Coop Svizzera ha lanciato una settantina di prodotti “senza”,
sotto il nome di Free From (e Schar, che però prenderà il nome Free From da marzo).
Ce n’è per tutti i gusti, si tratta di articoli:
senza lattosio,
senza uova,
senza senape,
senza solfiti aggiunti,
senza glutine,
senza sedano (!)
senza soia
se lo yogurt senza lattosio sembra banale
la mozzarella lo è già di meno, siamo in Svizzera, non in Italia…
assolutamente sorprendente, invece, il gelato senza lattosio e senza glutine
questa linea è supportata da comunicazione sul web ma anche su una rivista cartacea, distribuita ai clienti Coop
Bella ed impattante la grafica. Linea assolutamente da imitare.
E sì, perchè se nel 2007 si stimava che gli intolleranti, in Italia, fossero già il 10% della popolazione [v. “A scuola di cibo” ma anche la nota (1) ], poche sembrano essere state le aziende della GD che hanno pensato di andare incontro alle esigenze di questi potenziali clienti, ancora oggi costretti a rivolgersi nella maggior parte dei casi alle farmacie.
I britannici considerano gli zuccheri come alcool e tabacco e hanno ragione. Ma loro hanno inventato lo snacking- il fatto di mangiare snack- fuori dai pasti, a tutte le ore del giorno e anche della notte. Oltre allo sport giornaliero, tre pasti giornalieri regolari sarebbero quindi fondamentali per migliorare la loro salute.
personalmente non credo neanche alle guerre alle bibite zuccherate, come sta avvenendo in Francia (v. sotto, dove l’IVA salirebbe dal 5,5% al 20% ). L’approccio “3 pasti + sport” mi sembra il migliore.
Comunque se le multinazionali, come Nestlè e Unilever, si sono mosse anni fa (v. ancora “A scuola di cibo”) per ridurre zucchero, sale e grassi ai loro prodotti
tra le aziende della GD l’unica eccezione italiana per il momento (2), è costituita da Coop:
i prodotti “senza” di Coop sembrano essere una quindicina ma, guardando quel che succede in Svizzera, si potrebbe fare molto di più!
Il ritardo delle aziende italiane nei prodotti “senza” è pari a quello nel biologico (ne “il bio intellegente della Coop svizzera” lo si vede molto chiaramente)
e nelle spesa on- line (v. in proposito “Qual’ è il futuro dello shopping?), dove- come per il mercato degli allergici- non parliamo più di nicchie:
si tratta di fette di mercato che potrebbero raggiungere, ognuna, il 10% del fatturato globale di un’azienda della GD.
E se bio e e-commerce (3) possono essere considerati prodotti o servizi elitari, i prodotti “senza” devono essere comprati per forza dagli allergici, che siano ricchi o meno abbienti.
Tutti e tre i comparti hanno però in comune un fatto: sono prodotti/servizi di destinazione che fidelizzano al massimo i clienti che li usano.
(1) il dottor Filippo Ongaro stima il 50% dei sud europei come intolleranti a latticini e derivati, il 30% degli europei come portatori del gene HLA DQ8 o DQ2 che espone ai rischi della celiachia e a 2 milioni i diabetici in Italia.
le proiezioni sui malati di Diabete di tipo 2 sono impressionanti: l’incremento previsto per il 2035 è nell’ordine del + 35%.
E comunque 382 mio. di diabetici oggi su una popolazione di 7,2 miliardi fa più del 5%! Una persona su 20, al mondo, ne è quindi ammalata…
e l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) conferma in sostanza quel che dice il dottor Ongaro: il modo di mangiare, soprattutto dei giovani, sta peggiorando
(2) a dire il vero qualche tempo fa c’è stato un annuncio in merito a prodotti “senza” anche da parte di Selex (insegne AeO, Famila, Alì, etc.
Mentre Conad dice che “a breve” saranno disponibili 15 prodotti senza glutine e ne ha 3 senza lattosio già disponibili.
