Ho modificato – in testa – il titolo sotto perchè si tratta di soli supermercati e discount inglesi.
Redatto il 6 dicembre, aggiornato il 12 dicembre 2024
Maxi frode del pomodoro: lo scoop della Bbc sui supermercati e il gruppo Petti
Un’inchiesta della BBC ha portato alla luce una frode alimentare di grande portata, con il coinvolgimento dell’azienda toscana Petti. Tonnellate di pomodoro importato dalla Cina e frutto di lavori forzati venivano mischiate con semilavorati italiani, per poi essere vendute come “100% italiane”. La testata britannica ha rilevato pomodoro cinese in 17 prodotti su 64 analizzati: i prodotti contraffatti sono stati commercializzati in catene come Tesco, Asda, Waitrose, Penny e Lidl
Dalla Redazione
Un’inchiesta condotta dalla BBC ha rivelato una maxi frode alimentare sui pomodori, con passate etichettate come italiane ma in realtà realizzate con prodotto proveniente prevalentemente dalla Cina e da altri paesi extra-UE. L’analisi dell’autorevole testata britannica si è basata su alcuni dei concentrati di pomodoro venduti come italiani e più diffusi in Europa: i prodotti sono stati sottoposti a un’approfondita analisi organolettica per identificare gli oligoelementi utili a determinare il territorio di coltivazione, incrociando successivamente i risultati con i dati relativi alle spedizioni di pomodori provenienti dalla Cina.
La testata britannica, per la sua indagine, ha fatto analizzare 64 prodotti, 17 dei quali sembravano contenere quasi esclusivamente pomodori cinesi. Le analisi sono state effettuate da una compagnia specializzata, la Source Certain, che ha preso in esame la presenza di minerali e altri elementi che i pomodori assorbono dall’acqua e dal terreno crescendo in una determinata zona. È emerso che il profilo dei pomodori cinesi è molto diverso da quello dei pomodori italiani.
Frode e sfruttamento del lavoro: Petti al centro delle indagini
Almeno dieci dei trasformati di pomodoro contraffatti sarebbero distribuiti dalla Petti, azienda toscana già in passato al centro di indagini per frode e contraffazione, poi chiusesi senza condanne. Stando alla ricostruzione della BBC, l’azienda con sede a Venturina Terme (LI) avrebbe importato decine di tonnellate di pomodori dalla regione cinese dello Xinjiang, dove il governo di Pechino detiene oltre un milione di persone della minoranza musulmana degli Uiguri, costringendole al lavoro forzato. Successivamente, i pomodori Petti sarebbero stati commercializzati come prodotto italiano nei supermercati di alcune principali catene fra Regno Unito e Germania.
Italian sounding in Gdo
In totale, sono 17 i prodotti che secondo l’inchiesta contengono pomodoro cinese. Alcuni hanno “italiano” nel nome, come l’Italian Tomato Purée di Tesco, come riporta Open. Altri hanno “italiano” nella descrizione, come il doppio concentrato di Asda che dice di contenere “pomodori italiani in purea” e l’Essential Tomato Purée di Waitrose, descritto come “passata di pomodoro italiana”. Altri richiamano all’Italia nel nome, come il concentrato di pomodoro Baresa di Lidl, o nei colori, come quello venduto dalla catena tedesca Penny. Analizzando i dati delle spedizioni dei lotti di pomodori, la Bbc sostiene che non tutto l’oro rosso contenuto in questi prodotti provenga effettivamente dall’Italia.
I supermercati coinvolti hanno affermato di essere seriamente impegnati a verificare quanto emerge dall’inchiesta e in alcuni casi hanno interrotto la vendita dei prodotti coinvolti.
Petti: “Non compreremo più dalla Cina”
Dal suo canto, il gruppo Petti ha dichiarato alla Bbc di non avere più comprato nulla dalla Xinjiang Guannong in seguito alle sanzioni imposte all’azienda cinese dagli Usa nel 2020, contro il lavoro forzato. Petti ha affermato però di aver continuato a rifornirsi di pasta di pomodoro da un’altra azienda cinese, la Bazhou Red Fruit, che a suo dire non risulterebbe implicata nello sfruttamento del lavoro. L’azienda toscana ha anche affermato di voler interrompere la compravendita di prodotti a base di pomodoro dalla Cina e rafforzare i controlli sui fornitori “per garantire il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori”.
Coldiretti: “Pomodoro cinese pronto a invadere i mercati europei”
Sulla vicenda sono intervenute anche Coldiretti e Filiera Italia, sottolineando come l’indagine della Bbc evidenzi l’urgenza di “arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine per tutelare il vero prodotto italiano, considerato anche che il gigante asiatico ha aumentato del 38% nell’ultimo anno la produzione di pomodoro, con la quale potrebbe invadere i mercati europei”.
“La Cina – denunciano Coldiretti/Filiera Italia – potrebbe diventare quest’anno il maggior produttore mondiale di pomodoro da industria, superando gli Stati Uniti. Le previsioni di agosto davano infatti una crescita a 11 milioni di tonnellate (erano 8 nel 2023 e 6,2 nel 2022). Considerando che i cinesi consumano appena 1 kg pro-capite all’anno di derivati del pomodoro (contro i 22 kg degli europei) l’aumento di produzione è destinato a riversarsi proprio sui mercati occidentali”. Complessivamente nell’Ue arriva una quantità di prodotto da Pechino che è pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10% della produzione Ue di pomodoro da industria.
In tale ottica Coldiretti e Filiera Italia ribadiscono la necessità di introdurre l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue.
Il pomodoro nei supermercati italiani
La vicenda sollevata dalla BBC non hanulla a che vedere con le conserve vendute nel nostro Paese preparate con pomodoro fresco coltivato in Italia e riconosciute come un prodotto di ottima qualità. Lo conferma un test di Altroconsumo su 25 marche datato maggio 2023, che promuove tutti i campioni con giudizi più che positivi. Analoghe le conclusioni di una prova del gennaio 2023 pubblicata dalla rivista Il Salvagente su 20 marche.
In questa cornice, la segnalazione della BBC e lo scandalo Petti (oggetto nel 2021 di un maxi sequestro e di un indagine proprio sull’origine del pomodoro) assumono contorni diversi ed esclude qualsiasi collegamento con il prodotto italiano. Qualsiasi riferimento diverso da questo è in malafede. Purtroppo queste fake news sono ormai consolidate fra molti consumatori e anche fra alcuni giornalisti, che hanno la cattiva abitudine di tradurre male gli articoli pubblicati da riviste straniere e di copiare i comunicati stampa di Coldiretti sul pomodoro cinese senza i necessari accertamenti.



