“Il nonno [Peppino Caprotti] aveva preso casa in viale Tunisia e comprato un palazzo nella centralissima via del Lauro. Per effettuare l’acquisto aveva dato la procura a un amico, Nando Angeloni, che si occupava di tutte le questioni burocratiche ed economiche della famiglia (…)” (p. 41).
“(…) Ricordo che una volta mi portano a vedere i lavori di ristrutturazione della casa in città, in via del Lauro, che il nonno Peppino aveva acquistato (…) grazie ai grandi profitti della Manifattura [Caprotti] e dove ci trasferiremo tutti insieme appassionatamente nel 1965. Il trasloco è motivato dal fatto che quell’anno è terminato il contratto di gestione dell’Esselunga firmato con i manager americani e, per la prima volta, Bernardo abbandona il cotonificio e diventa amministratore delegato della catena di supermercati (…). Noi ci sistemiamo al secondo piano, Guido al terzo, nonna Marianne nell’appartamento al primo, dove, a Natale, ci troviamo tutti insieme nel grande salone. Claudio abita a Firenze ma spesso viene a trovare la nonna e conserva una stanza da lei.“ (p. 78).
“In collegio Violetta e io finiamo perché le bandiere rosse potrebbero prevalere in Italia ma soprattutto perché a Milano giriamo – molto poco – con auto blindate e guardie del corpo, a causa della paura di rapimenti. L’atmosfera è pesante. Ricordo un compleanno mentre sotto casa, in via del Lauro, nel fumo e nell’odore dei fumogeni si affrontano manifestanti e polizia. (…)”. (p. 98).“Il trasferimento in Svizzera sarà la mia salvezza perché, oltre a non poter uscire di casa liberamente per paura del terrorismo o dei rapimenti, il clima in via del Lauro non è dei migliori. I rapporti con gli zii e con la nonna sono infatti precipitati nel dramma. (…)” (p. 102).
“È per me difficile intrecciare i miei ricordi di adolescente con quanto accade nelle due aziende che papà e gli zii possiedono all’epoca, la Manifattura Caprotti e l’Esselunga. I litigi arrivano con violenza anche in via del Lauro, ma quasi tutti noi impiegheremo molto tempo a comprendere compiutamente che cosa avviene fuori dalle mura di casa, nell’industria tessile di Albiate e in quello che si stava rivelando il business più promettente, i supermercati. Anche oggi che sono emersi tanti dettagli sugli eventi che hanno polverizzato la famiglia, resta difficile farsi un’idea completa su tutte le accuse che nostro padre e gli zii si scagliarono l’uno contro gli altri. (…)” (p. 104).
“Dopo il socio e amico di famiglia Marco Brunelli, anche la madre e i due fratelli escono dalla vita di Bernardo. Per molti anni, in realtà, con Guido e Claudio restano alcuni beni indivisi. Tra questi (…) c’è via del Lauro, che si ritrova al centro di uno scontro dai toni che si fanno addirittura cruenti.” (p. 123).
“In quei mesi [1996] commetto anche un errore che peserà moltissimo sui nostri rapporti. Torno a vivere con mia moglie e i bambini piccoli in via del Lauro, per la prima volta da quando ho 15 anni. Ancora una volta, la situazione si fa pesante. Ogni giorno ce n’è una (…). Mio padre può presentarsi nel nostro appartamento a tutte le ore del giorno, senza preavviso e alcun riguardo, ma il contrario non è configurabile. Una volta ci capita di restare senza zucchero e ne chiediamo una tazza: scoppia il finimondo. (…) Ripeto: tornare nel palazzo di famiglia in via del Lauro è stata una sciocchezza. (…)” (p. 176).
“Nel 2001 con Laura e i nostri bambini decido di andare ad abitare lontano da via del Lauro. Mio padre non dice nulla. Il 6 marzo mi arriva un appunto dal capo del personale, Renzo Fossati, che mi riferisce di un colloquio avuto con lui. Bernardo gli affida un messaggio, dice che non avere contatti con me, non far nulla insieme in azienda, la mia “fuga” da casa, gli creano difficoltà e che ne è dispiaciuto.” (p. 209).
Nella cucina di via del Lauro si discuterà di scelte di marketing, come Naturama o i prodotti biologici, ma soprattutto verranno divisi gli ambiti aziendali : a mio padre costruzioni e sviluppo, a me la parte commerciale ed operativa di Esselunga.
Via del Lauro verrà attribuita a Giuliana Albera in Caprotti. Violetta ed io lo verremo a sapere a cose fatte, molto tempo dopo.
Sotto : Giuseppe Lipia, compagno di giochi quando eravamo piccoli, ed il mio cane Teo, in via del Lauro.
