il turismo in Africa sta crescendo bene, soprattutto nell’Africa nera e il numero dei turisti potrebbe raddoppiare entro il 2030.
E a rischio non ci sono solo i fenicotteri…
Foto sotto Mariapia Mattiello
le proiezioni attuali portano a credere che l’aumento sarà pari quasi a 4°.
Gli animali di queste foto potrebbero sparire, aumentando- in modo vertiginoso – il numero di migranti verso l’Europa
Noi non stiamo parlando del “futuro dei nostri figli” ma del nostro mondo:
il cambiamento climatico è adesso, basta guardare l’agricoltura italiana o le nostre campagne
E’ ineluttabile e inarrestabile? L’importante è parlarne, essere coscienti che esiste.
sotto: alcune delle cause degli effetti del cambiamento climatico:
uccisioni di ambientalisti, cancellazioni di aree verdi ,alberi morti ad Albiate, campagne e vegetazione bruciata in città, incendi, frane ed effetti nefasti sull’agricoltura.
e il sindaco del “mio” villaggio (Albiate) può “sbottare” quanto vuole ma…
se non apre gli occhi – e con lui la classe politica – sui problemi già descritti, che vanno collegati, avremo sempre più migranti e sempre più disastri ambientali, con tutti i costi in termini economici (*) e di vite.
(*) l’uragano Irma rischia di costare 172 miliardi di $, Harvey 180. Fonte Il Sole 14 ore del 12 settembre 2017
Foto sotto : Sewage Surfer di Justin Hofman , che fotografa il problema della plastica
Come dice giustamente Amitav Ghosh bisogna aprire gli occhi, anche se è molto scomodo:
” La nostra assuefazione emotiva nei confronti dei disastri naturali e del cambiamento climatico si è fortificata parecchio negli ultimi decenni. Quasi non spaventano più, ma soprattutto non ci fanno più pensare alle loro conseguenze e, quindi, al nostro futuro.L’attuale modello di vita estremamente materiale, individuale e schiacciato su una singola esistenza influisce profondamente su qualsiasi domanda sul nostro destino e sul futuro del mondo”.
Leggi il testo intero di Amitav Ghosh su Repubblica qui
E, come ci ricorda giustamente Repubblica (v. sotto) , le vite spezzate ci sono anche da noi, non si tratta solo di migranti.
Bisogna inoltre prendere in considerazione due fattori:
- la fame nel mondo, dopo tanti anni positivi, ha ricominciato a crescere nel mondo: il 15 settembre 2017 la FAO ha stimato che la popolazione malnutrita nel mondo è passata da 777 milioni a 815 milioni dal 2015 al 2016. E purtroppo, in questo quadro negativo, nel quale il clima ha il suo peso, il Corno d’Africa (Eritrea, Sudan etc) e l’Africa Centrale (soprattutto il Congo) rimangono due aree molto problematiche.
- Oggi un abitante su 6 del mondo è africano, tra un secolo potrebbe essere uno su 3. La popolazione del continente africano ha una crescita doppia, nonostante l’aids, rispetto al resto del mondo.
P.S.: anche l’informazione deve essere “diversa”; non si può – ad esempio – continuare a parlare della California e dei suoi incendi senza considerare il cambiamento climatico e quanto è avvenuto nel passato.
Il problema esiste da anni ma i quotidiani non ne parlano.
Prima stesura: 5 settembre 2017