Tra le aziende straniere – la proprietà è austriaca – spicca la Despar che ha una sua linea che stranamente assomiglia molto a quella di Coop Svizzera
nota positiva: Despar ha prodotti senza lievito, oltre che senza lattosio e senza glutine
le marche, vedi supra, si muovono e la GD?
(3) non è un caso che i consumatori che fanno la spesa su Esselunga a Casa al 41% laureati e che coloro che fanno la , spesa nei super Esselunga e sul web spenda all’incirca il 36% in più degli altri clienti Esselunga.
D’altronde se le catene della GD, a parità , hanno visto il loro fatturato scendere dell0 0,2% (dato Nielsen progressivo A.T. 2013) e se la pressione promozionale è salita fino al 30% le alternative possono essere:
A) o si droga il mercato con le promozioni, che di solito fanno salire le vendite ma abbassano la marginalità….
e il doping promozionale sembrerebbe di casa per quel che riguarda l’olio, il tonno (che nel 2013 sono cresciuti, rispettivamente del 4,2% e del 5,1%) , vedi questa chart della Nielsen
il cibo per cani e gatti costituisce l’eccezione che conferma la regola, v. in proposito “Piccoli amici!” di Simply Market, un’iniziativa intelligente. Da notare che in Esselunga, a fine anni ’90, inizi anni 2000, esisteva giustamente una promozione che si chiamava “Amici Animali”.
B) o si vedono anche i fornitori decrementare:
…e impressiona, ad esempio, che una corrazzata come L’Orèal veda le proprie vendite scendere dal 2009 al 2013 (fonte: Corriere della Sera del 20 febbraio 2014)
Per capire meglio perchè ci colpisce questo calo bisogna guardare la chart che segue (con le dieci categorie più redditizie di Esselunga – esclusi i freschi- nel 1995), dove si vede che la cura della bellezza e della persona dava il 24,38% della reddittività di food confezionato, surgelati e non food.
E’ ovvio che il calo di un leader come L’Oreal possa influire sulle vendite e sulla reddittività totale del settore.
e infatti da Nielsen si viene a sapere che tutto il settore “cura e bellezza della persona” ha segnato nel 2013 un -3,3% a volume e un – 4,2% a valore.
Mentre il fatturato del non food, nel quale trovavamo “tessile calze e calzature”, nonchè gli “accessori per la pulizia della casa” (v. supra), ha prodotto un -4%.
C) in alternativa si guardano le categorie della drogheria scendere..
da notare che le gomme da masticare facevano parte dei “dolciumi”,v. chart sopra,
D) o si osservano addirittura interi settori come la frutta e verdura, di fronte alla crisi, calare del 25%negli ultimi tredici anni ,
E) oppure è il caso di valutare altre possibili leve per la crescita, come – ad esempio – i prodotti “senza”.
Da notare l’iniziativa molto intelligente si Système U, catena della GD francese, che evidenzia il fatto che i suoi yogurt , da latte francese, non abbiano ne additivi , ne conservanti ne sciroppo di glucosio.
in più, in fondo alla pubblicità, dice di evitare lo snacking tra i pasti (évitez de grignoter entre les repas)
interessante anche l’iniziativa di Unes, che segnala i prodotti italiani ma anche europei sui propri scaffali, perchè è ovvio che i prodotti europei sono più controllati di quelle extra comunitari
abbastanza criticabile invece l’indicazione sul latte bio: non è provato che il bio sia più sano del convenzionale, infatti Coop svizzera, parlando di bio, dice sempre che protegge la natura e non cita mai la salute dell’uomo.
p.s.: nella lista della Coop svizzera non sono presenti i prodotti senza alcohol, che però in negozio ci sono eccome!
E sono addirittura biologici
perchè lasciare vendite e margini a Tourtel ?
ma mancano quelli senza lievito (o con poco lievito), decisamente da prendere in considerazione, secondo noi.
Birra e pane ci starebbero bene, il panettiere di Abbiategrasso, citato sopra dal Corriere, la sa lunga sui suoi clienti!
prima stesura del 3 marzo 2014
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